Sono decisi a non lasciarsi affascinare dalla città di Marinella Venegoni

Sono decisi a non lasciarsi affascinare dalla città Sono decisi a non lasciarsi affascinare dalla città I liberi ragazzi dell'Alta Langa Vogliono sfatare la leggenda che Murazzano è un paese che muore ■ "Il nostro, dicono, è un paese vivo di gente che lavora - I giovani, si divertono, vanno a ballare e si sposano come tutti gli altri - Che cosa credete, voi cittadini? Anche quando saremo grandi resteremo qui" I Dal nostro inviato speciale) Murazzano, 26 gennaio. Gli undici allievi della quinta elementare di Murazzano, nell'Alta Langa, sono in agitazione. Qualcuno ha scritto che il loro è un paese che muore; un paese « per soli uomini » perché le ragazze non vogliono più sposare i contadini e fuggono in città; un paese dove i giovani sono timidi e impacciati con le coetanee. I bimbi della quinta si sono arrabbiati. Un mattino la maestra, Irma Brocardo, li ha trovati in piena discussione. « Signora maestra — le hanno detto in coro —, noi vogliamo far sapere che Murazzano è un paese vìvo, di gente che lavora, e che i giovani vanno a ballare, si divertono e si sposano come tutti gli altri ». Ed eccoci qui. L'edificio ospita anche le scuole medie; la classe è piccola, i banchi raggruppati a formare un unico tavolo; in una bacheca, ci sono i ritagli di giornale che sovente servono da spunto alle lezioni. Le finestre si affacciano su uno splendido panorama; colline, poi pianura a perdita d'occhio; in fondo, nitidissime, le montagne. I bimbi hanno occhi vispi e curiosi, sono loquaci e per nulla intimiditi dalla presenza di una sconosciuta. Vanno subito all'attacco. «Il mio papà sta costruendo un albergo — dice Grazia — e un altro sarà aperto questa estate all'ingresso del paese. Allora io credo che rimùnga ancora della gente e che vengano anche dei forestieri. Se no, non l'avrebbe fatto». «Mia sorella ha 16 anni e va a ballare anche con i ragazzi di qui — incalza Cristina —, mi ha detto che non sono tìmidi, anzi sono molto simpatici e si divertono tutti insieme». Carlo, la frangetta nera sugli occhi: «Alla domenica non si trova quasi da parcheggiare la macchina e d'estate c'è un sacco di gente: tanti vengono per mangiare le specialità delle nostre trattorie: agnolotti, tagliatelle, i salami, le robiole e il vino buono». Murazzano ha 1206 abitanti; la sua storia è quella di tanti paesi delle Langhe. All'inizio degli Anni Cinquanta, tutti lavoravano la terra, poi è venuto il «boom», e circa ottocento persone hanno scelto la città, la vita di fabbrica, con l'orario di lavoro e lo stipendio fisso. Quelli che sono rimasti hanno ristrutturato le loro aziende, si sono specializzati, chi nell'allevamento dei vitelli o delle pecore chi nella vitivinicoltura. Le case in gran parte sono state rimesse a nuovo. All'entrata del paese, numerosi edifici in costruzio- ne dimostrano che gli allievi di quinta non sbagliano quando affermano che il paese continua a vivere. Per strada e nei negozi, i volti sono coloriti, l'espressione serena. Gli stress della città sono lontani. Ma è vero che i giovani che lavorano la terra non riescono a trovare moglie? «Vittorio, l'idraulico, ha sposato una sarda, gliel'ha fatta conoscere un'altra ragazza che si è sposata qui», irrompe una vocina. «Tanti vanno nel Sud e tornano con la fidanzata, ormai alla vigilia delle nozze». Soltanto qualcuno, insomma, si sposa con le giovani di Murazzano o dei paesi vicini. Come si divertono, qui, i grandi e i piccini? Gli sguardi si intrecciano e ammiccano. Esce un elenco di film proiettati gratuitamente dalla Pro Loco, la sfilata di carnevale sui carri allegorici, che termina con polenta e salsiccia per tutti, il palio delle contrade in estate; e certe serate danzerecce nei mesi caldi, al parco della Torre, sulla punta più alta della collina: mentre i genitori ballano, i bambini giocano a nascondino fra le piante. Ma c'è anche un circolo culturale, intitolato a Beppe Fenoglio, dove si discute e si gioca a carte, e un club «dove i giovani contadini si trovano, parlano dei loro problemi e fanno dei corsi», una mostra-mercato delle pecore, in agosto, in cui «vengono distribuiti premi per vari milioni». Ma che cosa credete voi cittadini? Lascerete il vostro paese, quando sarete grandi? Scuotono le piccole teste. «Noi stiamo qui, perché qui si sta bene». «Io — dice Carlo — da grande farò il contadino, oppure il muratore, oppure metterò su un'officina con lui», e indica un compagno che annuisce. Qualcuno fa notare che a Murazzano non c'è neanche una fabbrica: «Se ne tacessero una, anche chi non vuol fare il contadino troverebbe lavoro senza dover andarsene». Il mito della città non ha fatto presa, negli alunni della maestra Brocardo. «In città i bambini sono schiacciati, noi siamo liberi, possiamo correre, giocare anche in mezzo al¬ la strada senza pericoli». E' l'ora dell'intervallo. I bimbi escono all'aperto, salgono tutti insieme il sentiero dietro la scuola, che si inerpica verso il parco della Torre, e giocano a ridiscendere di corsa verso la strada. Il silenzio è rotto soltanto dalle loro grida. Marinella Venegoni Murazzano. Un gruppetto di scolari gioca sulla piazza semivuota. In primo piano, una vecchietta che torna dai campi (Fotografia «La Stampa», Piero De Marchis)

Persone citate: Beppe Fenoglio, Brocardo, Irma Brocardo, Piero De Marchis

Luoghi citati: Murazzano