Chi è Dlimi, lo stratega della guerra sahariana di Francesco Rosso

Chi è Dlimi, lo stratega della guerra sahariana Dopo la vittoria marocchina di Amgala Chi è Dlimi, lo stratega della guerra sahariana (Dal nostro inviato speciale) Rabat, 4 febbraio. L'uomo del giorno in Marocco oggi è il colonnello Ahmed Dlimi, comandante della zona militare Sud. aiutante di campo di re Hassan, e, si può dire, suo fedelissima e preziosa ombra protettrice. Il colonnello Dlimi è tornato alla ribalta della popolarità per la folgorante vittoria contro gii algerini nella battaglia dell'oasi di Amgala; annientare un così agguerrito avamposto con un minimo di perdite, due morti e quattordici feriti, si è detto, è prova di qualità straegiche eccezionali, di un cervello sopraffino nel valutare le situazioni. Di cervello e coraggio anche fisico Dlimi ne possiede in abbondanza. Nel passato c'è un'ombra: fu coinvolto nella cattura e nella scomparsa a Parigi di Ben Barka, il più pericoloso nemico di re Hassan. Imputato, con il generale Oufkir, dell'assassinio del leader marocchino, fu anche arrestato, ma alla fine assolto e rispedito in Marocco. Quell'assoluzione gli procurò rapide promozioni e la benevolenza totale del re Hassan, che ebbe ancora modo di apprezzare le qualità del fido Dlimi il 10 luglio 1971, durante il sanguinoso attentato alla reggia, mentre si svolgeva un fastoso ricevimento, di un gruppo di ufficiali che volevano abbattere la monarchia. Ahmed Dlimi ebbe un ruolo primario nel contenere e respingere gli insorti, e la sua stella continuò così a salire. Toccò l'apogeo nel 1973, quando l'aereo di re Hassan, che rientrava da un viaggio a Parigi, fu attaccato dall'aviazione militare ribelle. Il monarca si salvò per miracolo, facendo trasmettere dall'aereo, duramente colpito, un falso messaggio, nel quale si diceva che ' il re era stato ucciso e che a bordo c'erano molti feriti. A terra credettero al messaggio e consentirono all'aereo di atterrare. Uscito indenne, re Hassan cercò l'autore della nuovamente fallita insurrezione e scoprì che era il suo più valido collaboratore, il generale Oufkir, che si era interessato alla eliminazione di Ben Barka. Intervenne ancora Ahmed Dlimi, sempre tempista: dicono che abbia avuto un ruolo primario nel suicidio di Oufkir. Fu promosso colonnello, preso da re Hassan come aiutante di campo, e poiché possiede doti eccezionali di organizzatore gli fu affidato il comando della zona militare Sud, cioè di quella parte marocchina che finirà per confondersi col Sahara non appena la Spagna avrà ritirato i , suoi ultimi legionari del Tercio, cosa che avverrà il 29 febbraio prossimo. E' uomo di aspetto vigoroso, simpatico, giovanile, buon diplomatico, pronto ad eludere con una schietta risata una domanda indiscreta. Sabato scorso, quando guidò i giornalisti marocchini e stranieri a visitare il campo di battaglia di Amgala e prese parte con loro ad una rapida colazione all'aperto, con un vento ohe rendeva croccanti di sabbia i cibi freddi offerti, il collega Noggart, della France Presse, gli domandò quanti uomini aveva impegnato per sopraffare gli algerini attestati ad Amgala. «Proprio lo stretto necessario», rispose. Poi si diffuse nella minuziosa descrizione della battaglia, a cui nessuno credeva perché, oltre al bottino catturato agli algerini, di segni di battaglia intorno non se ne vedevano. «Ma quei duecento morti dovrete pur averli seppelliti da qualche parte, come mai non si vede nemmeno ima tomba?». «Lei non conosce il deserto — rispose —, qui le tombe le scava e le ricopre il vento, muovendo la sabbia». Sarebbe un formidabile diplomatico se non avesse preferito la carriera militare, specializzandosi in attività antiterroristiche. Comanda una zona militare di vitale importanza per il futuro