Nella "fascia verde,, ci sarà anche la centrale nucleare

Nella "fascia verde,, ci sarà anche la centrale nucleare La catena dei parchi che circonda Torino Nella "fascia verde,, ci sarà anche la centrale nucleare L'assessore all'ecologia Fonio: "Non è una contraddizione, e spiego perché" - Itinerari turistici di castello in castello per conoscere le bellezze e la storia della zona La grande fascia di 50 milioni di metri di verde pubblico intomo a Torino comincia a diventare realtà, il sì detto dal ministro Spadolini a nome del governo durante l'incontro di martedì scorso « svoltosi nello spirito di concreta collaborazione fra Stato, Regione ed enti locali » ba tolto qualsiasi dubbio. Il comitato costituito, come dice un documento ufficiale «in vista della migliore utilizzazione della fascia verde comprendente La Mandria, Venaria, Stupinigi e Santena » inlzierà a giorni i suoi lavori. Ma qualcuno si è posto la domanda: « Come si concilia questo lodevole slancio di tutela ambientale con il sì detto dal Piemonte, prima Ira le Regioni italiane, per l'installazione sul suo territorio di una centrale elettronucleare? ». Giriamo la domanda all'aw. Fonio, assessore regionale all'ecologia e la sua risposta è chiara: « Non credo che l'inserimento di una centrale nucleare nel quadro generale piemontese possa sconfessare tutto quello che abbiamo fatto e facciamo per la tutela dell'ambiente. Abbiamo fatto la nostra scelta con una valutazione approfondita e servendoci di tutti gli elementi temici disponibili e abbiamo ritenuto di non dover respingere la richiesta del governo ». Ha favorito 11 si la precedente esperienza della centrale « Enrico Fermi » di Trino Vercellese e proprio questa zona sembra destinata a diventare la sede della nuova centrale. La legge chiede alla Regione di segnalare, avvalendosi anche della consulenza del Cnen, due ssdi alternative. « Abbiamo interpellato il Cnen — dice Fonio — e attendiamo, per decidere in modo definitivo, le sue indicazioni ». Il problema più grosso è senza dubbio quello delle scorie, ma è altrettanto indubbio che deve es- sere risolto su scala nazionale. « La costante attenzione che il Piemonte dedica alla tutela dell'ambiente — dice ancora Fonio — si concreterà presto in alcuni provvedimenti per il disinquinamento, a totale carico della Regione, di alcune zom lacustri ». Del resto la grande « fascia verde » è proprio un nuovo strumento che si crea per la difesa dell'ambiente e in esso relamento paesaggistico e naturalistico si fonde con quello storico, in un unico discorso culturale. In questo discorso si inserisce oggi un altro interlocutore: la sezione piemontese dell'Istituto italiano dei castelli che da dieci anni si occupa di questi beni. Sul territorio piemontese, sono circa 1200; parecchi sono ruderi Invasi dagli sterpi, altri di proprietà pubblica o privata, più o meno restaurati e funzionanti. Quelli di Bardassano e di Villardora sono Indicati come esempi tipici di restauro e di abitabilità; ma anche l'austera Arma dei carabinieri, proprietaria del Castello di Moncalieri, lo ha restaurato con encomiabile iniziativa, aprendo al pubblico la domenica mattina le private stanze della principessa Clotilde. Ecco: la proposta che l'avvocato Alessandro Eosboch segretario dell'associazione presieduta per il Piemonte dal magistrato astigiano Luigi Baudoin e l'aw. Gastone Artom, consigliere, hanno fatto nei giorni scorsi all'assessore al Turismo della Eeglone, Moretti, è proprio quella di inserire questi castelli, case forti, ville medioevali e sei-settecentesche, in itinerari che affianchino al « turismo industriale » che oggi caratterizza la nostra città, anche un turismo culturale. Certo, se qualcuno oggi va a suonare alla porta di un castello privato chiedendo di visitarlo rischia di riceversi un rifiuto; ma vengono sempre accolte visite di associazioni culturali, gruppi scolastici, di scouts. La disponibilità c'è: « Ma se vogliamo che sopravvivano — dice l'aw. Eosboch — bisogna inserirli in un discorso culturale moderno sul tipo della esperienza inglese ». Qui ci sono esempi contrari e quando per esempio si è fatta la strada nuova del traforo del Pino, non si è badato tanto per il sottile e il nastro d'asfalto ha tagliato una bella fetta del parco di Villa Capriglio dove viveva Juvarra quando costruiva la basilica di Superga. Per restare su questo pezzo di collina, a Pecetto c'è l'ex villa di Costantino Nigra e il recente spettacolo televisivo potrebbe indurre qualcuno a farvi una capatina; a Sassi c'è quella del vescovo d'Angènnes, a Pino « Il Palazzotto » che si dice costruito da Vittorio Amedeo II per una sua amante; dalla parte opposta della città, sul Sangone, il castello del Drosso ora circondato da lottizzazioni Industriali. Ma la conservazione e l'apertura ad un controllato uso pubblico di questi beni privati è soprattutto un problema di denaro. L'intervento statale potrebbe anche concretarsi in forme di esenzione fiscale; certo che l'esperienza inglese in questo campo fa scuola. Il « National trust » interviene anche acquistando direttamente il monumento, lasciandolo magari in usufrutto ai proprietari per un lungo periodo di tempo. In Francia i castelli classificati M. H. (Monument histo- rique) sono tutelati e lo Stato interviene nel 50 per cento delle spese di riparazione; inoltre se sono aperti al pubblico il proprietario può detrarre dalla dichiarazione dei redditi fino al 75 per cento delle spese per la sua conservazione; ma solo il 5 se rimangono di esclusivo uso privato. Sono tutti incentivi per favorire la « fruizione » pubblica di beni culturali. La Eeglone ha mosso, col valido concorso dello Stato, i primi passi, ben decisa a procedere. Il discorso con l'Istituto dei castelli è appena aperto. Domenico Garbarino II castello di Moncalieri, uno dei 1200 che saranno inseriti in itinerari turistico-culturali