Che "stangata" per lo sci azzurro di Giorgio Viglino

Che "stangata" per lo sci azzurro Che "stangata" per lo sci azzurro La sconfìtta della nostra squadra dipende da ragioni tecniche e psicologiche - Gustavo, forse per la prima volta, ha "patito" la gara ed ha sciato male, Gros è saltato nella fase iniziale per un incredibile errore - L'oro non premia certo il miglior "gigantista": Hemmi campione è un non senso - Responsabilità anche di chi ha permesso l'omologazione di questo tracciato Adesso si aprirà il "processo" mentre i dirigenti della federazione, autentici responsabili della batosta, cercano di defilarsi (Dal nostro inviato speciale) Innsbruck, 10 febbraio. La stangata è arrivato. Non se l'aspettava nessuno e adesso cerchiamo di capire quello che viene ampiamente spiegato dalle cifre, ma che non ha giustificazione tecnica propria. Cioè, il gigante olimpico è stato corso su due piste schifose, solo che lo sapevamo da prima e non abbiamo, nessuno, previsto una gara tanto insulsa. A mio giudizio, per quel che riguarda la squadra italiana, la sconfitta è da ricercarsi in una somma di motivazioni psicologiche, ma in assoluto non sarà poi stata una beila gara quella di stamane? Sembravano tanti paralitici a venir giù su quel ghiaccetto scalinato e con quella pendenza da slavine, ed erano i migliori del mondo. La crisi della prova singola, della gara isolata dal contesto tecnico della stagione, viene confermata da questa vittoria dello gnomo svizzero che non è certamente il più forte gigantisca del mondo. Primo Hemmi, secondo Good. non può certo voler dire che i due improvvisamente si sono trasformati da slittatori in uomini da ghiaccio, piuttosto conferma che quando le condizioni di gara sono irregolari possono essere assorbite diversamente da ciascuno, con maggiore o minore fortuna globale. Prendiamo gli uomini campione. Thoeni. Stenmark. Hinterseer. Nessuno dei tre ha mai sciato cosi male, compreso Ingemar, che è riuscito a rastrellare una medaglia di bronzo che gli fa accusare ancora di più la sconfitta ingiusta. Gustavo, me lo assicura Messner, è venuto giù male fin dalla prima porta, spezzato nell'azione, aritmico oltre i limiti del tracciato. Subito dopo l'intermedio, sbucato su un ginocchietto più ripido del consueto, doveva virare verso sinistra: invece di fare un movimento solo, la curva gli è venuta in due tempi, assurda, da quinta categoria zonale. Stenmark ha tirato sul palo come giustamente doveva fare uno che aveva da rimontare. Solo che non è mai rimasto sulla giusta linea, ha remigato da una parte all'altra finendo sulle ultime porte in piena rotazione. Per chiudere, Hinterseer, che ho visto mettersi di traverso due volte come un sanmarinese qualsiasi, ha compiuto la peggior gara della stagione, stavolta senza nemmeno il cedimento finale dovuto ad una crisi di stanchezza. Questa la gara olimpica per i migliori sciatori d'Italia, Svezia e Austria ed è per tale Insulsaggine tecnica che il risultato non può soddisfare. Potevamo buscarle in un'altra maniera, poteva vincere Stenmark o Hinterseer e nessuno avrebbe trovato nulla da ridire. Ma Hemmi no, con quelle sue gambine magre e spesso angolate a compasso, con quello sciare ritardato che farebbe inorridire un buon maestro, con la vittoria più importante della carriera in Cop-1 pa Europa, Hemmi campione o- j limpico è un non senso tecnico. | Ragioni psicologiche alla base : della sconfitta azzurra. Ce ne sono tante e ciascuna valida. Comincia- ' 1 rno con Gros, già perché oltre a j buscarle con Thoeni ci siamo gio| cati anche Pierino, mentre Bleler : aveva compromesso tutto ieri e Radici ha fatto il massimo in que' sta che non è la sua specialità Gros è uscito di pista tirando dritto su una porta dopo il trentesimo secondo di gara. Dirà che non l'aveva vista, certo che è disattenzione mostruosa, soprattutto perché nell'anno