Un Moore nel Biellese artista ed esploratore di Marziano Bernardi

Un Moore nel Biellese artista ed esploratore LE MOSTRE d'ARTE di Marziano Bernardi Un Moore nel Biellese artista ed esploratore Le sculture in pietra e in legno di Placido Castaldi - I divertenti teatrini di Nespolo, splendido esempio di "arte ludica" A vederlo in fotografia sul catalogo della sua prima mostra torinese nella galleria Fogliato (via Mazzini 9), barba folta già spruzzata di bianco, lineamenti marcati, robusto il torso chiuso nel maglione, occhiali da sciatore sulla fronte segnata da rughe profonde, berretto a visiera, lo si direbbe uno scalatore di montagne, un reduce pedibus calcentibus da lontane contrade, un geologo uscito dall'esplorazione di una grotta. Regge tra le forti mani un ciocco d'ulivo scortecciato che arieggia a un contorto corpo umano, e si capisce che ne scruta la forma naturale già scorgendovi dentro una ■figura». VI sono artisti il cui fisico lascia intendere qual sia la loro concezione dell'arte, il loro modo di «fare arte», e Placido Castaldi è uno di questi. Nato a Pollone nel Biellese, ha trascorso la prima giovinezza a Prato. Tornato alla sua terra, è stato allievo prediletto dell'aristocratico pittore Giuseppe Bozzalla che gl'insegnò a rendere espressiva un'immagine col mezzo che Ingres definiva -/a probità dell'arfe», cioè il disegno; e infatti i disegni esposti nella mostra da Cataldi sono bellissimi, alcuni chiudono i volumi in una ferma linea continua di contorno senza chiaroscuro, che talvolta ricorda quella di Casoratl. Frattanto viaggiava: dalla Scandinavia alla Polonia, dalla Jugoslavia alla Persia; nel Marocco scalò da solo I 4165 metri del Monte Toubkal, in Turchia volle portarsi sulla cima dell'Ararat, dove s'era arrestata dopo il Diluvio l'Arca di Noè. Ma poiché viaggiava per istruzione artistica, in Germania s'interessò alla pittura di Feininger e di Franz Marc, il fondatore con Kandinsky del «Cavaliere Azzurro», e soprattutto alla scultura di Ernst Barlach, espressionista cubisteggiante, che gli rivelò la sua autentica vocazione di scultore, più ancora che di pittore. Da tempo vive solitario in una baita nell'alta Valle dell'Elvo, vi cerca pietre e legni per trarne le figure che vediamo in questa mostra rivelatrice di un artista singolarissimo, finora più conosciuto all'estero che in Italia. CI si può domandare se senza il precedente illustre di Moore (e anche, magari, senza la Nuotatrice sott'acqua di Arturo Martini, che così smentiva il suo paradosso « Scultura lingua morta ») noi avremmo la scultura di Castaldi, che in effetti a prima vista può apparire un figlioccio biellese, un provinciale seguace del celebre autore delle Reclinlng Figures. Ma l'intellettualismo che non si disgiunge mal dalla « terrestrità » organica del maestro inglese non lascia traccia nel sanguigno conterraneo del Delleani. Castaldi è essenzialmente un sensuale che anzitutto sente il fascino della materia petrosa e lignea da incidere e scavare con duro lavoro di mano e di braccio paragonabile al lavoro muscolare del camminatore e dell'alpinista; e questa materia egli la sceglie tra I serpentini, gli scisti e i porfidi della sua valle, o nel compatti tronchi d'alberi annosi, con occhio d'intenditore sicuro di poterne trarre le immagini che già vivono nella sua mente, ma che meglio si precisano nella qualità e negli accidenti del materiale offertogli dalla natura. Non appena ia sua esperienza, appunto di naturalista, gliene dà il possesso, egli lo incide eccitato dalla sua durezza (di solito rifiuta il marmo perché troppo tenero), e ne cava una forma umana o bestiaria che affiora soltanto in superficie dal masso (simile al nuotatore che si riposa imir.nbile appena sotto il pelo dell'acqua), ma che affonda la sua verità plastica, il suo « volume » reale, nel blocco minerale o lungo le fibre del legno: sì che tale forma sembra allora scaturire davvero per la « forza di levare » michelangiolesca con sorprendente vitalità ed evidenza, definendosi nelle sue apparenze essenziali in virtù di una sintesi che ne moltiplica la nascosta energia. Questo grandioso e tenacissimo impegno di giungere all'acme della rappresentazione abolendone cigni superfluità particolaristica — ciò che colloca Castaldi nell'area della modernità artistica — non sarebbe attuabile senza una straordinaria maestria disegnativa comprovata dalle « tecniche miste » qui esposte, studi di animali e vegetali di meravigliosa evidenza che, posti in relazione con le sculture, ancora una volta convalidano il precetto di Ingres. * ★ E' pittore? scultore? artigiano? E' un naif che ha bazzicato le officine di Dada e della Pop, o uno scaltro ironista che s'Insinua con destrezza tra quegli « addetti ai lavori » i quali, abbacinati dalle fate rr.organe d'innumerevoli geni artistici che compongono il conformismo di un'avanguardia divenuta « ufficiale », non sanno più distinguere un ritaglio di lamiera da una scultura, un campionario di tinte alla Yves Klein da un quadro? Forse c'è un po' di tutto questo nell'opera multiforme di Ugo Nespolo, nato a Mosso Santa Maria nel 1941, attivo a Torino, « Premio Bolaffi 1975 », protagonista di dozzine di mostre dal 1966, che ora espone a « La Bussola » di via Po 9. Ma bisogna convenire che la sua è un'opera così piena d'estro, di capacità Inventiva, di grazia fanciullesca, di astuzie decorative appoggiate a un'esperienza va¬ stissima di « cose viste », che ben merita la segnalazione di Franco Russoli e la motivazione del suddetto premio, firmata dal comitato internazionale del "Bolaffi" composto da Marella Agnelli, Palma Bucarelll, Bernd Krimmel, Jacques Lassagne, Marcello Levi, Paolo Marinotti: « // suo recupero ironico colto dall'esercizio artistico come gioco infantile o applicazione artigianale parte (o approda) da una sincera attitudine di meraviglia poetica, di ingenuità rivelatrice ». Certo è che la mostra ci offre uno spettacolo del più divertenti e raffinati: dai teatrini neoclassici da cui scatta la sorpresa dell'Incongruo, agli incastri di lucidi legni laccati che formano le variopinte « Nesporanee » splendidamente adatte a stanze per bambini, ai grandi pannelli di resine sintetiche incisi da elegantissimi disegni, alla superba composizione araldica dove il Rococò si fonde con l'Art Nouveau e la contaminazione stilistica sbocca in un effetto decorativo magnifico, ai ricami serici che, rasentando volutamente il Kitsch, traducono II grottesco di un Baj in una meticolosa descrizione realistica. Il famoso « Lasciatemi divertire » dello scrittore poeta è da Nespolo rlnroDosto in termini figurativi dando uno splendido esempio di «arte ludica» attuata con una perizia artigianale così ricca di accorgimenti manuali da riuscire difficilmente superabile. mar. ber. Cinema per le scuole — Oggi alle 15,30 alla Galleria d'Arte Moderna proiezione del film: « Il diario di una donna perduta » di G. W. Pabst. Il film fa parte del ciclo « 30 classici per le scuole » presentato dall'Istituto di Storia dell'arte sezione cinema della Facoltà di lettere e dall'Aiace.