L'aborto: troppe donne tacciono

L'aborto: troppe donne tacciono UNO SFOGO SULLA LEGGE "FATTA DAGLI UOMINI L'aborto: troppe donne tacciono Caro Direttore, spero che mi consentirai ora, dopo gli interventi degli illustri Jemolo e Firpo sull'aborto, qualche osservazione su ciò che è stato detto (e non detto) finora. Prima osservazione: ho notato che le donne — escludendo i gruppetti di ragazze-sandwich coi loro orripilanti cartelli sull'aborto, ed anche le rappresentanti del femminismo ufficiale le cui argomentazioni univoche sono note a tutti, — sono le più assenti da questa polemica, che pur implica tanto intimamente l'ambito più delicato della loro vita. Eppure vi sono donne arrivate a furia d'ingegno, volontà, sacrifici ai più ambiti livelli intellettuali e sociali anche in questo nostro Paese così solidamente ancora e — sia detto senza albagia femminista, anzi con tristezza — fallimentarmente maschilista. Queste valentissime donne, dirigenti d'aziende, funzionane, avvocatesse, dottoresse in medicina, psichiatre, ginecologhe, persino la sparuta schiera delle parlamentari (con uno o due lodevoli eccezioni, ma sempre in sottordine ai dettami del « Partito », che è maschile non solo di nome...), queste donne cariche di esperienze anche amare della vita, del mondo, degli uomini tacciono almeno in pubblico. Questa latitanza delle donne italiane nel cruciale momento storico in cui la società in cui vivono sta scaricando sulle loro già oberate spalle il fardello di una responsabilità che giustamente inorridisce uomini come Jemolo e Firpo, mi sembra potrebbe essere spunto di molte amare meditazioni: tra cui quella che la donna italiana continua a non essere la protagonista delle battaglie che si proclamano combattute in suo nome, mentre le grandi scelte che la riguardano continuano ad essere prese dagli uomini. Vedi referendum e legge sul divorzio, voluti, promossi, discussi, stilati da uomini (anche se poi le donne a rimorchio hanno votato) e vedi legge sull'aborto, dove il meccanismo uomo motoredonna rimorchio si sta puntualmente riproducendo. E vengo a quello che mi appare un drammatico equivoco che si sta instaurando sull'angoscioso problema dell'aborto, i due estremi del quale sono anche dai più illuminati e pensosi commentatori identificati in « necessità » e « orrore »; dove, ben s'intende (siamo o non siamo una grande civiltà pragmatista, nonché nel terzo secolo della ragione?), la necessità deve per assioma avere il sopravvento sull'orrore. Questa necessaria necessità ci si è intesi di chiamarla, sulla base di studi statistici quanto mai opinabili, « sovrappopolazione ». Ed ecco servita la ricetta toccasana: facciamo libero l'aborto, così resteremo in pochi e ci godremo in pace le buone e rarefacentisi bistecche, le scampagnate domenicali su piste non più intasate, il santo petrolio che si sta esau- rendo sotto la scorza terre-stre e tanti tanti altri bei giochini per bambini-adulti altamente tecnologicizzati. Ebbene, Direttore, lasciami replicare a Luigi Firpo e a tutti gli uomini che ragionano come lui (cioè la quasi totalità degli italiani) che una civiltà che si consente gli assurdi ed idioti sprechi della nostra (inutile enumerarli, basta gettare l'occhio sulle spazzature esposte al sole delle nostre idilliache metropoli) non può permettersi di sventolare il terrorismo demografico per giustificare lo sterminio di uomini nella fase più indifesa della loro esistenza. Questa bella formuletta, applicata all'aborto per rendere meritoria la consegna globale alla dorma di una responsabilità che è in pari misura anche dell'uomo — con annesso dilemma « necessità o orrore » — è la stessa che giustificò i più orrendi e deprecati crimini nazisti e di tutte le più infami tirannie che hanno funestato questo nostro povero pianeta governato nei millenni da uomini abilissimi ad inventare bugiarde ideologie per nascondere i loro spietati e inconfessabili egoismi. Concludo notando che a nessuno degli Uomini pensosi della nostra fatale sorte di fabbricatrici di aborti spun- 1 ta mai sull'alata penna un benché minimo accenno ad un terzo possibile corno del dilemma, cioè la soluzione incruenta, rapida e indolore, senza genocidi di bambini inermi, senza ferri né pompe aspiranti nelle nostre pance. Eppur è ben nota a tutti, si chiama vasectomia. Basterebbe che ogni uomo che abbia già avuto due figli ed ogni uomo che non sente la vocazione paterna (che è fatta anche e soprattutto di corresponsabilità) vi si sottomettesse spontaneamente perché il problema della sovrappopolazione e quello della perpetuazione degli sprechi nella nostra illuminata e potente civiltà tecnologica si risolvesse in un amen. Come mai, ad una scappatoia così semplice e ovvia, non ci pensa nessuno? Freud denominò questo fenomeno ben noto in psicanalisi: « meccanismo psichico di dimenti¬ canza ». Laura Bergagna i

Persone citate: Firpo, Freud, Laura Bergagna, Luigi Firpo