Qualità della vita e scienze politiche

Qualità della vita e scienze politiche Qualità della vita e scienze politiche Il 24 dicembre dopo aver terminato di leggere su La Slampa l'articolo nel quale Mario Deaglio presentava i risultati di una sua indagine su la « qualità della vita », compiuta mediante dodici indicatori, destinati a misurarne le differenze nelle diverse regioni italiane, mi sono detto: addio vacanze! E così difatti è stato, e dirò subito il perché, non ovviamente per il fatto che le mie vacanze siano un argomento di un qualsiasi interesse, ma perché il motivo per cui sono andate perdute invece lo è. In un elzeviro su La Stampa del 16 luglio, scritto a commento dei risultati delle elezioni del 15 giugno, parlavo di una ricerca in corso sulla struttura delle classi sociali in Italia e sui valori culturali e gli atteggiamenti politici che le differenziano fra di loro. Questa ricerca, che è giunta a termine, si è svolta sopra l'inesauribile fonte di dati rappresentata dall'eccellente e vastissimo campione nazionale della gioventù italiana, interrogato dall'Istituto per gli studi sullo sviluppo economico e il progresso tecnico (Isvet). Questo insieme di informazioni, contenute in oltre 35.000 schede perforate, costituisce un vero e proprio archivio di dati, che l'Istituto ha messo generosamente a nostra disposizione. La nuova ricerca, che fa seguito a quella da me pubblicata nel saggio I valori difficili, è stata condotta con procedure di elaborazione al calcolatore nuove e molto avanzate, alla messa a punto delle quali ha dato un decisivo contributo il metodologo Alberto Marradi che è entrato a far parte del gruppo di ricerca, e sta dando risultati che superano ogni nostra più rosea speranza iniziale. La relazione finale era ormai quasi pronta, ma i dati forniti da Mario Deaglio nel suo articolo, sono per noi di tale rilievo, che non potevamo in alcun modo non tenerne conto nel nostro lavoro. E il motivo ne è questo. Mediante l'uso delle procedure di cui si è detto e costruendo i nostri modelli di analisi con un metodo sperimentale, siamo riusciti a individuare e, quello che più conta nei nostri studi, a quantificare alcuni complessi di atteggiamenti socio-culturali, cui abbiamo attribuito diversi nomi in relazione alle realtà che essi colgono. Ne cito alcuni: l'atteggiamento familistico, inteso come raccolta di frammenti del « senso comune », sincreticamente uniti fra di loro e, come dice Alberto Marradi, depositatisi e sedimentatisi al fondo delle strutture di personalità di larghi settori sociali, attraverso un tipo di educazione dominata dalla figura materna; l'atteggiamento del « fideismo cattolico », caratterizzato dalla assoluta predominanza della immagine della Chiesa intesa come Grande Madre che rassicura e dà pace (e questo non risulta dalla mia fantasia di antropologo, come sembra sospettare Cesare Cases sull'Espresso dell'I 1 gennaio, ma da una serie di analisi fattoriali sul calcolatore del Cnuce di Pisa!) e dalla accettazione delle verità di religione allo stesso titolo delle verità della scienza; e poi ancora un atteggiamento che si caratterizza per l'accoglimento acritico degli stereotipi dell'ideologia capitalistica; un altro da noi chiamato col termine di xenofobia, o etnocentrismo; e ancora, un atteggiamento che abbiamo chiamato col nome di autoritarismo qualunquista, che nasce dalla combinazione di alcuni tratti che caratterizzano l'autoritarismo di origine fascista con una forma di utilitarismo individualistico, che prelude ma non perviene ad una concezione economico-libe-istica dei rapporti sociali. ★ ★ E poi, sull'opposto versante, noi abbiamo identificato una forma, pur essa quantificabile, di coscienza politica progressiva, aperta ad un radicale rinnovamento della società, con altri due insiemi di notevole importanza analitica: un atteggiamento di protesta individualistica e prc sociale, di ribellismo anarchico, e un'altra complessa forma che abbiamo chiamato con il termine di populismo sindacale, la quale pone al centro di ogni istanza politica il sindacato. Questa forma, mentre da un lato offre nella situazione italiana alcune grandi possibilità di sviluppo originale, comporta