"Avevo gran voglia di ucciderlo ma non so perché gli ho sparato"
"Avevo gran voglia di ucciderlo ma non so perché gli ho sparato"Processo all'ex agente Mondialpol che assassinò l'amico "Avevo gran voglia di ucciderlo ma non so perché gli ho sparato" Tre anni fa a Cascine Vica - L'imputato, riconosciuto seminfermo di mente: "Esplosi 7 colpi a bruciapelo, parlavamo appunto di sparare" - Il pubblico ministero ha chiesto 21 anni «Da qualche giorno avevo voglia di uccidere il mio amico Aquilino D'Allara, Ma non so perché l'ho ucciso. Quella sera ho incontrato lui, ma se mi fossi imbattuto in un'altra persona l'avrei ugualmente soppressa». Così dire, davanti la corte d'assise (presidente Barbaro, p.m. Tribisonna, cancelliere Ferllto) l'ex agente della «Mondialpol» Mario Turrisi, 25 anni, che la sera del 21 febbraio 1973, In località Due Rocche di Cascine Vica, freddò Aquilino D'Allara, 22 anni, forse il suo solo amico. «Gli ho sparato a bruciapelo, parlavamo appunto di sparare». Sette colpi con la Colt 38 special che Turrisi aveva in dotazione come guardia giurata. Esauriti i proiettili, vuotato il tamburo della micidiale arma, Turrisi l'ha ricaricata ed ha fatto fuoco ancora una volta. Il colpo di grazia. In un primo tempo Turrisi aveva raccontato che D'Allara lo ricattava, minacciandolo di rivelare alla «Mondialpol» che era stato più volte ricoverato in manicomio. Ma ieri 1] giovane, difeso dagli avvocati Dal Fiume e Balestra, è rimasto fermo alla versione dell'infermità mentale. «Ero ossessionato dall'idea di sparare. Tre giorni prima avevo ucciso un cane e dopo avevo pianto. Sinceramente, quando ho ammazzato il mio amico, non ho avuto la stessa reazione». Al lungo Interrogatorio di Turrisi hanno assistito i periti, professor Zanalda e professor Fornarl, che, con una approfondita relazione, hanno classificato il giovane «seminfermo di mente». L'imputato, secondo i medici, è affetto da una forma di schizonevrosi e soffriva degli stessi disturbi quando commise il suo assrudo delitto. Da circa un anno Turrisi è ricoverato al manicomio criminale di Reggio Emilia e, prima ancora di essere assunto come guardia giurata, aveva avuto più volte bisogno di cure per disturbi psichici. i i . I difensori si seno posti il problema della completa irresponsabilità penale del giovane, ma i periti sono rimasti fermi nel loro giudizio. Turrisi è certamente un personaggio strano, ma ha tenuto testa, per circa un'ora e mezzo, alle do- I mande e alle contestazioni del Ipresidente. «A me non importa nulla- Potete darmi anche l'erga-1 stalo. Ad ogni modo io sto meglio ' in carcere che al manicomio. Leggo, mi piacciono le storie di astronautica. In questo modo riesco ad evadere con la mente». Per l'aw. Magliona, che rappresenta i familiari del morto, costitisi parte civile, Turrisi è soltanto un simulatore e merita una severa punizione. «Dice di aver ammazzato un cane e oggi, per la prima volta, ci racconta di aver strozzato anche un gattino, solo per colorare la sua difesa, esclusivamente basata sulla pazzia». L'atteggiamento dell'imputato è sconcertante. Se fìnge lo fa da consumato attore. Le parole dell'avvocato Magliona non lo sfiorano nemmeno. Guarda nel vuoto davanti a sé, con un vago sorriso. II p.m., tenendo conto dell'opinione dei periti, ha chiesto 21 anni di reclusione e 3 anni di casa di cura. Il processo continua stamane. ■k Furto l'altra notte nello stabilimento Triom di Cambiano. Entrati nell'officina dopo aver forzato il portone i ladri si sono impadroniti di un autocarro « Transit » e di accessori e ricambi d'auto del vadi 18 milioni. I lore complessivo I L'ex agente della « Mondialpol » Mario Turrisi risponde alle domande dei giudici
Luoghi citati: Reggio Emilia
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