La "due giorni,, atletica al Palasport milanese

La "due giorni,, atletica al Palasport milanese La "due giorni,, atletica al Palasport milanese Mennea, ultimo sprint Gareggerà nella velocità sino alle Olimpiadi di Montreal, poi dovrà puntare tutto sui 400 per Mosca '80 - Dalle polemiche d'attualità alla serenità di Livio Berruti (Dal nostro inviato speciale) Milano, 12 febbraio. Quasi scacciati atleti, tecnici e giornalisti dal Palazzo dello sport milanese: mezz'ora dopo la line della « due giorni » di atletica l'impianto è stato sgombrato per dare inizio ai lavori per la • sei giorni » ciclistica, che avrà inizio sabato. Per ora il Palazzone lavora quindi a pieno ritmo, ma sarà difficile tenerlo attivo, larlo diventare • produttivo » nell'arco di un anno. Al di là delle critiche di architetti piuttosto propensi a cercare il pelo nell'uovo nel segno della rivalità professionale, va detto che l'impianto è bello e funzionale, ma va anche aggiunto che inevitabilmente Unirà per essere utilizzato un po' per tutto, da sport a spettacoli ed a comizi, per cui la qualifica di Palasport pare subito impropria malgrado sia del Coni il merito, o demerito, della realizzazione. Non è neppure stato fortunato l'impianto milanese. Abbiamo visto campionati italiani indoor ben più appassionanti negli anni scorsi a Genova, ed il merito era degli atleti, non degli organizzatori. Assentì discoboli, per incompatibilità della loro gara con l'atletica al coperto, Paola Pigni e Gabriella Dorio, Zarcone e Cindolo, Fiasconaro (le notizie dal Sudafrica sono molto vaghe circa l'applicazione di Marcello in vista delle Olimpiadi) e Dei Forno, le due riunioni lombarde sono andate avanti grazie all'impegno dei concorrenti stranieri, che hanno latto la loro parte sino in fondo. Se hanno vinto con estrema facilità è più colpa nostra che merito loro, senza volerne sminuire le doti. Gli stessi » pubblicitari » dell'Ambassador, che hanno dato una tangibile spinta alla manifestazione, meritavano una maggiore fortuna. I riscontri positivi per l'atletica azzurra sono stati pochi. Il 7,84 di Albero nel salto in lungo è stato pregevole, ma dovessimo puntare sul futuro asso Italiano della specialità preferiremmo ancora il torinese Veglia per quanto bloccato psicologicamente dai buoni risultati iniziali dell'avversario; I 11,10 del giovane Lorenzo Bianchi, un ragazzo che ha il fisico de' ruolo, nel salto in alto hanno consentito altre speranze, ma il rovescio della medaglia presenta la crisi evidente del mezzo/ondo, l'arrivo di nuove avversarie per Sara Simeoni, la se.npre maggior insicurezza di Renato Dionisi, che denuncia con chiarezza I problemi di rincorsa, legati direttamente ai na'anni ai tendini. Mennea resta quindi con sempre maggior evidenza la coria • buona » per Montreal. Ce l'atleta stesso a volte si Impunta, se chi gli sta attorno è ormai sottoposto ad un legame strettissimo di dirittodovere, l'atletica azzurra deve soprattutto contare sull'atleta di Barletta ed il suo gruppo di amici. Sgombriamo qui il campo da tutte le discussioni, dimentichiamo il braccio di ferro con la Fidai (che non ha solo torti, sia chiaro) cerchiamo di parlare dell'atleta che a 'Wano ha chiuso la stagione indoor ed ora si concentra per le Olimpiadi di Montreal, con a ianzo naturalmente il prof. Vittori il quale continuerà ad allenarlo, mentre si cercherà una soluzione affinché l'atletica leg¬ gera italiana non disperda energie utili. Con Vittori abbiamo parlato di tutto, della situazione attuale e del futuro, e nel futuro — a conferma del fatto che al di là delle polemiche c'è sempre la realtà delle piste e degli allenamenti — // tecnico ascolano vede sempre più nitidamente un Pieretto votato anima e corpo al 400 metri, suo imminente cavallo di battaglia. Gli sprint di Montreal saranno gli ultimi di Mennea, poi il traguardo prevalente diventerà quello del giro di pista. « Sono convinto che sarà così — ha spiegato Vittori — non tanto perché Mennea non possa andare avanti con successo nella carriera di sprinter, quanto per la necessità di trovare nuove motivazioni, un nuovo interesse, di variare il tipo di allenamento che, per quanto si faccia, non può che ricalcare schemi provati e riprovati. Per questo dico, con Vittori e senza Vittori al fianco, che Mennea ha davanti la via d'uscita rappresentata dai 400. A Mosca avrà 28 anni, l'età giusta per esprimersi al meglio nello sprint prolungato ». Mentre Vittori parlava, più in là Berruti seguiva con passione le gare dei suoi ragazzi, quelli del Centro Sportivo Fiat. Ormai dirigente sportivo, Livio non è ancora entrato — ed è questa la sua forza — nella dimensione dello sport attuale, che non è più quella del '60 quando vinse a Roma le Olimpiadi. Il suo distacco-stupore su argomenti tipo il doping, I soldi, Il training autogeno e gli elettrostimoli, tanto per stare sul pratico, non è un atteggiamento studiato. E' pura Incredulità derivante direttamente dall'atletica dei suoi tempi (che non sono poi lontanissimi). Fra semifinale e finale, a Roma, Livio andò a caricarsi con un giro in macchina attorno allo Stadio Olimpico; ora tutto è molto più complicato. Gli atleti adesso possono Invidiarlo: non solo per le doti eccezionali ma per il fatto che Berruti si è divertito, facendo atletica. Non sappiamo se molti campioni di oggi possono affermare altrettanto. Bruno Perucca Pieretto Mennea aon il prof. Vittori; alle loro spalle Abeti