Tuti accusato per le bombe sull'Italicus ad Arezzo di Francesco Santini

Tuti accusato per le bombe sull'Italicus ad ArezzoInchieste giudiziarie sulla "cellula nera,, Tuti accusato per le bombe sull'Italicus ad Arezzo Sulla strage del treno l'istruttoria è ancora in corso a Bologna - I giudici aretini lo hanno rinviato a giudizio per tre attentati alle ferrovie (Dal nostro inviato speciale) Arezzo. 26 gennaio. L'annuncio è ufficiale: il processo contro Mario Tuti e la cellula eversiva toscana sarà celebrato nel mese di marzo dalla Corte d'assise d'Arezzo. La notizia è importante perché, ancora una volta, la giustizia italiana, nella sua frammentarietà, si prepara a una nuova sconfitta: nulla di più, infatti, si potrà sapere in Assise, ad Arezzo, su quanto accadde nel nostro Paese nel periodo oscuro della strategia del terrore e il processo resterà un episodio isolato in un contesto molto più vasto che tarda ad emergere sui collegamenti e le collusioni tra i plastiqueurs neri e chi, in Italia, ha ordinato gli attentati. Che il processo di Arezzo sia destinato a rimanere un «episodio» nella più vasta strategia del terrore, al di fuori di collegamenti più interessanti che pure potrebbero emergere, sembra dimostrato dal summit riunito oggi a Bologna, che ha viste, con gli inquirenti che indagano sull'Italicus, i magistrati che a -Milano, Brescia e Padova tentano di far luce sulle «trame nere». Esclusi, invece, dal summit gli inquirenti di Arezzo e di Firenze. I magistrati di Arezzo si preparano alla causa contro Tuti con grande cura. Contestano al geometra di Empoli e ai suoi gregari, con il reato di strage, la detenzione di armi e la ricostituzione del partito fascista, ma limitano il loro impegno, come vuole la procedura, a un arco di tempo brevissimo: i primi sette giorni del 1975, quando tre attentati, ad Arezzo, Rigutino e Terontola confermarono la vulnerabilità della rete ferroviaria italiana, dimostrando che soltanto per un caso non si era ripetuto in Toscana il lutto di San Benedetto Val di Sambro, con i 12 morti e i 48 feriti del treno Italicus. Come b noto, per l'Italicus la magistratura bolognese ha indiziato il Tuti e i suoi camerati e l'istruttoria è ancora in corso. Con Mario Tuti, che nel carcere di Volterra si attribuisce il ruolo di prigioniero politico, non risponde ai magistrati ma si compiace di teorizzare il suo impegno rivoluzionario, compariranno in Assise, ad Arezzo, Luciano Frenci, Piero Malentacchi, Giovanni Gallastroni e Mari no Morelli. Ad Arezzo si va al processo con toni trionfalistici: «Abbiamo fatto un buon lavoro — dichiara il sostituto procuratore Marsili —, e ognuno nei limiti delle sue competenze. fa i suoi processi». E ancora più esplicito appare il giudice istruttore Chimenti quando afferma: «La nostra istruttoria è matura per il giudizio; ho raccolto elementi di prova sufficienti per emettere i mandati di cattura, e adesso andiamo in Assise. Gli altri sono ancora in una fase primordiale: all'indizio di reato, alla comunicazione giudiziaria. Cosa dovremmo fare? ». Registriamo le due dichiarazioni perché appaiono emblematiche: sono le risposte, sbrigative e polemiche, alla magistratura di Bologna che guida l'indagine sulla strage di San Benedetto Val di Sambro e insiste sulla difficoltà di conciliare l'efficienza delle indagini con l'istituto della competenza giudiziaria, che segmenta in mezza Italia le istruttorie sull'azione del gruppo eversivo toscano, confermando che non si arriva alla verità sulla strategia del terrore fin quando non si ricostruisce in modo organico e completo il ruolo del gruppo toscano nel quadro più vasto della stessa strategia del terrore. Il dott. Randon è il magistrato che indaga sulla fuga dal carcere di Arezzo di Luciano Franci, Aurelio Fianchini e Felice d'Alessandro. Nei giorni scorsi, il dott. Randon ha richiamato ad Arezzo Aurelio Fianchini e Luciano Franci, impegnati dalla magistratura bolognese. La sua richiesta è stata interpretata a Bologna nell'ottica della polemica con Arezzo, e il dott. Randon si è detto questa mattina, «molto amareggiato». «Io non sottraggo i testimoni dell'Italicus — ha dichiarato —, mi limito a fare il mio dovere: Bologna lavora, bene, noi facciamo altrettanto, precisando che fino ad oggi i mandati dì cattura sono partiti da Arezzo». A chi gli faceva notare la «opportunità» della richiesta di trasferire Fianchini in Toscana Randon ha risposto: «Io ho bisogno di sentirlo per qualche ora, nient'altro, poi lo rispedisco a Bologna al giudice Velia. D'altronde, non posso trasferire mezzo carcere di Arezzo a Bologna per i confronti con l'evaso, né posso chiedere che siano i bolognesi ad interrogarlo per mio conto». E* questo un episodio secondario, ma rivela con esattezza il clima di tensione che ormai si è creato e che finisce con il nuocere all'inchiesta sull'Italicus. Francesco Santini Mario Tuti (Telefoto)