"Riconvertire l'industria o si andrà verso il declino,,

"Riconvertire l'industria o si andrà verso il declino,, Le prospettive economiche del difficile '76 "Riconvertire l'industria o si andrà verso il declino,, Libertini: "Non si tratta di una libera scelta, ma di una necessità assoluta" - Edilizia: "Mancano le condizioni, secondo il Collegio costruttori, per una ripresa" E' ancora lungo il tunnel della crisi? La luce che qualcuno dice di intravedere non sembra ancora avere la consistenza di una « prova » del cambiamento della situazione: la maggior parte degli operatori economici è dell'opinione che si tratti piuttosto di un •< indizio > da non sottovalutare proprio In rapporto alla possibilità di imboccare la via giusta per uscire dalla recessione. Lucio Libertini, assessore all'industria e vicepresidente della giunta regionale, mette in guardia contro gli « ottimismi irragionevoli » di chi spera nella ripresa del mercato internazionale la cui condizione è « limitata da ragioni di carattere strutturale che non possono essere superate in breve tempo ». « D'altro canto — aggiunge — la crisi italiana ha sue ragioni specifiche che si sommano a quelle generali: In sostanza I mutamenti che avvengono nella divisione internazionale del lavoro riducono oltre modo II nostro spazio produttivo tradizionale. La ricerca di un nuovo tipo di sviluppo, attraverso una prolonda riconversione dell'industria e di tutto l'apparato produttivo, è perciò non una scelta libera, ma una necessità assoluta. Il '76 sarà migliore del '75 se ci sì metterà su questa strada nuova e la si percorrerà con energia e rapidità. E il Piemonte, con la vecchia Impostazione del suo apparato Industriale? « O rinnovarlo o andare verso un inesorabile declino. E' questa la chiave essenziale dì lettura di una serie di questioni: piano a medio termine, programmi produttivi di settore, ruolo delle Regioni, politica dei grandi gruppi industriali (Fiat, Montedlson. Pirelli, Olivetti, Riv. Ferrerò), misure organiche per una nuova funzione della piccola e media impresa e dell'artigianato, riforma e rilancio dell'agricoltura'. Libertini afferma che il futuro sarà deciso da ciò che concretamente faranno le forze politiche. La Regione, dal canto suo, sta diventando sempre più « soggetto attivo ed autorevole » per i nuovi strumenti che si cerca di mettere in opera: tesoreria, finanziarla, piano economico, ente fiere, aree Industriali attrezzate, legge per l'artigianato, iniziative per l'agricoltura, riorganizzazione della domanda pubblica. L'edilizia è il termometro della crisi: il presidente del Collegio costruttori, ing. Giorgio Grometto, distingue il settore privato da quello pubblico. ■ L'edilizia privata — dice — è quasi ferma soprattutto per mancanza di investimenti che sono scoraggiati dalla politica di blocco dei fitti e dalle attuali condizioni del credito, per la carenza di strumenti urbanistici e per le disposizioni di carattere amministrativo vigenti In molti comuni. Mancano a tutl'oggl i presupposti per una ripresa dell'attività a breve termine: soltanto In un futuro molto lontano sarà possibile avviare nuove Iniziative, a patto che si predispongano subito gli strumenti urbanistici ed operativi adeguati ». Discorso diverso per l'edilizia pubblica: « / provvedimenti legislativi varati nel '75 (leggi 166 e 492) si stanno rivelando efficaci e quindi è certo che ne! prossimi mesi incomincerà la realizzazione dei programmi produttivi approvati. Ma questi programmi, che rappresentano l'unica attività certa, sono ben lontani dal compensare la forte contrazione dell'iniziativa privata ». « Il '76 — conclude — sarà ancora nel complesso un anno di crisi, che potrà essere mitigata se gli enti locali sapranno assumere decisioni tempestive per avviare nuovi interventi e per favorire la rapida esecuzione dei lavori programmati. Le preoccupazioni degli imprenditori riguardano non solo l'esiguità della produzione prevedibile, ma anche la stessa regolarità produttiva: negli ultimi anni si è sempre più accentuata l'inefficienza della gestione pubblica nel campo dell'edilizia con grave danno per l'economia delle imprese. La crisi