Il governo spagnolo presenta programmi di rinnovamento di Aldo Rizzo

Il governo spagnolo presenta programmi di rinnovamento Discorso del primo ministro Arias Navarro alle Cortes Il governo spagnolo presenta programmi di rinnovamento Grande attesa, ma anche timori di reazioni - Situazione delicata 2 mesi dopo la morte di Franco (Dal nostro inviato speciale) Madrid, 27 gennaio. Domani la Spagna saprà qual è il suo destino prossimo venturo. Per la prima volta dopo 37 anni, un primo ministro parla alle Cortes per esporre un programma di rinnovamento, che ci si aspetta in senso democratico, un programma che investe in prima istanza lo stesso Parlamento, per ora finto e fittizio come il Parlamento di ogni Stato autoritario. L'attesa è grande, ma sono diffusi anche i timori, per quello che potrà dire o non dire Arias Navarro e per le reazioni che le sue parole potranno provocare, in un quadro politico estremamente complesso ed instabile. E' un momento delicatissimo. Franco è morto da due mesi, ma è come se fossero passati due anni, l'urgenza dei cambiamenti, l'attesa del mattino dopo una notte di quattro decenni, stimola l'impazienza. Eppure, dice la rivista democratica Cambio, «è appena cominciata la lunga marcie che deve condurci dal limbo attuale al cielo o all'in- e ferno, a seconda di come andranno le cose». Cioè l'evoluzione, se ci sarà, non potrà non essere graduale e complessa. Però occorre un progetto preciso, un «calendario di lavoro per i prossimi mesi», dice ancora Cambio, insomma un vero punto di svolta. Perciò «il 28 gennaio è la prova del fuoco, è il giorno D»: se il calendario di lavoro dovesse ridursi, per le pressioni reazionarie, a un vacuo documento d'intenzioni, «una volta di più avrebbero vinto in questa terra gli estremisti di tutti i colori». Perché la tregua è finita o sta per finire. L'attesa del discorso di Arias Navarro è resa più acuta dal fatto che s'ignora ufficialmente la risposta del Consiglio del regno alla proposta del primo ministro di prorogare di un anno la legislatura, per poter predisporre un nuovo meccanismo elettivo delle Cortes, di tipo rappresentativo e pluralistico. Questa proposta è fondamentale, nella strategia e nella tattica dei riformisti; ma il Consiglio del regno è il massimo organo di potere dello Stato spagnolo, nelle attuali strutture, ed è diviso, quasi alla pari, tra rifor misti e reazionari. Il Consiglio ha discusso tre giorni prima di prendere una decisione, che è stata poi comunicata al re. L'opinione pubblica ne è all'oscuro. Tuttavia molte indiscrezioni dicono che la risposta, alla fine, è stata «sì». In quest'ipotesi, la strategia di Arias Navarro, ma soprattutto di Fraga Iribarne, il potente ministro dell'Interno, che è il vero ispiratore politico del primo governo postfranchista, viene così descritta, o prevista, a Madrid. Proroga della legislatura di un anno. Nell'estate, tra giugno e i primi di agosto, referendum popolare sulla modifica di alcuni «principi fondamentali del Movimento nazionale» (cioè del partito unico franchista) inseriti nella Costituzione organica dello Stato spagnolo: il referendum sancirebbe l'avvento di nuovi indirizzi «di associazione, di riunione e di libera espressione», sulla base dei quali si legalizzerebbe una pluralità d'informazioni politiche. Nel marzo 1977, elezioni dirette e a suffragio universale. Sono previsioni fondate? Per ora di realmente nuovo, di toccante con mano, c'è solo il clima, il clima generale che è profondamente cambiato, estremamente più aperto e tollerante di quello degli anni del tardo franchismo. Nella stampa, soprattutto sui set¬ tatcpangscdnnfgzssartA timanali, si registra, accanto a piaggerie desuete e a nuovi trasformismi, un'area reale di critica e di dissenso. I gruppi politici di opposizione sono apertamente tollerati e, se sono moderati, perfino incoraggiati ad organizzarsi. Venerdì si aprirà a Madrid un pubblico, semiufficiale congresso della de (invece molti comunisti sono ancora in prigione). Di contro, le strutture formali del potere, dal Consiglio del regno al Consiglio nazionale del «Movimiento», al sindacato ufficiale eccetera, sono ancora immutate e vi si annidano gruppi cospicui di reazionari, con amicizie negli alti gradi dell'esercito. Alla domanda se dietro tutto questo ci sia, in Fraga e negli altri ministri riformisti che condizionano il governo di Arias, come il ministro degli Esteri Areilza e quello della Giustizia Garrigues, una vera volontà di arrivare a una democrazia parlamentare, ribaltando e non solo correggendo l'attuale sistema, le prime risposte che ho avuto a Madrid sono in prevalenza positive, Che sia così è sperabile. Se sia così realmente, resta un'ipotesi, ancorché scontata. Anche se Arias Navarro darà corpo domani alle speranze evoluzioniste, e sarebbe un fatto di sommaria importanza, due nodi gravi attendono comunque di essere sciolti, pena il collasso prematuro dell'intero disegno. Uno è il nodo economico-sociale. L'ondata degli scioperi sta rifluendo, ma i disoccupati sono tra 7-800 mila, a seconda delle stime, e marciano verso il milione, che è una cifra altissima per la popolazione spagnola, mentre l'inflazione sfiora il 15 per cento, secondo i dati ufficiali. L'altro nodo è il partito comunista: tutti i progetti governativi di democratizzazione della vita politica spagnola escludono, almeno per ora, il pce. Ma le principali forze politiche, dai democristiani ai socialisti, non sembrano disposte ad accettare una liberalizzazione zoppa, che condannerebbe ancora i comunisti alla clandestinità, perpetuando l'eredità della guerra civile. E studiano compromessi e sotterfugi, ma sotto l'occhio vigile degli alti gradi dell'esercito, che già diffidano della «riforma» e soprattutto non vogliono in Spagna una «questione comunista». Aldo Rizzo

Luoghi citati: Madrid, Spagna