Nudi di donna per un secolo

Nudi di donna per un secolo Nudi di donna per un secolo Conviene che i lettori di questa rubrica — in primis artisti e galleristi — siano ancora una volta avvisati. Non misurino l'impegno del recensore dal numero di righe dedicate alle mostre. Tenendo conto della loro abbondanza non ascrivano a sua negligenza i silenzi su molte di esse, i ritardi con cui spesso appaiono le recensioni. Ricordino che un giornale, dovendo dar notizia ogni mattino di quanto è accaduto il giorno prima nel mondo intero, difetta sempre di spazio ed è quindi costretto a involontarie ingiustizie. Si persuadano inoltre che appunto per tale motivo l'ampiezza di discorso indispensabile ad un esame propriamente « critico » di un fatto artistico è raramente concessa sulle effimere pagine di un quotidiano, e va sostituita da una breve informazione o addirittura da una semplice segnalazione. Il preambolo particolarmente si adatta alla mostra Intitolata « Donne » aperta a « La Parisina » (corso Moncalieri 47), alla quale piacerebbe poter dedicare assai più d'una colonna di piombo perché raramente avviene a Torino di veder riunite in una galleria di vendita pitture d'un slmile livello. « Donne » è un titolo-reclame coi riferimenti ai soggetti; ma ciò che conta è la scelta degli autori — tutti inseriti nell'area figurativa del simbolismo e del realismo — e la qualità dei dipinti proposti agli intenditori più esigenti. Cominciamo, in ordine di tempo, da Carlos Schwabe, nato ad Altona (Amburgo) nel 1866, educatosi artisticamente a Ginevra dove prese la cittadinanza svizzera, morto a Parigi nel 1926. I torinesi ricordano certo I suol cinque acquerelli esposti (1969) nella memorabile mostra « Il sacro e il profano nell'arte dei simbolisti », ma con questi della « Parisina », che sono quattro illustrazioni deW'Evanglle de l'Enlance di Catulle Mendes — cioè ì'Annonciation (1890), Le manteau de pourpre (1891), Plules de roses et d'étoiles (1891), Donner la parole aux muets (1892) — si entra nel pieno delle relazioni tra il simbolismo letterario nato con celebre scritto del 1885 di Jean Moréas e il simbolismo delle arti visive. Giustamente un critico acuto osservò che ci si potrebbe domandare se non sia stata l'incantevole fantasia illustrativa dello Schwabe ad ispirare il testo di Catulle Mendes, piuttosto che il contrario. Certo è che tutte le componenti storiche del simbolismo, dai modelli preraffaelliti alle ricerche dell'Art Nouveau ancora impregnate dal programma estetico di William Morris, dalla scoperta influenza di Puvls de Chavanne alle segrete ambiguità del decadentismo di Huysmans, affiorano nello squisito ciclo di immagini per VEvangile che entusiasmarono il gran sacerdote di riti spiritualistici Le Sar Péladan per II loro connubio di purezza e sensualità, e furono dal farraginoso romanziere della Décadence latine esposte nel primo salon dei Rosacroce. Se non che Il motto da lui coniato • Ad Rosam per Crucem, ad Crucem per Rosam» non sembra — per il suo spiritualismo — collimare perfettamente con l'impegno dello Schwabe. qua e là visibile, di seguire la falsariga veristica di James Tisso1- che appunto in quegli anni stava illustrando, « dal vero » in Palestina, il Nuovo Testamento. Ai purissimi acquerelli dello Schwabe seguono con progressione storica i disegni del grande maestro della Secessione Viennese Gustav Klimt (1862-1918). dei quali due, il Nudo femminile (1909-10) e il Nudo disteso [19141916), già nella mostra a « I Portici » del 1974 furono la spia dell'attitudine klimtiana a fondere la voluttà dei sensi con l'innocenza delle forme: e nello stesso tempo dell'insaziabilità dell'arte nel cercare i propri diversi, e spesso totalmente opposti, modi espressivi. E' apparentemente incongruo, infatti, che la violenza coloristica lauve e la provocazione formale della - Die Briicke » (due aspetti d'una medesima tendenza rivoluzionaria), del Nudo del tedesco Philipp Bauknecht siano contemporanee della raffinata, estenuata e quasi « bizantina », simbologia di Klimt. Ma non stupisce, se si pon mente ai casi d'una bufera politica, la rapidità della reazione della « Neue Sachlichkeit », la Nuova Oggettività, della quale abbiamo alla • PariSina » splendidi esempi coi due disegni dell'austriaco Egon Schiele (1890-1918), per il quale si parlò di « disperata lascivia », e con la figura femminile del tedesco Rudolf Schlichter (1890-1955). All'alba del secolo — ha notato Giovanni Testori — gli artisti vien¬ nesi avevano aperto una fenomenologia figurata dell'erotismo, « nello stesso tempo forsennata e compiaciuta », e lo Schlichter nel suo crudo verismo mostrerà di ricordarla fino ai suoi ultimi anni. Storia di ieri, eppure ancora tanto feconda di germi per un presente che il revival dadaistico, la Pop, il «materismo» (si pensi a Burri), l'idolatria dell'Ego, il concettualismo e tutto il resto, non sono ancora riusciti a smemorare delle grandi poetiche che tenacemente resistettero allo »Sturm und Drang» del cubismo, del futurismo, dell'astrattismo, dell'informalismo: cioè la metamorfosi del simbolismo nelle Muse Inquietanti del surrealismo, l'espressionismo come strumento di contestazione morale, il realismo inteso come ricerca di verità spirituale. Ritroviamo queste insopprimibili esigenze dell'intelletto e del sentimento alla 'Parisina» coi disegni di nudi femminili di William Bailev, in parte già presentati dalla galleria nel 1973, mirabilmente definiti nella dolce levità del tratto di questo autorevole esponente del giovane movimento realistico americano; con gli inquietanti dipinti di Vallorz e di Vespignani, enigmatico il primo, perversamente voluttuoso il secondo; col trionfale inno alla sensualità femminile di Pierre Combet-Descombes (1885-1965), magnifico pittore che ancora attende (ma non attenderà a lungo) d'esser posto tra i maggiori maestri contemporanei; coi vigorosi disegni di Guttuso; coi sogni pittorici, a volte spinti al margine d'una carnale concupiscenza, a volte ricuperati con timidezza gentile nel mondo brumoso della memoria, di Ludovico Mosconi. Ma questi ultimi artisti sono «clienti» della -Parisina» e rimandiamo il lettore a quanto già dicemmo delle loro passate mostre; aggiungendo che il bellissimo quadro di Italo Cremona, denso come al solito di segrete allusioni, accresce il desiderio d'una sua completa «retrospettiva"- mar. ber.

Luoghi citati: Altona, Amburgo, Ginevra, Palestina, Parigi, Torino