Fermato un amico della ragazza trovata uccisa in un ripostiglio di Giuliano Marchesini

Fermato un amico della ragazza trovata uccisa in un ripostiglio Il misterioso delitto nella villa di Padova Fermato un amico della ragazza trovata uccisa in un ripostiglio E' un liceale di 19 anni che si è presentato spontaneamente alla polizia - Ha detto di essere entrato nella villa e di aver visto la ragazza nuda, insanguinata ma viva (Dal nostro inviato speciale) Padova, 21 gennaio. Una quarantina di coltellate: una furia che s'è abbattuta improvvisa su Margherita Magello, la studentessa ventiquattrenne uccisa nello spogliatoio di una villa quieta, nel quartiere dell'Arcella. Da ieri sera un ragazzo di 19 anni è> rinchiuso nel carcere di Strada due Palazzi, in stato di fermo. Si chiama Massimo Carlotto, frequentava il quarto anno di liceo scientifico in un istituto privato. E conosceva da parecchio tempo la vittima. Su questo giovane pesano gli indizi. Ma lui si difende, accanitamente: «Non è vero, io non c'entro. Non l'ho nemmeno toccata. Soltanto sono entrato in casa sua e l'ho vista là dentro, nello sgabuzzino. Tutto quel sangue! Ho avuto paura e sono scappato». Margherita Magello, figura slanciata e occhi sorridenti, universitaria padovana, a due passi dalla laurea in lettere. Viveva con la madre, separata dal marito, al pianterreno di quella palazzina in cui tutto è confortevole. Dice suo padre, ing. Giovanni, arrivato stanotte da Roma: «Margherita era tranquilla, non aveva problemi. Si interessava di molte cose. Anche di politica: niente di straordinario, quasi tutti i giovani al giorno d'oggi si occupano di politica. Lei simpatizzava per i movimenti della sinistra, ma senza mettersi troppo in evidenza». Margherita Magello era fidanzata con un giovane ingegnere padovano. Stavano bene insieme, avevano progettato di sposarsi tra qualche mese. Ieri pomeriggio la ragazza era sola in casa: sua madre era andata a Torino, sarebbe tornata in serata; l'inquilino del piano di sopra, il tenente dell'aeronautica Paolo Cagni, si era recato in campagna. Margherita s'era spogliata, stava per entrare nello stanzino da bagno quando è squillato il telefono. E' andata a rispondere, probabilmente infilandosi una camicetta. Era una sua amica. Nel mezzo della conversazione, Margherita ha detto: «Aspetta un momento, hanno suonato alla porta». Qualche minuto dopo ha ripreso: «Senti, ti dispiace se ti chia- Trio più tardi Penso che ne avrò per un po'». «Va bene — ha risposto l'amica — ci risentiamo». E ha riattaccato. Forse pochi minuti di colloquio con quel visitatore, poi la studentessa è piombata nella tragedia. Un impeto bestiale: l'omicida s'è gettato su Margherita e ha colpito all'impazzata con il coltello, al petto, all'addome, alla schiena. Poi, deve averle tolto di dosso la camicetta. Ha infilato la ragazza in quello spogliatoio, sotto la fila di vestiti, ed è uscito. La madre di Margherita arriva verso le 18, trova la porta socchiusa. Si allarma, perché di recente i ladri hanno fatto irruzione nel suo appartamento. «Margherita — grida — dove sei?». Il silenzio le fa crescere l'angoscia. In quel momento sopraggiunge il tenente Cagni. «La prego, mi accompagni dentro. Ho trovato la porta aperta: non vorrei che fosse successo qualcosa». Nella stanza da letto, c'è una camicetta insanguinata, assurdamente ripiegata con cura. Dopo un giro affannoso per la casa, scoprono quel corpo martoriato. La corsa dell'ambulanza della Croce Verde non serve a niente. Non si sa dove indirizzare le indagini. Delitto di un maniaco, esplosione di follia di un innamorato respinto? Si esclude, comunque, che si tratti di un crimine a sfondo politico. A tarda sera, emerge la figura di Massimo Carlotto, un ragazzo alto, massiccio, piuttosto taciturno, militante in una organizzazione di sinistra. Il giovane è stato da al- I cuni amici, era stravolto. Verso le 22, sorprendentemente, si presenta ai carabinieri di Prato della Valle. E fa un racconto convulso: «Sono passa| to davanti a quella casa, dove hanno ucciso Margherita. Ho visto le luci accese e sono entrato. Che cosa tremenda! L'ho trovata che respirava ancora: mi ha riconosciuto, ha anche mormorato qualcosa. Adesso non ricordo. Ero terrorizzato». Massimo Carlotto consegna agli inquirenti un paio di guanti da sci ed un cappotto I insanguinati. «Vedete — dice | tremando — che ho cercato i di soccorrerla? Mi sono macchiato». Poi infila discorsi I spezzettati, a tratti contraddittori. I carabinieri finiscono con l'accumulare indizi su di lui. Il giovane è cognato del tenente Cagni, conosceva la studentessa che abitava al piano terreno della villa, qualche volta era stato a cena insieme con lei e con altri amici. Può darsi, si dice, che avesse messo gli occhi addosso a quella ragazza. Giuliano Marchesini I | I | i I Padova. La studentessa uccisa, Margherita Magello (Ansa)

Persone citate: Cagni, Massimo Carlotto, Palazzi, Paolo Cagni, Penso, Strada

Luoghi citati: Padova, Prato, Roma, Torino