Si torna a gridare "al rogo, al rogo,,

Si torna a gridare "al rogo, al rogo,, Si torna a gridare "al rogo, al rogo,, soltanto parzialmente perché se quelle pergamene cosi ci furono perdute, tavolette di creta con iscrizioni ci sono rimaste invece conservate, cotte da quel buon fuoco: altrimenti si sarebbero disintegrate (cfr. A.T. Olmstead, History of the Persian Empire, Achemenid Period, Chicago 1948, p. 522 sgg.) e quindi oggi ne sapremmo meno, su Zoroastro (cfr. H.W. Bailey, Zoroastrian Problems in the Ninth Century Books, Oxford 1943, p. 158 sgg.). Ed è così che il fuoco, dono degli dei a Prometeo, prende le sue vendette contro l'umana stupidità. Su Alessandro il Macedone, del resto, si vendicarono I altri uomini: egli aveva fon- dato ad Alessandria una mirabile biblioteca che nel cor- i so di secoli era arrivata a contenere settecentomila volumi, ma intorno all'anno 645 d.C. Omar Ibn Al Khattab, secondo califfo ovvero successore di Maometto, fece dare alle fiamme la biblioteca di Alessandria, in base a una sentenza ineccepibile: « O i libri che stanno qui dentro sono conformi al Corano, e quindi sono inutili per noi; o non sono conformi al Corano e quindi sono cattivi ». Musulmano e. alessandrino anche lui, a suo modo, il ministro nazista Joseph Goebbels (il quale coniò il motto: «Quando sento la parola cultura tiro fuori la pistola»./ il 10 maggio 1933 organizzò una fiaccolata di studenti lungo la Unter den Linden a Berlino, che in uno spiazzo davanti all'Università appiccarono il fuoco con le torce che portavano a una catasta di ventimila volumi (di Einstein, Freud, Proust, Gide, Zola, Remarque, Feuchtwanger, i due Mann, i due Zweig, Wassermann, eccetera) ed essi apparivano giocondi nella loro demenza sotto l'occhio benevolo di Goebbels (cfr. William L. Shirer, The Rise and Fall of the Third Reich, Londra 1962, p. 241). Nel nostro piccolo, abbiamo in Italia una tradizione di oscurantismo che la Santa Inquisizione con i roghi ha alimentato in altri tempi meno gentili (pensiamo a quello di Campo de' Fiori a Roma dove il 17 febbraio 1600 fu arso vivo Giordano Bruno) e che è poi continuata fino ad anni recenti con la periodica regolare redazione dell'Index librorum prohibitorum. Adesso è meglio, da parte della Chiesa: il cosiddetto «indice» è stato abolito il 14 giugno 1966, ma il nostro Stato in questa Italia non recede dal seguire gli esempi di Alessandro il Macedone, del califfo Omar e di Goebbels. Nel codice italiano, che è pur quello fascista, non esistono norme che prevedano l'incenerimento delle opere che il secondo califfo dell'Islam definiva «cattive»: ma soltanto un articolo sul codice di procedura penale (345) che al giudice fa obbligo di far «eseguire fotografie o altre riproduzioni delle cose sequestrate», onde mi sembra che la magistratura italiana dovrebbe caso mai far eseguire una copia dell'Ultimo tango (e domani, mettiamo, di Salò;. Non lo farà, sicuramente, ma per conclude¬ re io vorrei dire che a dispetto dei roghi e degli estetismi dannunziani («La fiamma è bella, la fiamma è bella»; gli uomini continueranno ad amare i documenti della loro cultura, passata e presente. Ricordo un film di Truffaut, intitolato Fahrenheit 451, tratto da un racconto dell'americano Bradbury che è un autore di fantascienza, dove si tratta di persone cui è proibita da una dittatura del futuro l'uso dei libri: ma esse si ritrovano nei boschi, e a vicenda si raccontano testi che scrupolosamente, di nascosto, si sono imparati a memoria. E così finirà anche da noi, quando il fuoco cosiddetto purificatore avrà distrutto libri e film. Vittorio Gorresìo

Luoghi citati: Alessandria, Berlino, Chicago, Italia, Londra, Roma, Salò