Il Vaticano spiega la «gaffe»

Il Vaticano spiega la «gaffe» Il Vaticano spiega la «gaffe» (Segue dalla 1» pagina) rinviare alle calende greche, si giudica in Vaticano, una decisione politica che la Santa Sede, accusata di filoarabismo, ma concretamente ancorata nella questione araboisraeliana al concetto di «un colpo al cerchio ed uno ,aZla botte», non intende assumersi. Intanto nella delegazione vaticana si fa il processo delle colpe. Il cardinale Pignedoli ha avuto, si afferma, uno slancio per lo meno inopportuno. Nel pomeriggio di venerdì alla lettura in arabo delle conclusioni dell'assemblea è stato il primo ad applaudire. Non conosce l'arabo e non ha subito compreso che nel corpo della dichiarazione gli articoli 20 e 21 avevano un significato politico estremamente impegnativo. Testualmente dice il 20: «Le due parti guardano alle religioni rivelate con rispetto; conseguentemente distinguono tra il giudaismo ed il sionismo, considerando il sionismo come un movimento razzista aggressivo, estraneo alla Palestina e ad ogni regione dell'Oriente». Il 21 dice: «Il rispetto dei diritti e della giustizia e la sollecitudine per la pace, e la fede nei diritti dei popoli all'autodeterminazione, portano le due parti ad affermare i diritti nazionali del popolo palestinese ed il suo diritto a rientrare nelle sue terre; ad affermare il carattere arabo della città di Gerusalemme, a respingere i progetti di giùdaizzazione e di internaziona¬ lizzazione, a denunciare ogni attentato al carattere sacro dei Luoghi santi. Le due parti reclamano la liberazione di tutti i detenuti nella Palestina occupata, primi tra tutti gli ulema musulmani e i religiosi cristiani; reclamano anche la liberazione di tutti i territori occupati ed invitano alla creazione di una commissione permanente per un'inchiesta sui tentativi di cambiare gli aspetti dei Luoghi santi islamici e cristiani». La delegazione vaticana all'incontro di Tripoli non credeva di dover appurare l'arabo dell'interlocutore ed è caduta in uno spiacevole infortunio. Come vi si sia arrivati non è ancora ben chiaro. Se abbia, cioè, prevalso l'onda ecumenica che aveva registrato, qualche giorno prima, abbracci ripetuti tra cattolici ed islamici — anche con qualche versamento di lacrime — o se sia stata ingenuità o stanchezza degli esperti cattolici. Venerdì mattina alle 8 gli estensori di una dichiarazione di parte cattolica e gli estensori di una dichiarazione di parte musulmana avrebbero dovuto incontrarsi per confrontare le loro conclusioni, armonizzarle ed integrarle. I cattolici hanno atteso fino alle 11,30 (erano i padri Abou Moch, Bormans, Lanfry e Rust Croins, tutti conoscitori della lingua araba) e quando iianno infine potuto leggere la dichiarazione islamica l'hanno trovata perfetta: «Va benissimo», hanno assicurato al cardinale Pignedoli e a monsignor Rossano. E dinan¬ zi ai circa seicentocinquanta presenti al convegno, invitati da ogni parte del mondo arabo da Gheddafi, il cardinale Pignedoli non ha potuto fare altro che dare inizio agli applausi. Poi, piano piano, il significato dell'arabo è stato decifrato, il cardinale è corso ai ripari, ha rifiutato di apporre la firma alla dichiarazione, dalla quale, non appena giunto a Roma, dai microfoni della Radio vaticana, ha affermato di «distaccarsi non soltanto come Vaticano, ma come cristiano». Poi ha convocato i giornalisti italiani ed esteri nella sua dimora in Vaticano, ha ammesso un suo «errore» ed ha attribuito la formidabile «svista» prevalentemente alla stanchezza dei periti della delegazione vaticana, causata dal lavoro massacrante richiesto dall'incontro islamo-cristiano. Questa sera l'Osservatore Romano nega che ci sia «una svolta dell'atteggiamento della Santa Sede di fronte ai problemi palestinesi e di Gerusalemme» ed annuncia che la delegazione islamica al convegno si è impegnata ad inviare il testo definitivo della dichiarazione finale alla delegazione vaticana nelle tre lingue ufficiali del seminario, questa volta, ossia in arabo, francese ed inglese. Intanto viene la smentita netta del direttore della sala stampa della Santa Sede, Federico Alessandrini, alla notizia di imminenti rapporti diplomatici tra la Libia e il Vaticano, diramata da un'agenzia libica. f. p.

Persone citate: Abou Moch, Federico Alessandrini, Gheddafi, Pignedoli, Rust Croins

Luoghi citati: Gerusalemme, Libia, Palestina, Roma, Tripoli