Durerà la ''pace siriana,,? di Igor Man

Durerà la ''pace siriana,,? Ancora momenti drammatici in Libano Durerà la ''pace siriana,,? (Dal nostro inviato speciale) Tei Aviv, 23 gennaio. «Il lungo cammino di mille e mille miglia per costruire un nuovo Libano è cominciato», ha dichiarato oggi l'ex primo ministro libanese Saeb Salam (musulmano). «La guerra civile e la tregua hanno dimostrato come la vecchia generazione politica abbia fatto bancarotta. Il futuro del Paese è ora nelle mani dei giovani», ha concluso il settantenne ex premier, il quale si è detto convinto che la tregua reggerà. Scettico, al contrario, si è mostrato il ministro della Difesa israeliano Shimon Peres. Parlando con i giornalisti al circolo della stampa, ha detto di non poter assolutamente far previsioni su quello che potrebbe avvenire nel Libano «non solo tra una settimana, ma nemmeno fra poche ore». Peres ha aggiunto che il governo israeliano si è comportato «correttamente» astenendosi dall'intervenire in modo diretto nella crisi libanese. «Noi ci siamo attenuti a due principi: non intervenire nella guerra civile in alcun modo e contemporaneamente prevenire un intervento militare esterno che avrebbe potuto mettere in pericolo la nostra sicurezza. Le nostre decisioni si sono rivelate responsabili e corrette». Come si ricorderà, nei giorni passati, Gerusalemme aveva ripetutamente messo in guardia la Siria dall'intervenire in Libano, lasciando capire che in caso contrario Israele si sarebbe mosso. Ma quando si è appreso che reparti dell'Alp, l'Armata di liberazione palestinese, erano passati dalla Siria al Libano, il governo israeliano ha deciso di non considerare questo fatto come un intervento militare siriano che avrebbe potuto creare il casus belli. D'altra parte, senza la copertura polìtica degli Stati Uniti, Israele avrebbe potuto difficilmente rischiare una operazione militare. Essa avrebbe fatalmente determinato almeno tre risultati negativi: 1) la riunificazione del mondo arabo attualmente diviso sul problema palestinese, come su altre questioni. 2) La messa in crisi dell'accordo con l'Egitto. 3) L'intervento avrebbe nuociuto sul piano politico alla «causa» dei cristiani libanesi. Per tutti questi motivi Israele non si è mosso ed ora «sta a vedere» con l'arma al piede, piuttosto scettico, come si è visto, per quanto riguarda il manteni- mento della tregua nel Libano. Per gli israeliani le possibilità che il «cessate il fuoco» duri e si consolidi dipendono in larga misura dai falangisti (cristiani di destra). Costoro dovranno valutare la propria posizione e decidere se una eventuale ripresa dei combattimenti potrebbe far loro recuperare almeno una parte dei territori e del potere che hanno perduto sul terreno e perderanno ancora con l'attuazione degli accordi praticamente imposti dalla Siria. A Beirut, nella zona dei grandi alberghi, i falangisti continuano a combattere contro i musulmani, accanitamente. Nel resto della città, auto con altoparlanti percorrono le vie esortando a smantellare le barricate. «La guerra è finita. Abbiamo vinto la nostra battaglia per la giustizia», gridano i musulmani, «Adesso è venuto il momento per i cristiani e i musulmani dmpD di lavorare di nuovo insieme». Il ministro degli Esteri siriano, Khaddam, che ha visto Arafat e dovrà incontrarsi con Pierre Gemayel, capo dei falangisti, e col dimissionario primo ministro Karame, ha dichiarato che la tregua regge, anche se turbata «da sporadici episodi di violenza». Episodi di violenza: Damour, la città cristiana occupata dai musulmani, è stata saccheggiata e poi data alle fiamme. I corpi dei caduti cristiani massacrati nei feroci assalti sono stati incendiati. Diecimila profughi sono stati sgomberati via mare. A Beirut il grande palazzo della Intra Bank è stato preso d'assalto e così pure il supermarket «Spinney». Invano gli uomini della polizia militare palestinese hanno cercato di fermare saccheggiatori e sciacalli. Portano via tutto, a bordo di macchine e autocarri e anche con semplici borse della spesa. Sono ore fosche queste che sta vivendo il Libano a corollario di nove mesi di spaventosa guerra civile. Se i siriani, attraverso i palestinesi dell'Alp riusciranno a prendere in mano la situazione, il lungo cammino di cui parla Saeb Salam potrà iniziarsi, altrimenti il Paese piomberà di nuovo nel caos. In Israele si segue la situazione libanese con freddezza ma con estrema vigilanza. «Certamente — ha detto stasera un'alta fonte militare — nel Libano non è stata ancora detta l'ultima parola». Commentando gli avvenimenti delle ultime ore, la fonte ha rilevato come «l'intervento per interposta persona» compiuto dalla Siria facendo sconfinare reparti dell'Alp, abbia rappresentato «il vero punto di svolta» della situazione, mutando il rapporto delle forze e costringendo le parti ad accettare la tregua dettata dalla Siria (un vero e proprio diktat). La fonte ha però aggiunto: «L'importante viene adesso. Bisognerà vedere se il Libano rimarrà uno Stato indipendente o diventerà un protettorato siriano». Igor Man svi- •., :>.•<••.;;,. Beirut. Ancora morti sulle strade sorvegliate dai soldati

Persone citate: Arafat, Aviv, Peres, Pierre Gemayel, Saeb Salam, Shimon Peres