Opinioni di Luciana Castellina

Opinioni Pdup, il valore d'un congresso E' straordinaria la stampa italiana: se il pdup avesse concluso il congresso con una mozione formalmente unitaria e forzatamente generica, lo avrebbe accusato di essere monolitico, di occultare le differenziazioni, di privilegiare le tradizionali mediazioni di vertice. Poiché invece ha scelto la chiarezza politica, ha evitato di sovrapporre un compromesso raggiunto in una ristretta commissione alla volontà dei delegati e ad essi ha invece chiesto, in modo aperto, di pronunciarsi sul dibattito che in questi mesi aveva percorso il partito, allora ha detto che il pdup si è spaccato, che c'è stata una rissa e non so che altro. Possibile che l'abitudine a congressi chiamati solo a ratificare decisioni già prese, o fondati su giochi clientelati che si risolvono in voti segreti sui posti negli organismi dirigenti, abbia reso a tal punto incapaci di comprendere il valore di un congresso che, come quello del pdup, per la prima volta ha sviluppato una reale discussione e sui temi che essa ha fatto emergere ha determinato, con grande maturità, le proprie scelte? Il voto conclusivo del congresso ha visto delinearsi una maggioranza (per la mozione Magri-Rossanda) e una minoranza (sulla mozione Miniati, Foà, Migone). Non si è tuttavia trattato di una contrapposizione strategica, come è facile verificare, quanto dell'approvazione di un progetto di tesi che era stato varato all'unanimità, nell'ottobre scorso, dal comitato direttivo del partito, ma che aveva poi registrato via via resistenze e dissensi su aspetti non marginali dell'analisi e dunque della proposta che da essa derivava. Resistenze e dissensi che hanno poi trovato spazio nella mozione respinta dal congresso. L'unanimità originaria, l'impegno a un comune sforzo per superare, una volta chiarite e precisate, incomprensioni e differenziazioni — del resto naturali in un partito che è nato da esperienze e tradizioni diverse, ancora non pienamente omogeneizzate da una fase sufficientemente lunga di pratica comune — sono la garanzia che l'unità di tutto il partito potrà essere completamente recuperata. Giacché all'unità attorno all'ipotesi strategica che nelle tesi approvate viene formulata contribuirà in modo determinante, credo, l'evolversi stesso della situazione politica. Anche le notizie di questi giorni — relative alla difficile composizione della crisi di governo e a quella più generale e aggravata del sistema e al tempo stesso della straordinaria combattività del movimento operaio — rivelano quanto rapido sia il precipitare degli equilibri attuali e quanto ristretti, dunque, i margini per una stabilizzazione moderata che si avvalga del contributo del partito comunista e dei sindacati. Quanto emerge e viene accelerato dagli avvenimenti è piuttosto l'assunzione di una responsabilità di governo da parte delle sinistre. Non è il compromesso storico e il rischio di una normalizzazione conservatrice del movimento che avanza, insomma, ma l'alternativa di sinistra, sìa pure come risultato, non meccanico, di un processo fortemente conflittuale. E' stato detto, del nostro congresso, che esso avrebbe espresso per questo una linea che affida ad altre gambe — quelle del pei — la sua realizzazione, sicché il pdup non avrebbe altro ruolo che quello di coscienza critica dei grandi partiti tradizionali del movimento operaio. Ma nessuno ha riflettuto su quanto assurdo e megalomane sarebbe stato, per una forza ancora così piccola come la nostra, pretendere di gestire da sola la crisi attuale e di proporsi come protagonista unica del processo rivoluzionario. Qualsiasi forza razionale e con un minimo di radici sociali sa che non esistono rotture minoritarie, ma solo un processo capace di coinvolgere le grandi masse. La nostra scommessa è questa: che proprio queste masse, la qualità nuova, politica, del ruolo che esse giocano nella società italiana, possano forzare l'orizzonte riformista fino a diventare protagoniste di una svolta strategica, adeguata ai problemi sul tappeto. Di questa svolta il pdup pensa di poter essere l'elemento catalizzatore, per la funzione che può assolvere e già assolve nel movimento, per il contributo di riflessione e di sintesi che sull'esperienza che esso compie può dare. Luciana Castellina

Persone citate: Foà, Migone, Rossanda