Il "vertice,, sindacale contestato dalla base di Giancarlo Fossi

Il "vertice,, sindacale contestato dalla base Prima delPincontro con Moro Il "vertice,, sindacale contestato dalla base Scontro verbale fra Lama, Storti e Vanni e i rappresentanti delle categorie industriali - Motivo della polemica: i sindacati non avrebbero dovuto limitarsi ad ascoltare i chiarimenti del governo, ma prender posizione - "No" alla politica dei redditi Roma, 9 febbraio. Poco prima che si svolgesse l'Incontro tra Moro e una delegazione sindacale guidata da Lama, Storti e Vanni (iniziato alle 18,30), vi è stato uno scontro vivace tra la segreteria unitaria della federazione Cgil - Cisl - Uil e i dirigenti delle categorie dell'industria. I rappresentanti dei metalmeccanici, dei chimici, degli edili, dei tessili, degli alimentaristi ecc. hanno contestato la validità della linea scelta sabato dalla segreteria. Non vogliono cioè che Lama. Storti e Vanni si limitino ad ascoltare i chiarimenti del presidente incaricato sui punti essenziali del programma economico e rinviino ogni valutazione al comitato direttivo convocato per il 12 febbraio. «Sarebbe una tattica perdente — ha osservato Lettieri della Firn — in questo momento. Incomprensibile per la nostra base». Si può rinviare un giudizio globale al 12 febbraio, ma su due aspetti — ha sostenuto Beretta della Federazione chimici — «è indispensabile manifestare subito il nostro pensiero, perché non insorgano equivoci su presunte tolleranze: dobbiamo dire no fin dall'incontro di questa sera a qualsiasi forma di politica dei redditi e, nello stesso tempo, esprimere insoddisfazione per lei misure previste a sostegno dell'occupazione». Storti ha in parte condiviso queste preoccupazioni. Camiti si è agganciato ai precedenti interventi per sostenere l'opportunità di fare a Moro alcune osservazioni sui due problemi sollevati. Alla fine, quasi tutti si sono ritrovati su questa posizione. «La segreteria — ha confermato Beretta ai giornalisti, al termine della riunione — farà presente al presidente incaricato che la questione delle relazioni industriali è un fatto autonomo del movimento sindacale». Lettieri: «La materia contrattuale deve restare di esclusiva competenza del sindacato». Il segretario confederale della Cgil, Didò, è stato più esplicito: «Per quanto riguarda salari e contratti c'è il netto rifiuto di qualsiasi provvedimento di legge, perché tale materia è e non può che restare di piena competenza del sindacato. Il sindacato, al tavolo delle trattative con le controparti e sulla base delle piattaforme, saprà tenere conto della situazione generale, alla luce dei riscontri reali che si riusciranno ad ottenere per l'occupazione e le rivendicazioni normative». Didò ha anche annunciato l'opposizione del sindacato a quella parte del programma che prevede una esenzione dagli oneri previsti dall'accordo del gennaio 1975, per le azien- de che ricorrono alla Cassa integrazione. «Noi pensiamo semmai — ha aggiunto — a sgravare degli oneri le aziende, quando assumano nuovi dipendenti. Sul complesso del programma, comunque, la risposta verrà dal direttivo». Per i lavoratori delle costruzioni, il segretario generale della Flc Mucciarelli ha sottolineato come le indicazioni di più lungo periodo (agricoltura, edilizia, trasporti ecc.) siano in linea di massima rispondenti alle necessità, mentre gli interventi di carattere immediato «appaiono non solo incapaci di affrontare i problemi del momento, ma anche e in non pochi aspetti pericolosi per la classe lavoratrice». Generiche, secondo Mucciarelli, le proposte per la lotta contro le fughe di capitali e le evasioni fiscali, inapplicabili ulteriori aumenti delle tariffe pubbliche, insufficienti le iniziative per l'occupazione giovanile. Sul tema dei rinnovi contrattuali si è soffermato il segretario confederale della Cisl Camiti. « Il movimento sindacale — ha rilevato — ha dimostrato grande responsabilità nel formulare le proprie piattaforme rivendicative. Pur prendendo per buona l'entità di aumento indicata dalle controparti, cioè circa il 20 per cento, e considerando che tale onere va ripartito in un triennio, siamo al di sotto di quanto hanno chiesto i sindacati di altri Paesi, dove le contrattazioni sono annuali o comunque con cadenze inferiori alla nostra ». Camiti ha proseguito, osservando: «Se si aggiunge, da un lato la svalutazione della lira, che ha svalutato contemporaneamente anche le nostre richieste, le conseguenze in termini di inflazione che la svalutazione ha all'interno, noi ci troviamo di fronte a piattaforme assolutamente contenute. Può addirittura sorgere il problema se non fosse il caso di rivalutare, in presenza degli ultimi avvenimenti, le richieste presentate in una situazione diversa. Con lo stesso senso di responsabilità che ci ha guidato alla formulazione delle piattaforme, escludiamo che, ora, si possano assumere decisioni di questo genere». Quindi, secondo Camiti, «è bene non toccare l'argomento dei contratti, lasciandolo alla libera trattativa delle parti ». Giancarlo Fossi

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