Si "esportano,, i capitali commerciando bestiame

Si "esportano,, i capitali commerciando bestiame La speculazione si serve della Cee Si "esportano,, i capitali commerciando bestiame Con il trucco della sovraffatturazione centinaia di miliardi sarebbero stati portati illegalmente all'estero - L'Italia prepara misure contro la Francia, che blocca con pretestuosi controlli le nostre esportazioni Le dispute tra Francia e Italia sul vino rischiano di alargarsi ad altre merci, con il pericolo di coinvolgere l'intera Comunità economica europea. La riunione di martedì scorso a Bruxelles tra i ministri agricoli della Cee non ha sbloccato la situazione, che, anzi, si è fatta più pesante, per il deprezzamento della lira, che favorisce il piazzamento del nostro vino in Francia. Proprio l'ulteriore perdita di valore della nostra moneta ha provocato la richiesta francese di reintrodurre gli ammon-1 tanti compensativi, che sono un meccanismo originariamente introdotto nei rapporti tra i Paesi partners della Cee per compensare le fluttuazioni valutarie degli Stati membri. Il ministro italiano Marcora ha affermato con il suo piglio deciso: «Di ammontanti compensativi non si parla nemmeno, se non vi sarà un nuovo reale deprezzamento della lira». Purtroppo, però, questo deprezzamento c'è. L'atteggiamento del governo italiano è giusto, perché non è possibile — come chiede Parigi — discutere la revisione del regolamento vitivinicolo fino a quando la Francia non toglierà la tassa sul vino italiano (12 per cento) venduto Oltralpe. Tassa che, del reòto, ha avuto scarso effetto, dato che nei primi dieci mesi del 1975 abbiamo esportato in Francia 6,4 milioni di ettolitri di vino, aumentando del 115 per cento in un anno le nostre vendite in quel Paese. Ed il mercato francese del vino — non possiamo nascondercelo — ci è favorevole anche in conseguenza del deprezzamento della lira. Constatata l'inadeguatezza di quella misura, che oltretutto è contraria ai principi comunitari della libera circolazione delle merci, Parigi starebbe adesso creando ostacoli fittizi ad altre merci italiane, come i tessuti, gli oggetti di legno, i mobili, le calzature. Questi ostacoli si concretizzano in un insolito rigore con il quale le autorità doganali francesi controllano gli stocks di merci in entrata nel loro Paese dall'Italia. Ed ecco che la «guerra del vino» rischia di tramutarsi in «guerra di tutte le merci», tra Italia e Francia, perché il nostro governo sta preparando misure di ritorsione. Esclusi provvedimenti di carattere patrimoniale o fiscale — che sarebbero contrari allo spirito comunitario — la prima misura consisterebbe in un più rigoroso controllo sanitario dei bovini importati dalla Francia. Ad esempio, molti allevatori francesi nutrono il loro bestiame con mangimi contenenti anche bioproteine (cioè sostanze ricavate dal petrolio), che la legge italiana proibisce. Basta un esame della saliva di questi animali e, se il risultato è positivo, l'intera partita fa marcia indietro. Un'altra misura contro la Francia consisterebbe nel concentrare presso l'Ufficio italiano dei cambi, a Roma, il rilascio dei benestari bancari, che ora viene fatto dalle banche. Il provvedimento dovrebbe colpire alcuni prodotti maggiormente esportati dalla Francia all'Italia, come le carni, i formaggi, lo champagne, alcune primizie. Il trasferimento delle pratiche dai posti di frontiera a Roma comporterà una lunga attesa, con sosta delle merci presso i posti di dogana, e conseguente aumento dei costi per gli esportatori (alcune merci potrebbero, nell'attesa, guastarsi). cbtcmppf Se poi l'Ufficio dei cambi controllasse — come probabilmente farà — per ogni contratto anche i prezzi indicati confrontandoli con quelli di mercato, prenderebbe due piccioni con una fava, perché potrebbe colpire una delle forme di esportazione illegittima di valuta italiana all'e- sfnrznplsr stero. Alcuni esportatori, infatti, come La Stampa ha denunciato già nell'estate 1964, ricorrono alla sovraffatturazione delle partite, cioè si fanno compilare fatture per importi più elevati di quelli reali; in questo modo trasferiscono ingenti somme all'estero (secondo la Confagricoltura, con questo metodo nel '73 sarebbero stati portati all'estero almeno 300 miliardi di lire), facendosele accreditare presso banche straniere insieme con l'ammontare della fattura. Il fenomeno si è certamente ripetuto anche nel '74 e l'anno scorso, considerato che le nostre importazioni di carni sono diminuite, mentre l'esborso in valuta è aumentato (anche se bisogna tener conto del deprezzamento della lira). Le misure di ritorsione, se non ci saranno fatti nuovi, dovrebbero essere decise entro la settimana. (A meno che la chiusura del mercato dei cambi, decisa ieri, sia sufficiente a far diminuire la competitività dei prodotti stranieri sul mercato italiano). C'è da augurarsi che tra misure e contromisure, provvedimenti e rappresaglie non si arrivi ad una rottura nell'ambito comunitario, perché mai come in questo momento di profonda e grave crisi per il nostro Paese è per noi importante rimanere profondamente ancorati ad una Comunità che, nell'interesse di tutti, dovrà sempre più rafforzarsi arrivando il più presto possibile ad una vera comunione economica e all'integrazione politica tra i nove Paesi. Livio Busato

Persone citate: Livio Busato, Marcora