Tanto bello e moderno ma a che cosa servirà? di Maurizio Caravella

Tanto bello e moderno ma a che cosa servirà? Fastosa vernice del Palasport milanese Tanto bello e moderno ma a che cosa servirà? L'impianto, costato 9 miliardi, rischia di trasformarsi per il Coni in una macchina mangiasoldi - Va bene per il ciclismo, perplessità per gli altri sport - L'esempio della "Stadhalle" (Dal nostro inviato speciale) Milano, 31 gennaio. Mike Bongiorno, in vena di originalità, esordisce con un « Allegria! » e così si tira subito addosso una piccola bordata di fischi. Poi arrivano Maspes e Gaiardoni (190 chili in due) e Mike, scatenato, urla: « Toglietevi i calzoni ». Insomma, « via le braghette ». Per carità: I due salgono sulle biciclette (inforzate?) vestiti di tutto punto, {anno un giro di pista dimostrativo che non dìmostra proprio niente, poi se ne vanno col fiatone. Ma è una festa, o almeno dovrebbe esserlo: s'inaugura il nuovo Palazzo dello Sport di Milano, bisogna divertirsi, Walter Chiari tinge di farsi mettere k.o. da un mini-pugile di cinque anni, applaudono in diecimila. Diecimila persone. Il colpo d'occhio è notevole, basta guardarsi intorno per capire come sono stati spesi (qualcuno dice sprecati) tanti miliardi: la pista ciclistica, in legno finlandese, è forse la migliore del mondo; le corsie per l'atletica sono sei. perfette, con un rettilineo di ottanta metri: il parquet è destinato — almeno nelle intenzioni del Coni — al basket, al tennis, alla pallavolo ed alla pallamano (con traslormazioni molto veloci); l'illuminazione è ottima, non c'è neppure un pilastro ad impedire la visuale. Tutto a posto, o quasi: se vai in sala-stampa e vuoi telefonare, puoi chiamare facilmente II Giappone o l'Australia, ma lìnee per Milano non ce ne sono. Tre ore buone di spettacolo, con due orchestre (molto applaudito Casadei) e centinaia di ragazzini protagonisti: in bicicletta, di corsa, a tirare con l'arco o col fioretto, a fingere di giocare a tennis (mancava la rete), a giocare a basket o a pallavolo. Erano presenti quasi tutte le autorità cittadine, oltre a campioni di ieri e di oggi (Gimondi. Adorni, Binda, Benvenuti, Lol, Delfino, Mangiarotti ed altri). Una festa, con toni a tratti carnevaleschi e parecchio folclore. Ma ora che le luci fastose dell'Inaugurazione si sono spente, che cosa succederà? Oggi al milanesi è stato gettato molto fumo negli occhi: e non è soltanto un'impressione nostra. Dopo sei anni di lavori, rallentati da errori e avvelenati da polemiche, il Palasport insomma ora è una realtà, ma i guai non sono allatto finiti. E' costato quasi nove miliardi e continua ad essere una specie di gigantesca macchina mangiasoldi, perché per gestirlo occorre un milione e mezzo al giorno, o poco meno. Secondo il Coni, metà della dira dovrebbe tornare In cassa grazie ai cartelli e agli striscioni pubblicitari, ma Onesti ed i suoi collaboratori peccano di ottimismo: secondo uno dei maggiori esperti di appalti pubblicitari, se si arriverà a cento milioni l'anno sarà già un grosso successo. E allora? E allora bisognerebbe che il Palasport tosse utilizzato il più possibile, perché ogni giorno * vuoto » incide sui bilanci. Ma chi può utilizzarlo? I ciclisti. Innanzitutto, visto che il nuovo colossale impianto servirà soprattutto ai pistards. Ma in Italia il ciclismo su pista è all'anno zero e qualche sporadica apparizione dì Merckx o di Moser non potrà certo ribaltare le cose. Sostiene qualcuno: ma in altri Paesi, come ad esempio Il Giappone, I velodromi sono sempre pieni, eppure non esistono grossi campioni. Verissimo: ma in Giappone sulle corse si