Bertm, gioia e lacrime

Bertm, gioia e lacrime Il fondista della Val Pellice sfiora il bronzo Bertm, gioia e lacrime Sfortunato a Sapporo, quarto ieri "bruciato" nel finale dal sovietico Elizarov quando già era certo della medaglia - L'errore al poligono di tiro - Ha vinto un altro russo, Kruglov, davanti al finnico Ikola - Buon piazzamento del valdostano Lino Jordan (Dal nostro inviato speciale) Seefeld, 6 febbraio. Un dito che si contrae per istinto, uno sparo involontario, un proiettile che sibila alto su tutto diretto al cielo, e Willy Bertln manca bersaglio e medaglia. La storia triste e sfortunata purtroppo si ripete: quattro anni fa, a Sapporo, l'azzurro arriva al quarto poligono con l'oro praticamente al collo ma l'emoz>ione e le incitazioni del compagni gli fanno tremare la mano. Cinque colpi, cinque bersagli falliti: Bertln da primo che era giunge sedicesimo. Oggi a Seefeld nella 20 chilometri di biathlon cambiano le condizioni e il risultato ma non i soffi avversi della sorte. L'azzurro conquista il quarto posto, dopo aver creduto per venti minuti nel bronzo, e tuttavia l'eccezionalità del piazzamento non rende giustizia completa al valore del nostro rappresentante. L'errore che costa tanto caro al trentunenne finanziere di Angrogna, in Val Pellice, avviene al secondo poligono di tiro quando l'azzurro, velocissimo nella prova di fondo, è terzo dietro al sovietico Kruglov e al finlandese Ikola: bisogna colpire il bersaglio stando in piedi ma il colpo parte prima che il cervello abbia dato impulso al dito. La sagoma posta a centocin¬ quanta metri rimane Intatta. Bertin s'innervosisce e non riesce a trovare subito la concentrazione necessaria: un altro sparo ed il proiettile colpisce la parte esterna del bersaglio. In totale significano tre minuti di penalizzazione e la retrocessione all'undicesimo posto. Da questo momento Willy Bertln non sbaglia più, accentua il ritmo della sciata, scivolando potente sulla neve gelata, ma I tre minuti aggiunti al tempo reale costituiscono un fardello che l'atleta si porterà come una punizione fino al traguardo. La rimonta è comunque impressionante: ad uno ad uno vengono superati atleti fortissimi, come il norvegese Tor Svendberget e il finlandese Esko Saira mentre il tabellone elettronico, dopo l'arrivo, continua a lungo a portare il nome di Bertin in terza posizione, dietro al sovietico Kruglov e ai finnico Ikola, ormai sicuri sul podio. L'azzurro è nervoso, continua a guardarsi il dito Incriminato, quello che ha sparato da solo. Sembra quasi che abbia intenzione di strapparselo con un morso. Giunge lo svedese Adolfsson, con II numero 23, e anche lui è fuori gara cosi come lo svizzero Hansruedi Suessli ed il tedesco ovest Heinrich Mehringer: hanno sbagliato nell'ultimo poligono ed II loro ottimo tempo di base non II salva dal purgatorio. Intanto dalle radioline dei tecnici azzurri giungono buone notizie che riguardano il comportamento di un altro italiano. Lino Jordan, il valdostano di St-Remy è quinto ai dieci chilometri ed ha passato senza errori anche il terzo poligono. Nel clan italiano la tensione è terribile, rimbalzano sul traguardo le voci più strane. Poi Jordan, volto da orso su fisico da gigante, giunge come un razzo all'arrivo e lì per lì, visto che il tabellone elettronico fa i capricci e non riporta penalizzazioni, tutti pensano alla medaglia d'argento provvisoria. Abbracci, applausi, ma il gigante scrolla la testa e fa segno « due » con le dita della mano. Due minuti di più, quindi il quinto posto, per ora. Le tensioni, ovviamente, non sono ancora finite perché deve ancora concludere la sua prova Alexander Tihonov, campione del mondo e oro a Sapporo, atleta dai nervi d'acciaio. Tihonov è al comando fino dall'Inizio, pressoché irraggiungibile, ma all'ultimo poligono succede il fatto Incredibile perché il sovietico commette errori a ripetizione, come se il bersaglio fosse diventato improvvisamente grande come un fazzoletto: sei sbagli, sei minuti, e Tihonov è indietro a Bertin. Ora l'azzurro è raggiante, loquace e sorride largo dietro le lenti a contatto, dimentico di tutto e di tutti. Incominciano le interviste quando di colpo il tabellone elettronico sembra impazzire. Si sta avvicinando al traguardo il sovietico Alexander Elizarov, piccolo studente ventitreenne di Vyarovska, tre minuti di penalizzazione in tutto e tempo eccezionale nel fondo. I secondi scorrono lentissimi mentre la figura tarchiata dell'atleta in tuta bianca si fa sempre più vicina. Allo stop del cronometro, un attimo di gelo: Elizarov è terzo e la medaglia di bronzo di Bertin sfuma nel nulla. Il giovane piemontese, sottoposto a tensioni nervose laceranti, ha un attimo di raccoglimento in se stesso e piange in silenzio, il viso appoggiato alle mani. Terribile e attuale ritorna il fantasma di Sapporo. Il momento di naturale abbandono e il clima di disillusione per il successo mancato, non fanno però dimenticare la grande prova offerta oggi a Seefeld dalla squadra azzurra. Abbiamo ottenuto un quarto e un settimo posto (Pierantonio Clementi è ventitreesimo) superando svedesi, norvegesi e tedeschi est. Un successo senza precedenti nella storia del biathlon italiano. Se il dito di Bertin non avesse sparato da solo, fatti i calcoli, sarebbe stato argento sicuro. Per questo forse il buon Willy continua a guardarlo storto, come se appartenesse ad un altro. Carlo Coscia Risultati della 20 chilometri del biathlon: 1) Nikolay Kruglov (Urss) 1 ora 14'12"26 (2' di penalità); 2) Heikki Ikola (Fin) 1 ora 15' 54"10 (2' pen.); 3) Alexander Elizarov (Urss) 1h 16'05"57 (3'pen.); 4) Willy Bertin 1 ora 16'50"56 (3' pen.); 5) Alexander Tihonov (Urss) 1 ora 17'18"33 (7' pen.); 6) Esko Saira (Fin) 1 ora 17'32" 84 (2' pen.); 7) Lino Jordan 1 ora 17'49"83 (2 pìn.ì; 23) Pierantonio Clementi 1 ora 23'08"86 (7' pen.). Innsbruck. Kruglov, impegnato nel poligono di tiro, ha portato altro «oro» all'Urss (Ap)

Luoghi citati: Angrogna, Ap, Innsbruck, Urss