Un capolavoro di Gros e arriva l'oro di Giorgio Viglino
Un capolavoro di Gros e arriva l'oro Nello slalom speciale delle Olimpiadi ritorna la valanga azzurra: il piemontese trionfa e Thoeni (vincitore della gran combinata) conquista l'argento mentre cadono sia Stenmark che Hinterseer Un capolavoro di Gros e arriva l'oro Dopo tanti piazzamenti, il successo nella gara più importante - Pierino ha vinto con una seconda "manche" eccezionale, misto di slancio e prudenza - Sfortuna di Bieler e Radici, che potevano entrare in zona medaglie - Stenmark è volato cercando una impossibile rimonta: la sconfitta gli intaccherà il morale in Coppa? (Dal nostro inviato speciale} Innsbruck, 14 febbraio. Chiudiamo con il trionfo, quasi al massimo possibile, convinto peraltro come Peccedi che non proprio tutto sia andato per il meglio. Piero Gros ha vinto il titolo olimpico di slalom speciale, Gustavo Thoeni è medaglia d'argento e campione del mondo per la gran combinata. Eppure non mi basta, rimane in fondo quel tanto di insoddisfazione per quello che la fortuna ci ha negato, perché oggi torniamo a parlare di sci sciato (non di avventure fantaerotiche e di supposti squagliamenti della valanga) e in questo settore ci è andata anche meglio in altre gare che forse non si chiamavano Olimpiade. Ha vinto Piero Gros ed è giusto perché nessuno ha fatto tanti risultati come lui nella stagione, nessuno ha mai buscato tante volte sempre per frazioni di secondo, nessuno ha mai saputo non vincere con tanta simpatia e dignità. E' giusto perché ha sciato meglio di tutti con una seconda manche che va catalogata tra i capolavori, miscellanea com'è stata di slancio massimo e di prudenza calcolata. E' giusto perché è il più forte slalomista e gigantista del mondo, con vuoti temporanei non fisici ma mentali, perché è uomo con debolezze ma anche con molti pregi più di tutti gli altri. E' giusto per la Rossignol che fra le grandi case ancora non aveva la medaglia d'oro maschile. E' giusto per la squadra italiana che finalmente tra televisione ed un certo gruppo di giornali non si vedrà più sommergere di giudizi negativi, che non valgono niente, ma che scocciano egualmente. Gros, primo nome di piemontese sull'albo d'oro olimpico. Il personaggio lo conoscete, l'uomo è simpatico. L'atleta fortissimo ha cominciato la sua escalation nel 72 quando Thoeni vinceva il gigante olimpico di Sapporo verso fine stagione, poi la prima vittoria in Coppa a Val d'Isère rapidamente bissata e poi tante altre affermazioni. Nel '74 ha pagato il noviziato ai mondiali di St. Moritz, arrivando terzo in gigante, e poi saltando in slalom quando aveva ormai la gara in tasca grazie al vantaggio della prima manche. Poco male se di lì a un mese in Cecoslovacchia si assicurava la sua prima Coppa del Mondo. L'anno scorso infilava cinque vittorie e un secondo posto su sette gare, per poi perdere concentrazione e forma e finire la Coppa del Mondo in tono minore. Quest'anno ha collezionato sei terzi posti in dicembre, un altro in gennaio con cinque secondi. «Non vinco — diceva ridendo — perché voglio concentrarmi sulle Olimpiadi». E oggi il successo è arrivato, bello e largo come era uso ottenere lo scorso anno, davanti al rivale ed amico Gustavo Thoeni. Gustavo è arrivato alla fine della seconda manche con i nervi addosso. Ha buttato via ì bastoni convinto di aver perso malamente anche questa volta. Poi man mano che sono venuti giù gli altri ha ritrovato serenità e buonumore. Vince a quattro anni di distanza il titolo della gran combinata, ed è nuovamente medaglia d'argento come a Sapporo nello slalom. Ha detto a mezza voce: — Già, ma mi manca l'oro — mentre era lì che aspettava per l'antidoping, ma non era deluso, soltanto dispiaciuto. Adesso ci manca altro che ci mettiamo a piangere sul latte versato quando il latte è rimasto nel bricco. Di medaglie d'oro ce n'era una, se abbiamo tanti atleti cosa si può fare. E sì perché le vere recriminazioni, quel magone alla gola che non riesci a cacciar via se lo sono tenuti per tutto il giorno gli altri due azzurri, Bieler e Radici. Bieler era palesemente in medaglia ed è impossibile dire quale fra le tre: ha commesso un errore infinitesimale e l'ha pagato troppo caro. Radici è sceso come mai gli avevo visto fare nell'anno, nemmeno nella gara vincente di Garmisch e sarebbe arrivato al fondo nella prima manche con un vantaggio da uccidere tutti. Ha inforcato su un palo, ed è scalogna come sempre quando si finisce a cavallo della baccherina e non a fianco, ma è scalogna doppia se l'inforcata avviene su un angolo e non su un'infilata diretta. Un ordine d'arrivo onesto avrebbe compreso tutti due e la punizione deriva da questa pista che, malgrado il risultato positivo per noi, rimane assolutamente inadatta ad una gara di buon livello. Gli altri slalomisti di buon livello sono finiti tutti sulle ginocchia. Lo Stenmark che mai era caduto finora è volato in una rincorsa questa volta troppo folle, Hinterseer è finito fuori combattimento per uno strappo muscolare, Neureuther per quel suo sciare troppo preciso sui pali e troppo controllato sulle lamine. Così abbiamo rispolverato dagli archivi dell'anno passato Willy Frommelt che ha avuto una stagione ritardata da guai autunnali. Adesso torniamo allo sci di Coppa, giusto con il lasso di tempo necessario a leccarsi le ferite che l'Olimpiade come gara e come mito è riuscita a fare. Avremo tempo per parlarne. Soltanto introduco un tema, quello di uno Stenmark in qualche modo scalfito nel morale e soprattutto privo della concentrazione dello scorso dicembre. Gros e Thoeni che fanno la corsa ad inseguimento potrebbero trovarsi di fronte un altro avversario. Torniamo anche in Italia tra un paio di giorni e ci sarà un recide rationem di tutta la cagnara che è stata fatta qui ad Innsbruck. Le medaglie prese eviteranno giudizi sommari, ma non vorrei che si approfittasse del paravento aureo e argenteo per far finta che non sia successo nulla. Proprio per fare in modo che in futuro sia più facile per questi ragazzi vincere le medaglie, facciamo piazza pulita degli equivoci, e anche dei colpevoli. Giorgio Viglino Innsbruck. Gustavo Thoeni sorride mentre Pierino Gros sembra svenire (Telefoto)
Luoghi citati: Cecoslovacchia, Innsbruck, Italia
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