da un altro una certa misura di rischio di scadere in una sorta di giustizialismo di tipo latino-americano, qualora non sia sorretta da forze politiche mature e responsabili. Queste prospettive di analisi, si badi bene, non hanno nulla di fantapolitico né di arbitrario, non sono cioè state immaginate a priori, ma le abbiamo ricavate dalle informazioni di cui disponevamo, con tecniche raffinate, e le abbiamo puntualmente più volte ricontrollate, per accertarne la capacità di disegnare in modo coerente le fisionomie delle diverse classi sociali, delle diverse categorie economiche e professionali, dei diversi ambienti, urbani e rurali, delle zone geografiche del Meridione in rapporto a quelle centrali e settentrionali del Paese, e ancora di quelle di ogni singolo gruppo regionale e di ogni gruppo di soggetti distinto in base alla scelta politica. La nostra procedura, come "ogni procedura scientifica, può essere verificata ad ogni momento da chi possieda le necessarie conoscenze; e a questo proposito posso già dire che il nostro « archivio » sarà messo a disposizione di chiunque abbia un interesse a tale verifica. Orbene, e qui ritorno all'articolo di Deaglio, nella nostra analisi avevamo considerato anche le correlazioni esistenti fra le fisionomie politico-culturali dei diversi raggruppamenti regionali, quali apparivano dalla nostra ricerca, e i risultati elettorali ottenuti dalle stesse regioni nel referendum del 1974 e nelle elezioni del 1975, giungendo ad una serie di conclusioni e di nuove ipotesi, di cui sarebbe ora troppo lungo parlare. Ma ci mancava tuttavia un importante punto di riferimento, e cioè una misura della « qualità della vita » delle regioni nelle quali questi fenomeni socio-culturali e politici avevano avuto luogo. E l'articolo di Deaglio ci forniva proprio il dato mancante, attraverso il quale noi eravamo messi in condizione di stabilire, su basi empiriche, la relazione che lega gli atteggiamenti di valore e le scelte politiche ed elettorali con le condizioni della « qualità della vita ». In altri termini noi potevamo analizzare la relazione esistente fra queste condizioni e le forme della cultura e della personalità sociale preva-1 lenti nelle diverse regioni italiane, quali esse ci sono rappresentate dal nostro archivio. Da una verifica al calcolatore è subito apparso l'altissimo grado di correlazione che esiste fra questi momenti. Abbiamo infatti potuto stabilire che una migliore « qualità della vita » riduce nettamente tutte le forme più tradizionali del costume, quali il familismo, il fideismo chiuso e tradizionale, il qualunquismo autoritario, la xenofobia, l'attaccamento acritico all'ideologia capitalistica, la protesta individualistica e anarcoide, e la demagogia populistica; e per contro essa favorisce nettamente Io sviluppo di una più matura coscienza politica progressiva, una accentuazione delle preferenze politiche di sinistra, una riduzione netta delle zone di indifferenza politico-sociale. * ★ In altri termini, fin da un primo esame, appare chiaro che il benessere inteso nella pienezza umana del suo significato, e non solo come livello di reddito monetario (va detto per inciso che noi avevamo già provato ad usare quest'ultimo riferimento da solo, ma senza ottenere alcun risultato apprezzabile nella nostra analisi), ha un'influenza decisiva sugli atteggiamenti culturali e sulle scelte politiche ed elettorali del nostro Paese, e non nella direzione che solitamente viene ad esso attribuita, e cioè dell'imborghesimento e dell'integrazione passiva, ma in quella di una maggiore partecipazione e di una più grande apertura socioculturale e politica. E con questo trova piena conferma una mia ipotesi, presentata nel saggio precedente, relativa al rapporto positivo che esiste fra una maggiore apertura politico-sociale e culturale e la soddisfazione delle esigenze fondamentali dell'esistenza sociale. Ciò significa che le riforme pagano, e pagano in buona moneta sonante, e non in quella che troppo spesso viene malamente spesa da parte dei reazionari e dei demagoghi. Carlo Tullio-Altan

Persone citate: Alberto Marradi, Carlo Tullio-altan, Cesare Cases, Deaglio, Mario Deaglio

Luoghi citati: Italia