Sale la passione per gli scacchi di Luciano Curino

Sale la passione per gli scacchi Sale la passione per gli scacchi In Italia i giocatori sono oggi tre milioni Molte domande di adesione al torneo promosso da "Stampa Sera" - Perché tanto interesse per il gioco: rispondono i grandi campioni I ! I Dopo l'incontro di Reykjavik tra Fischer e Spassky qualcosa è cambiato nel mondo scacchistico italiano. I j giocatori tesserati sono passati da tremila a dodicimila e, secondo un'indagine Doxa, almeno tre milioni di italiani conoscono le mosse fondamentali del gioco. La vita scacchistica è intensa, come provano i numerosi tornei, tra i quali c'è « Scacchi '76 », la manifestazione organizzata da Stampa Sera, che si svolgerà a Torino domenica 8 febbraio con i turni di eliminazione, si concluderà la domenica successiva con un torneo finale ed una serie di partite simultanee, alle quali parteciperà uno dei più forti giocatori del mondo, il grande maestro Sergio Mariotti. Dalle domande di adesione, che arrivano numerose, si può ancora una volta constatare che l'età media degli scacchisti continua ad abbassarsi. Nella storia del gioco non c'è mai stato un periodo in cui i giovani fossero così numerosi. La scorsa primavera, a Milano, si è svolto un torneo al quale hanno partecipato circa 700 bambini delle elementari e delle medie. Tre o quattro anni fa questa manifestazione sarebbe stata impensabile, oppure avrebbe radunato una dozzina di concorrenti. Eugenio Balduzzi, che ha organizzato il torneo milanese, dice: « / giovanissimi imparano alla svelta e si appassionano al gioco. Gli scacchi hanno una notevole validità pedagogica: sono una ginnastica mentale che educa al senso di responsabilità ». Perciò, nell'Unione Sovietica, nei Paesi dell'Est e in altre nazioni gli scacchi sono un insegnamento scolastico. Un gioco educativo e formativo. Già quattro secoli fa il medico, matematico, filosofo Cardano scriveva: « Nel gioco degli scacchi il desiderio della vittoria, unito alla consapevolezza che ogni speran za è riposta nella sola abilità, costringe all'attenzione, al ragionamento, alla prudenza. Insomma, questo gioco pre | senta il non trascurabile pre gio di moderare un tempera mento precipitato e costituì sce mia vera cura dell'assen naiezza ». E alcuni anni fa un insegnante torinese, il professor Tumolo, scelse il gioco degli scacchi come materia sussidiaria d'insegna mento nella sua scuola per che « giocando a scacchi i ra gazzi esercitano la loro capa cita di riflessione e sfogano nel modo migliore l'istinto competitivo che li anima a questa età. Per superare gli antagonisti, ricorrono all'arma sottile dell'intelletto e non hanno modo di ricorrere alla violenza ». Un gioco educativo e for mativo, elevato ed appassio nante. Lo scrittore Cancogni confessa: « Io che sono un distratto e intellettualmente un pigro, alla scacchiera sono ancora capace di una concentrazione tremenda ». E sostiene che gli scacchi mettono alla prova la saldezza dei nervi di un uomo, la sua memoria e la sua immaginazione, la sua tenacia, il suo gusto per il rischio e « la capacità dì portare a fondo un'azione quando l'ora sia suonata, fino al successo finale, senza tentennamenti né scrupoli ». Nell'Unione Sovietica ( oltre cinque milioni di giocatori federati e vi sono biblioteche scacchistiche con più di 10 mila volumi) la rivista Sciakmati (Scacchi) ha chiesto ai maestri e ai grandi maestri, non solo sovietici, quale sia l'aspetto del gioco che più apprezzano. Ecco alcune delle risposte più interessanti. Per Korcnoi la cosa più appassionante è la «logica della lotta» e anche un altro sovietico, Kuzmin, ha risposto più semplicemente: la lotta. La cosa che più interessa il cecoslovacco Smeikal è «la profondità delle idee strategiche» e Rukavina (Jugosla¬ via) ha detto che di estremo interesse sono gli «aspetti filosofici delle partite». Per Byrn, uno dei più forti giocatori americani, il fattore più importante di una partita è «la vastità dell'applicazione artistica e della fantasia» e per il bulgaro Raduto sono «le idee logiche e la bellezza dei sacrifici che dominano nel gioco». Da queste e da altre risposte nasce la domanda che spesso si pongono gli stessi scacchisti. E cioè se il gioco degli scacchi deve essere considerato uno sport o un'arte o una scienza. Nella pagina degli scacchi dei giornali sovietici si parla sempre più spesso di «preparazione», di «forma», di «fiato», c'è la stessa terminologia che si ritrova nelle cronache e nei commenti delle gare di atletica. Uno sport, dunque, e il maestro internazionale Osnos, allenatore e assistente del grande Korcnoi, afferma che ci si prepara ad un torneo con la ginnastica della mente e del corpo. Dice ancora Osnos: «Non sembra, ma la tensione nervosa, il logorio psicofisico e il duro lavoro di concentrazione fanno degli scacchi uno sport logorante». Altri hanno per gli scacchi concezioni filosofiche e matematiche e poi c'è chi, come l'ex campione del mondo Tal, dice: «La più grande soddisfazione per uno scacchista è creare partite come opere d'arte». Questa era anche l'opinione di Capablanca, uno dei geni della scacchiera. «Gli scacchi — disse — non sono scientifici, ma piuttosto una manifestazione artistica. Creare una partita di scacchi è come dipingere un quadro, salvo che vi lavorano due artisti anziché uno». Luciano Curino

Persone citate: Cancogni, Cardano, Eugenio Balduzzi, Fischer, Kuzmin, Rukavina, Scacchi, Sergio Mariotti, Spassky, Tumolo

Luoghi citati: Italia, Milano, Reykjavik, Torino, Unione Sovietica