Il tribunale torinese dei minorenni archivia il caso di Vittorio Marchisio

Il tribunale torinese dei minorenni archivia il caso Il tribunale torinese dei minorenni archivia il caso Non è imputabile la tredicenne di Asti che uccise con la carabina uno studente La decisione perché la ragazza aveva meno di 14 anni all'epoca del fatto - Conclusa Fanone penale, prosegue la causa civile; i genitori della vittima chiedono 30 milioni per risarcimento dei danni (Dal nostro corrispondente) Asti, 3 febbraio. La procura della repubblica presso il tribunale dei minori di Torino ha archiviato il procedimento penale nei confronti di Stella Magnone, la tredicenne residente in frazione Valmaggiore, alle porte di Asti, che nel giugno scorso uccise con un colpo di carabina lo studente Antonio Melfi, di 14 anni. Poiché la ragazza, all'epoca del fatto, aveva meno di 14 anni è stata ritenuta, per legge «incapace di intendere e di volere» e, come tale, non imputabile. Si è conclusa così l'azione giudiziaria mentre prosegue invece quella civile: i genitori della vittima, Michele Melfi di 43 anni, e Maria Tatavito di 37, si sono infatti costituiti parte civile e chiedono il risarcimento dei danni morali e materiali. La causa è in corso al tribunale di Asti. I genitori del Melfi hanno chiesto 30 milioni. Lo studente venne ucciso dalla Magnone il 3 giugno 1975 con una fucilata, nella camera da letto della ragazzina, la quale asserì che il colpo era partito accidentalmente. Un proiettile calibro 22 era penetrato nel corpo del ragazzo e precisamente sotto la scapola destra e con percorso dall'alto in basso che aveva perforato entrambi i polmoni. Per due giorni la Magnone ) iio ei e, ate o ifi, ca 4 gdi msì re e: ian e ei La le fi o o a ziln22 el o rhe i ne aveva raccontato parecchie bugie, sostenendo addirittura che la vittima teneva in tasca una rivoltella e che, cadendo dalla bicicletta, era partito un colpo che lo aveva ucciso. Solo dopo numerosi interrogatori la ragazza confessò la verità e disse di avere esploso il colpo mortale. Stella Magnone disse che, quel giorno, Antonio Melfi era giunto sull'aia della cascina poco dopo le 15 (tra l'altro, lo aveva visto anche l'altro inquilino della casa, Francesco Quirico). Poco dopo arrivò Stella che era stata nei campi a rigirare il fieno. La tredicenne fece entrare Antonio in casa, salì in camera e lui la seguì. Nella stanza vi era un armadio, una stufa e un letto che. per piedi, aveva quattro pile di mattoni. Nel cassetto di fondo dell'armadio c'era anche un fucile, una carabina calibro 22 a cannocchiale, una delle tre armi di Romano Magnone, papà di Stella, che in quel periodo si trovava ricoverato al Cottolengo di Torino per mal di cuore. Le altre due armi erano un fucile da caccia e un flobert. Ad un tratto la ragazza udì alle sue spalle la voce di Antonio che diceva: «Oh, guarda com'è bella!» Si voltò e scorse l'amico che, estratta la carabina dal cassetto, la stava esaminando. Stella cercò allora di togliergliela di mano, temendo che accadesse una disgrazia: afferrò l'arma per l'impugnatura, tirò con forza e a un certo punto la canna si trovò ad essere rivolta verso la spalla destra dal l'alto al basso: proprio in quell'istante partì il colpo e Antonio, fulminato, si accasciò con un gemito. Terrorizzata, la ragazza trascinò Antonio in un'altra stanza di passaggio che dava sul pianerottolo della scala: «Qui gli ho messo una mano sul cuore — raccontò Stella — mi parve che battesse pia no piano, poi si arrestò. Allora ho subito pensato di portarlo lontano. L'ho preso sotto le ascelle, l'ho trascinato giù per le scale, ho attraversato l'aia e polii prato e ancora mi sono spinta avanti sul sentiero erboso. Ogni tanto mi fermavo, ero stanchissima, la bocca secca. A metà dello stradello non ce l'ho fatta più ed ho rinunciato...». Più tardi, Stella — in un nuovo interrogatorio — chiarì il resto deila vicenda: «Sono tornata a casa, ho nascosto la carabina nella soffitta, ho asciugato il sangue con un asciugamano che ho poi nascosto in un fornello. Ho lavato le macchie di sangue e sono corsa, gridando, a chiamare il prete, che era dietro la casa, per dirgli che il ragazzo era morto sulla strada e io l'avevo trascinato verso la cascina». Vittorio Marchisio Asti. Stella Magnone, 13 anni: non è perseguibile

Luoghi citati: Asti, Torino