Rosi, il potere e la rivoluzione di Giorgio Calcagno

Rosi, il potere e la rivoluzione Il regista presenta il suo film tratto dal "Contesto,, Rosi, il potere e la rivoluzione "Cadaveri eccellenti", da Sciascia: uccisioni a catena di magistrati - Il problema delle sinistre fra il rischio di un "golpe" borghese e la necessità di frenare il moto di piazza - "La verità non è sempre rivoluzionaria" (Dal nostro inviato speciale) Milano, 7 febbraio. I «Cadaveri eccellenti», dei quali Francesco Rosi ha popolato lo schermo, rischiano di provocare molto rumore, nel pubblico italiano. Le luci si sono appena riaperte, nella saletta di proiezione per la anteprima riservata alla stampa, e il regista è già aggredito dalle domande. Gli interrogativi che il film pone sono molti; politici e, per qualcuno, brucianti. Si profila lo stesso dibattito che cinque anni fa si era acceso intorno al « Contesto » di Sciascia, da cui la pellicola è tratta. I temi di fondo riemergono, con uguale durezza. Quel « complotto di potere », che Sciascia innestava sulle misteriose uccisioni a catena di magistrati, è venuto riecheggiando in vari modi, nelle cronache di questo periodo. E sembra diventata singolarmente attuale la convergenza fra il maggiore partito di governo e il maggiore partito di opposizione, che lo scrittore aveva presupposto in un colloquio, allora ritenuto ironico, fra il ministro della Sicurezza e l'implacabile investigatore Rogas. Il romanzo, di uno scrittore di sinistra, era stato attaccato su giornali del pei e difeso da intellettuali non militanti. Il film potrebbe mettere nell'imbarazzo qualche ideologo più intransigente, che non si sia voluto aggiornare, soprattutto sui temi del pluralismo e della dialettica interna. A evitare equivoci, Rosi precisa subito la sua posizione: « Io non sono un militante comunista né socialista. Io mi considero un compagno di strada di tutti e due i partiti, e non trascuro nemmeno certe istanze più serie che ci vengono dai gruppi extraparlamentari ». Da compagno di strada, pronto anche all'attacco da sinistra, ha scelto un soggetto che costringe a una discussione senza mezzi termini. E lo ha reso ancora più pungente calando il racconto metaforico di Sciascia in una precisa realtà. La vicenda non si svolge in un paese immaginario, dai nomi ispaneggianti. ma in Italia. Il Partito Rivoluzio- nario Internazionale diventa, subito, il partito comunista. Piazze, vie, ambienti, volti, hanno un segno preciso, che il regista ha voluto connotare con sicurezza. « Tra la uscita del libro e il mio film c'è stato il 15 giugno. Sarebbe stato un non senso allontanarsi dalla realtà, nascondersi dietro le metafore con tutti i problemi di oggi ». I temi aggiunti da Rosi sono molti: ci sono le trame eversive, i finanziamenti dei petrolieri, le intercettazioni telefoniche, gli interventi della magistratura sui problemi dell'ordine pubblico. La critica globale del regista è al « sistema », e all'alleanza dei vari poteri costituiti per mantere lo statu quo di sempre. Ma c'è una critica più sottile, condotta all'interno della sinistra: verso il velleitarismo di certe posizioni ribellistiche, verso le attese messianiche di un comuni-1 smo che rischia di diventare il garante della conservazione. Dice il regista: « Siamo a un momento importante, di svolta democratica. E adesso, per molti, arriva il pei a prendersi cura di tutto, come una buona mamma, che ci dispensa dal pensare ai problemi. Questo è un errore fondamentale. Noi non possiamo goderci tranquilli i frutti del capitalismo, con i suoi consumi, e desiderare insieme una società comunista. Per avere una crescita bisogna essere disposti a pagare qualche presso ». Il partito comunista del suo film è legalitario, prudente sul piano delle cose. Davanti alla prospettiva di un massacro, che i poteri costituiti scatenerebbero, i dirigenti comunisti preferiscono scegliere la via della cautela, trattengono lo slancio del¬ la rivoluzione. Quanto ha influito, su questi « Cadaveri eccellenti », la tesi del compromesso storico, ideata da Berlinguer dopo l'esperienza del Cile? « Il film non parla del compromesso storico, ma va al di là; affronta un dilemma che si vive all'interno dei partiti comunisti e delle sinistre. C'è una provocazione all'interno del potere: o la si accetta o si cerca di dominarla, rinviando la soluzione del problema per vìe legali ». E, quanto al compromesso storico, ricorda che lo stesso Berlinguer due giorni fa ha parlato in modo diverso, non è l'unica strada da seguire: (f Berlinguer è un uomo che ha le sue idee, molto chiare, quindi avrà le sue ragioni. C'è una strategia che presuppone certi accordi al vertice. Ma questo comporta certi rischi, certi interrogativi. E io mi voglio trovare d'accordo con quei comunisti che discutono questi interrogativi ». La parola « discutere » è quella che Rosi usa più spesso, durante l'incontro. Ed è quella che più risponde allo spirito di tutto il suo lavoro di regista. Cadaveri eccellenti si chiude con il funerale del segretario comunista ucciso, ci sono le immagini della folla eccitata, con bandiere rosse, l'esercito che spiega tutti 1 suoi mezzi per bloccare il rischio di una rivolta. Quale è la conclusione? Lo stesso Rosi non lo dice. « Sembra che il partito abbia fatto prevalere il rifiuto della provocazione per evitare il suicidio rivoluzionario ». Sottolinea quel « sembra ». Le sequenze dei carri armati sono state riprese durante la parata del 2 giugno, quella della folla il 16, per il comizio di Berlinguer a San Giovanni, dopo la vittoria elettorale. Due Italie diverse a due settimane di distanza. E, sullo schermo, si confrontano direttamente. L'interrogativo rimane, sul l'ultima battuta pronunciata dal nuovo segretario comunista, che ha preso il posto dell'ucciso. Nel testo di Sciascia diceva :« Non potevamo correre il rischio che scoppiasse una rivoluzione ». Nel film si è trasformata, in modo quasi provocante, rovesciando un famoso giudizio di Lenin; tt La verità non è sempre ri voluzionaria ». Ma la dialet tica, per un regista come Rosi, lo è sempre. Giorgio Calcagno Il giudice Sanza, in una scena di « Cadaveri eccellenti », il film che Rosi ha tratto da « Contesto » di Sciascia

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