Un malessere oscuro alimenta lo scontro

Un malessere oscuro alimenta lo scontro Tensione e violenza nella scuola Un malessere oscuro alimenta lo scontro Il Settimo Industriale, un istituto malato: "Non c'è sbocco per noi" - L'incerto avvenire aggrava i contrasti fra gli studenti Settimo Istituto Industriale: sede in via Lanzo, 38 classi, 1029 allievi, specializzazione per periti aeronautici, ore di lezione quasi zero. Malato grave, nonostante abbia soltanto tre anni di vita. Nato nell'ottobre '73, dallo sdoppiamento dell'Avogadro, ha vissuto relegato nell'ala di questa scuola chiamata « Museo » per un anno; dal '74 si è trasferito in un edificio di via Lanzo. Adeguato in quanto ad edilizia, ina non in quanto a strutture. Grazie all'« elemosina » di altre scuole ed all'aiuto della Provincia, bene o male nel marzo '75 si sono aperti laboratori e officine. Nel frattempo le difficoltà hanno allontanato tre presidi: la buona volontà non basta per superare scogli insormontabili. Oggi a reggere le sorti del Settimo c'è ring. Clccarelli. Fa del suo meglio, ma la situazione sta degenerando. Oltre ai mali comuni alle scuole italiane, il Settimo soffre per i continui scontri, non soltanto verbali, tra studenti. I fascisti che lo scorso anno erano stati emarginati sono ricomparsi con scritte sui muri, ci sono stati incidenti, alcuni giovani identificati come estremisti sono stati estromessi senza troppi complimenti. Di che male soffre 11 Settimo? Si può guarirlo, prima che sia troppo tardi? Gianfranco Vercellone, quinto anno, studente al mattino, lavoratore il pomeriggio, simpatizzante di Lotta Continua, afferma: i( II nodo centrale è la non corrispondenza tra studi e mercato del lavoro. Il 40-50 per cento di noi ha già un'occupazione, per non pesare sulle fami¬ glie. Ma è precaria e II futuro è buio. Dopo il diploma vediamo il nulla. E' per questo che lottiamo contro la selezione ». Alle lotte per studi migliori si aggiungono quelle contro i fascisti ed i presunti tali. « In questo modo — sostiene Roberto Placido esponente dei Comitati studenteschi unitari ed eletto nel consiglio di istituto — stiamo dando il calcio finale alla scuola. E' vero i fascisti esistono, ma occorre emarginarli con un comportamento responsabile, facendo loro il vuoto attorno, non trasformandoli in martiri ». Placido continua: «Isolati, se ne andranno da soli. Noi dobbiamo pensare alla sperimentazione con quel professori, e ne esistono parecchi, disposti a farla. E' inutile distruggere la scuola, occorre cambiarla». Accusa: « Rispondendo con la violenza, come ha fatto una frangia di studenti, che ha scavalcato i delegati di classe e la volontà degli altri, cadiamo nel gioco delle destre ». Dello stesso parere sono gli insegnanti che hanno approvato un ordine del giorno contro la violenza « che attira altra violenza ». Il prof. Cartella, della sezione sindacale, è convinto che « il clima del Settimo non sia dissimile da quello di altre scuole » e che vi sia in più soltanto « il problema contingente del fascisti ». Ma la collega Maria Luisa Paparo sbotta: « Su questo punto si è esagerato. CI sono stati veri e propri processi politici. Ragazzini di 15-16 anni sono stati messi al muro da una trentina di compagni ed accusati di fascismo. Non è così che si combatte. La democrazia e l'antifascismo si manifestano con la volontà delle masse ». Il conflitto fra gli stessi studenti di sinistra sul modo di emarginare i fascisti rende impossibile la continuità didattica, la sperimentazione, qualsiasi tentativo per arrivare alla classificazione quadrimestrale. « Noi insegnanti, con ì non docenti — sostiene la prof. Paparo — slamo al limite della sopportazione. Strapazzati, pagati poco, slamo convinti che i giovani non abbiamo capito che cosa vuol dire collaborare con i lavoratori. E' vero che c'è una crisi generale, ma al Settimo si è toccato il fondo ». Il prof. Barrina, del consiglio di istituto, pensa che con un po' di buona volontà si potrebbe almeno tentare la sperimentazione, purché gli studenti rispondano con un minimo di buon senso. « Le ore utili — sostiene il prof. Salfi — sono state pochissime, il colloquio con chi vuole distruggere non è possibile, così come non è possibile una scuola orientativa e non selettiva. Si dimentica chi non è fatto per studiare, chi ila scelto un indirizzo sbagliato ». Ed allora non c'è via di soluzione? «C'è — affermano convinti studenti e docenti — occorre andare incontro gli uni agli altri ». Ma chi sarà a fare il primo passo verso la collaborazione? Soprattutto adesso che fra i « contendenti » si è inserita quella frangia che si definisce « autonoma », ma è identificata come fascista? Ed in effetti è difficile credere all'autonomia quando il rappresentante nel consiglio di istituto, Osvaldo Campolo, si esprime cosi: « Lo ammetto, il mio è un anticomunismo viscerale. E ritengo che a 15-16 anni i missini non si possano chiamare fascisti. Ho difeso un compagno che aveva attaccato in corridoio bollini di propaganda per il msi, minacciando anche botte. E' vero, vado a scuola con il coltello, ma perché ho paura ». m. vai.

Persone citate: Avogadro, Barrina, Cartella, Gianfranco Vercellone, Maria Luisa Paparo, Paparo, Ragazzini, Roberto Placido