scommette, proprio come avviene da noi per i cavalli. Quanta gente andrebbe all'ippodromo se non si potesse puntare? Per molti, sarebbe come mangiare un piatto Insipido. Onesti ha detto più volte che si sente orgo¬ glioso di ciò che ha realizzato e che Milano è destinata a diventare la capitale europea dello sport. Ma per ora sono parole, perché II rischio che il nuovo Palasport sia -figlio di nessuno' è lorte. Un po' di ciclismo, qualche meeting di atletica, e poi? Nell'ambiente del basket c'è molto scetticismo, sia per la distanza tra il centro del parquet e i posti più in alto, sia per il costo dell'affitto (al Palalido un allenamento costa soltanto cinquemila lire). Il pugilato torse? Ma ci vogliono dai cinque ai sette milioni soltanto per il personale, perché gli ingressi sono ventiquattro e non esiste separazione fra i tre settori. E ancora: la pallavolo a Milano è in crisi, la pallamano è appena agli inizi e non garantisce pubblico. E per il nuoto, niente da fare: non si è pensato alla piscina perché — questa è la giustificazione ufficiale — la Federnuoto non si è fatta viva. Facciamo un confronto con la « Stadthalle » di Vienna, costata poco di più (anche se è giusto rilevare che nel '58 i prezzi erano molto diversi). L'impianto comprende una sala principale con 17 mila posti (contro i 15 mila del Palasport) più altre tre sale minori, venticinque uffici, due piscine, due bacini di allenamento per il canottaggio, sette piste per il bowling, una per il pattinaggio su ghiaccio, un ristorante, un catte terrazza, dodici bar e alcune palestre. La - Stadthalle » ospita mille manifestazioni l'anno (non soltanto sportive) ed ha già superato di parecchio, dal '58 ad oggi, i 25 milioni di presenze. Mille manifestazioni all'anno significano, in media tre al giorno. Se ricordasse queste cifre, forse Onesti sarebbe un po' meno orgoglioso, almeno per ora, considerando che in Italia I pistards — tutti ovviamente • part-time » — superano di poco Il centinaio, compresi gli allievi, i ragazzini. E le polemiche non finiscono qui. Innanzitutto, c'è chi non è d'accordo sull'ubicazione del nuovo, colossale impianto: d'inverno nella zona di San Siro spesso la visibilità è quasi nulla, siamo proprio sicuri che la gente accorrerà in massa? f. ci sono torti dubbi che ciò avvenga anche di estate, visto die l'impianto d'aria condizionata non c'è e il Palasport rischlerà di tramutarsi in un immenso forno. Perché non si è pensato anche a questo? Perché ci sarebbe voluto quasi mezzo miliardo in più. risponde il Coni. Insomma chi vuole andare arrosto è liberissimo di farlo. L'hanno definito in molti modi: Palazzo deg'i Errori (oppure degli sceicchi). Arca di Noè degli Anni 70, mausoleo anacronistico, pertìno lumacone. Doveva essere un velodromo coperto per sostituire II vecchio Vigorelll, doveva costare meno di tre miliardi: è diventato un'opera gigantesca eppure incompiuta, perché servirà a pochi e il suo costo è aumentato a dismisura ed ora, a conti fatti, è quasi triplicato. Secondo molti critici, costruire un tempio tanto costoso in un momento cosi dilficile per la nostra economia può rappresentare uno scandalo. Unica attenuante: sei anni fa. quando firmente cominciarono i lavori, le condizioni erano diverse: oqgi Onesti — lui non lo dice, ma ne sono convinti tutti — non si imbarcherebbe più in un'Impresa del genere. E' un Palasport che sicuramente molti ci Invidiano come una fuoriserie di gran lusso. Però è una fuoriserie mangiasoldi, e soprattutto è molto dilficile da guidare. Milano ci riuscirà? Maurizio Caravella Milano. L'orchestra Casadei suona nel nuovo Palasport (Telefoto)