di governo non è certo una premessa favorevole per un miglior andamento della gestione pubblica ». Secondo il presidente dell'Associazione commercianti, Renzo Gandini ■ se si verificherà una ripresa nell'industria e nell'edilizia, soprattutto nella produzione automobilistica, anche il commercio potrà superare l'attuale fase di stagnazione e la domanda di beni di consumo avrà una ripresa dopo la torte caduta del '75 ». Precisa: « Con un'espansione dei consumi le Imprese commerciali potranno procedere sulla via del contenimento dei costi di distribuzione e del processo di maggiore produttività e di ristrutturazione già in corso, per rendere il servizio distributivo il più possibile efficiente ed economico nell'interesse del consumatori. Queste resteranno comunque le aspirazioni e le speranze dei commercianti ». Il presidente del Comitato piccola industria Sergio Caccamo crede ne! primi sintomi di una ripresa e afferma che proprio la piccola impresa (per le sue particolari ca-atteristiche di flessibilità) più prontamente potrà partecipare a questa rinascita contribuendo ad accelerarne il ritmo. Di contro vi sono difficoltà strutturali particolarmente gravi per le aziende minori. « Sul plano polìtico — dice — l'improvvisa crisi di governo lascia il Paese senza guida in un momento cruciale in cui sono necessari provvedimenti di sostegno alla ripresa economica e proprio alla vigilia del rinnovo di alcuni dei principali contratti di lavoro. Per quanto riguarda la produttività del sistema, essa passa attraverso il risanamento dei conti economici delle singole aziende. Oggi le Imprese Italiane, soprattutto le piccole, sì trovano In svantaggio rispetto alla concorrenza Internazionale a causa dell'elevato costo del denaro; della forte Incidenza degli oneri sociali sul costo del lavoro: del vincoli esistenti alla mobilità della manodopera. Senza contare il clima di conflittualità esasperato all'interno delle fabbriche. In particolare, le piccole aziende chiedono una politica del credito a medio e lungo termine che assicuri il massimo automatismo e la minima discrezionalità nell'erogazione, ed un'azione di assistenza continua ed efficace alle loro attività di esportazione sui mercati mondiali ». Per Camillo Sgarlazzetta, presidente dell'Artigianato di Torino e Provincia, la soluzione della crisi è lontana: « All'alba del '76 l'orizzonte per gli artigiani si presenta a tinte fosche. La recessione ha avuto profonde conseguenze tra le imprese; I riflessi si sono avvertiti In ritardo rispetto alla grande industria, ma con carattere pesantissimo. Sintomi di ripresa non si avvertono in tutti o quasi tutti 1 settori. L'artigianato di produzione è quello che risente principalmente di questo stato dì cose: l'abbigliamento è In crisi da tempo, il settore edilìzio sì presenta In situazione critica e solo alcune imprese (di pìccole dimensioni o a conduzione familiare) sono ancora In attività per lavori di ripristino e manutenzione. Speriamo, non solo a fini fiscali, nella costituzione di molte Imprese "familiari" come ha disposto la minlriforma "Visentini". Il settore metalmeccanico e l'indotto auto hanno dovuto ridurre notevolmente l'attività, per la diminuzione della domanda e per la tendenza dei grossi complessi ad effettuare direttamente certe lavorazioni e cerfe commesse che prima venivano richieste alle ditte artigiane specializzate ». Sgarlazzetta dice ancora che molte imprese si sono « ridimensionate » licenziando il personale dipendente, riducendosi alla sola attività « familiare » non esistendo la possibilità del ricorso alla cassa integrazione. Ora aspettano. « Intanto sono state salassate le magre risorse di molte Imprese, alcune hanno chiuso. SI aggiunga che è assurdo pensare ad un autofinanziamento: cosi il ricorso all'Artigiancassa, al credito regionale, alle Cooperative di garanzia si fa ogni giorno più assillante ». Gianni Bisio Giorgio Grometto Sergio Cuccamo Renzo Gandini

Persone citate: Camillo Sgarlazzetta, Gianni Bisio Giorgio, Giorgio Grometto, Giorgio Grometto Sergio, Lucio Libertini, Olivetti, Renzo Gandini, Sergio Caccamo, Visentini

Luoghi citati: Piemonte, Torino