non aveva mai mancato l'arrivo di una gara. Perché questa deconcentrazione? Forse l'ambiente difficile, forse la mancanza di gare per un lungo periodo, forse i molti trasferimenti che ricominciano oggi con II ritorno a Brunico. Tutte spiegazioni valide, ma probabilmente parziali, componenti al pari della sfortuna in una giornata nata storta. Su Thoeni hanno influito in modo contrastante elementi diversi. La caduta di Amplatz, l'apripista azzurro che avrebbe potuto dare indicazioni preziose se fosse arrivato In fondo, ha finito per determinare una certa incertezza in tutti. Poi, l'uscita di pista di Pierino ha lasciato sulle sole spalle di Gustavo la responsabilità della medaglia, non potendosi pensare ad un recupero « monstre » di | Bieler. Infine, Il tempo disperato di Stenmark che sembrava imbatI tibile, e tale è stato, ma che coI munque era gravato àa\Y handicap ! di due secondi di Ieri. Per la pri1 ma volta nella carriera Gustavo ' ha sentito la gara, ha avuto le debolezze di tutti nel momento decisivo ed ha perso anche la medaglia di bronzo, che sarebbe stata II riconoscimento minimo. Non so fino a che punto ci sia da rattristarsi per questa umanizzazione del campione. Quando ha tagliato il traguardo, Gustavo è sfilato via dal gruppetto che gli si serrava attorno ed è finito sotto il traguardo della gara femminile, dove ha cominciato a smoccolare tutto solo, una bestemmia feroce ripetuta cento volte. Poi, l'ammorbidimento progressivo, la tristezza che si insinua a cancellare i ragionamenti razionali, lo sfogo timido e riservato ma già eccezionale per un uomo che dolori e gioie tiene soltanto per sé. Se questa fosse stata una delle tante gare di stagione, l'avremmo registrata come discreta affermazione di squadra nell'ambito di una sconfitta non disastrosa. Invece no. Il fatto che Radici abbia superato se stesso, che oggi Bieler si sia difeso con grinta dopo la débàcle subita ieri, conta poco se non addirittura nulla del tutto. Il rischio è che ci si faccia prendere dallo scoramento, che tornino a galla le battaglie elettorali della Fisi, che si arrivi a sabato passando per domani e la gara femminile con un'atmosfera ancora più tesa di quella odierna. Il peregrinare di tutti i « federali » alla ricerca della vetrina vittoriosa era senz'altro penoso stamane, ma nessuno mi toglie dalla testa che il loro filar via alla chetichella non era certo per dispiacere sul risultato, ma per non essere coinvolti in quella che loro, con il metodo di misurazione del Coni che guarda soltanto alle medaglie, non possono che considerare dislatta, disastro, tragedia. Eppure, risale a loro la colpa della tensione esasperata dei giorni scorsi, sono loro gli artefici sconosciuti di queste organizzazioni sbagliate. Ci sono tali Plattner e Giovannlni che omologano le piste internazionali in rappresentanza dell'Italia. Alla gente che si occupa di sci, agli atleti stessi, poco importa sapere cosa essi fanno, poi si trovano di fronte a piste di questo genere che stravolgono il significato di una Olimpiade e scoprono i responsabili. Sì. perché l'omologazione dei tracciati è merito di Plattner, quale schermo ovviamente per Hubert Spiess e le sue manovre legalitarie. Mi rendo perfettamente conto che questi particolari quasi sfuggono, che possono sembrare la difesa d'ufficio d'una sconfitta, ma sono la matrice di tutto. Finiamola qui. Le abbiamo buscate sode, è successo, doveva succedere dopo tre anni di prevalenza assoluta nel gigante. Certo, chissà perché proprio oggi. Domani riprendiamo sperando, come dico a parte, e poi c'è sabato. Avevamo sette medaglie disponibili, tre sono partite: inseguiamo le altre quattro. Giorgio Viglino Innsbruck. Lo svizzero Hemmi, terzo dopo la prima prova, h a conquistato a sorpresa la medaglia d'oro (Telefoto Ap)

Luoghi citati: Austria, Brunico, Europa, Innsbruck, Italia, Svezia