Lo spettacolo sulla Luxemburg per lo Stabile di Genova di Edgarda Ferri

Lo spettacolo sulla Luxemburg per lo Stabile di Genova Lo spettacolo sulla Luxemburg per lo Stabile di Genova Rosa, donna-nonostante Adriana Asti parla della rivoluzionaria che deve impersonare, fra lotta politica e vita sentimentale - "Rosa non aveva niente di maschile; era intelligente e donna" (Nostro servizio particolare) Genova, 22 gennaio. Allora, come sarà questa «Rosa»? Si sa che lo spettaco lo sulla Luxemburg andrà in scena il 12 jebbraio nel «Salo ne delle chiamate» del porto di Genova, mille posti a sede re appena sotto il Faro, le grandi finestre abbuiate, e soltanto lo sfondo di un muro, così come ha voluto lo scenografo Gianfranco Padovani, che del resto giocherà con praticabili grigi per tutti i nove quadri, e nient 'altro. «Sicché, dice ridendo un'attrice, le scritture sono avvenute tenendo conto anche della forza fisica di ciascuno di noi: per due ore non dovremo recitare soltanto, ma trascinare, spostare, mutare, ruotare, trasformare un carcere in una stanza da letto, la redazione di un giornale in tipografia, l'ufficii di un ministro in una piazza per comizi. Finché tutto non si concluderà sulla riva di quel canale berlinese dove la notte del 15 gennaio 1919 Rosa Luxemburg fu massacrata e affondata dalle guardie bianche tedesche». Di questa «Rosa», scritta da Luigi Squarzina e Vico Faggi e messa in scena dal Teatro Stabile di Genova, si conosce la gestazione lunghissima (quattro anni e cinque mesi), la riscrittura integrale del testo per ben quattro volte, la bega dolorosa che mise fuori gioco Lilla Brignone. L'attrice doveva essere la protagonista fino a quando il testo prevedeva due interpreti, una giovane e l'altra matura, per ripercorrere questa vita di don na. «Poi, dice Squarzina, all'ultima stesura venne fuori che di attrici ne bastava una, però in grado dì interpretare tanto la parte di Rosa diciottenne quante quella di Rosa cinquantenne o quasi». La Brignone dunque, non andava più bene. Mentre, benìssimo, va Adriana Asti. Dopo un mese di prove (gli altri stanno già lavorando da ottobre), Adriana Asti è quasi pronta con il brutto cappellino dal quale Rosa non si separava mai, gonna lunga di scena su jeans e giubba da operaia cinese, stivaletti che l'aiutano a zoppicare un po'. Perché Rosa aveva limiti fisici, eccome: oltre a un gran naso, come lei amava dire con tanto spirito, anche «una spina nel fianco». In ogni caso, una donna di eccezionale importanza nella vita politica europea del primo 900. Agitatrice di masse operaie, scrittrice piena di forza, coraggiosa e rivoluzionaria, antimilitarista fino a pensare al suicidio quando si sentì tradita dall'Internazionale socialista che non era riuscita ad impedire la Prima guerra mondiale, eternamente in fuga coi suoi cappellini, i suoi vestiti da buona borghese come rimaneva nonostante il suo intransigente socialismo, l'amore per la musica fiori, i bambini che non ebbe mai. Ed anche per gli uomini. «Perché — dice la Asti infilandosi nel costume da gheisha col quale parteciperà a un ballo di Carnevale inventato da Padovani con tutte le ma schere alla Grosz (come del resto pare inevitabile, dato il tempo e l'ambiente) — questa Rosa era sì un gran cervello politico, un'intelligenza affascinante. Ma nella sua vita di transfuga inquieta, nel suo concedere gran parte di sé alla causa socialista, mai dimenticò di essere donna, e mai rinnegò il suo stato di donna». Sicché, grandi amori, furibondi abbandoni, colpi di testa fino al tradimento, tenerezze sentimentali molto in contrasto con le sue durezze politiche, desiderio struggente di un uomo tutto per sé, civetterie e persino languori. «Rosa era anche questo», sottolinea la Asti mentre lancia a Luigi Squarzina, regista dello spettacolo, occhiate abbastanza inquiete. Il suo timore? L'imposizione di una «Rosa» vista con troppo virilismo. Spettacolo molto atteso e non facile. Ivo Chiesa, direttore con Squarzina del Teatro di Genova, per le prime cinque sere di rappresentazione è riuscito ad avere il «Salone delle chiamate» sul porto (ogni giorno i portuali sì riuniscono lì in attesa di venir chiamati per un lavoro). Per il trasferimento a Roma previsto a marzo, aveva in mente il mattatoio comunale. «Nessun accordo è invece stato possibile — dice per il momento sappiamo che andremo a Roma, non possiamo ancora dire dove ci sistemeremo. Può anche darsi che andremo a finire in un circo». Ventidue gli attori, che avranno due o anche tre parti da interpretare. Omero Anto- nutti sarà il primo attore italiano a portare sulla scena la figura di Lenin. Camillo Milli dovrà cavarsela anche nella parte difficile e ingrata di Friedrich Ebert, il socialdemocratico tedesco al quale è data la responsabilità dell'uccisione di Rosa ("«mentre non sapremo mai — dice l'attore — se non ha potuto o non ha voluto salvarla» ). Per la parte di Leo Jogiches, l'intellettuale lituano infelicemente molto amato da Rosa, il nome nuovo di Sandro Haber. Commenti musicali di Vlad, valzer di Strauss padre e figlio, sinfonie di Mahler compresa la Kindertotenlieder, molto struggente e anche molto catastrofica. Adriana Asti è già Rosa da un pezzo. «La mia preoccupazione maggiore — dice — è di non tradire questa creatura lucida ma non fanatica, l'unica donna genio politico del nostro secolo, facendone una donna a metà. Rosa non aveva niente di maschile. E' ora di farla finita dividendo l'intelligenza tra femminile e maschile. Rosa era intelligente e nient'altro. Il suo sesso non aveva niente a che fare col suo cervello. E proprio per questo le è stato permesso di essere "donna-nonostante"». Edgarda Ferri Pill! Ijjjj^^ Adriana Asti sarà Rosa Luxemburg, sul palcoscenico

Luoghi citati: Genova, Lilla Brignone, Roma