del Marocco, ma non trascura il dettaglio di essere anche il capo di gabinetto del re e controlla con una organizzazione impeccabile tutto il movimento politico marocchino, soprattutto quello dei partiti di opposizione. Oggi tali partiti sono però saldamente schierati attorno a re Hassan, perché i marocchini, prima d'ogni cosa, si dichiarano patrioti, e se sono in ballo gli interessi del Paese lasciano da parte le avversioni ideologiche, pronti a battersi per quelli che essi considerano i sacri confini della patria, fra i quali mettono già quelli del Sahara, annesso teoricamente ma ancora in discussione sul piano diplomatico. Dlimi è davvero in questo momento l'eminenza grigia di re Hassan ed ha in mano le chiavi del successo marocchino nel Sahara. La vittorialampo di Amgala ha elettrizzato i marocchini di tutte le tendenze politiche e di ogni strato sociale; però essi sentono che la questione non è ancora interamente chiusa, anche se le fonti di informazione (giornali, radio, televisione) sono piuttosto avare di npMsdrqndcgit notizie. In Marocco, ad esempio, quasi non si parla di Mahbes, un piccolo centro sperduto fra le dune a circa duecento chilometri dall'algerina Tinduf, ma ad una cinquantina di chilometri già nell'interno del Sahara occidentale, considerato marocchino. Mahbes è il «nodo di vipere» del deserto, delle miniere di fosfati sahariani, delle coste atlantiche, e dentro vi sono annidati gli algerini. Da Mahbes partivano vettovaglie, armi e munizioni per Amgala, era la tappa centrale del viaggio verso il cuore del Sahara. I soldati del colonnello Dlimi hanno annientato la guarnigione di Amgala, ma non hanno ancora toccato quella di Mahbes, che pure, secondo la loro tesi, è in territorio marocchino. Sanno tutto ciò che accade in quello sperduto angolo di deserto. Mahbes è praticamente circondata, come lo sono gli altri tre piccoli capisaldi algerini in territorio sahariano, eppure non si muovono, lasciano che gli avversari continuino a fare la spola tra Tinduf, dove atterrano i grossi aerei da trasporto provenienti da Algeri, e Mahbes, dove arrivano le carovaniere con il materiale necessario per allestire un bivacco previsto piuttosto prolungato. Questa inazione di fronte all'attività del nemico non deve però essere considerata come esitazione timorosa, è il frutto di una ben calcolata visione politica. Attaccare Amgala poteva essere giustificato, l'oasi è trecento chilometri e oltre all'interno del Sahara e vicinissima alle minie¬ re di fosfati di Bu Craa, ma Mahbes, con qualche cavillo, potrebbe essere considerata sul confine, o appena fuori, tra Algeria e Sahara, ed un attacco potrebbe essere la scintilla per una conflagrazione che né Algeria né Marocco vogliono. Fino a questo momento l'Algeria può ancora riversare molte responsabilità sul Fronte di liberazione sahariano «Polisario», ed anche la disfatta di Amgala, pur con gli equilibrismi della contropropaganda, che vorrebbe voltarla in vittoria, è indicata come un'azione umanitaria per assistere i profughi sahariani in fuga dinanzi ai marocchini. Ma il giorno in cui i due eserciti si scontrassero davvero a Mahbes le cose prenderebbero una piega differente e la guerra divamperebbe su fronti molto lontani dal Sahara, anche sul Mediterraneo. Ecco le ragioni che inducono il colonnello Dlimi alla cautela; non si può morire per Mahbes, dice qualcuno, e bisognerà cercare una uscita diplomatica che concili l'irriducibile decisione di re Hassan di tenersi la sua parte di Sahara con le pretese algerine di intervenire nell'ex colonia spagnola sotto la copertura del «Fronte polisario», il cui organico, di 1500 guerriglieri, è poi composto da soli algerini delle regioni meridionali. Francesco Rosso Re Hassan II

Persone citate: Ahmed Dlimi, Ben Barka