Riflessi pesanti su import-export

Riflessi pesanti su import-export Riflessi pesanti su import-export A Torino e nell'intera regione le ripercussioni alla chiusura del mercato dei cambi si traducono in commenti allarmati. Un prolungarsi della crisi di governo e delle sue conseguenze economiche potrebbe arrecare gravi danni alle industrie, che già versano in difficoltà, ed alle esportazioni ( che rappresentano poco meno del 20 per cento sul totale nazionale). Molti concordano nel giudicare inopportuno e praticamente inutile il provvedimento del governo, auspicando piuttosto un chiarimento politico. Le prime reazioni tangibili si sono registrate in Borsa e nel mercato « parallelo » delle valute, mentre è annunciato fin d'ora l'aumento delle quote per 1 viaggi all'estero. Al presidente della Federazione delle associazioni Industriali del Piemonte e dell'Unione Industriale di Torino, ing. Carlo De Benedetti, abbiamo chiesto quali difficoltà (pagamenti, liquidità, importazioni di materie prime ed esportazioni) possa presentare alle aziende della provincia la chiusura del mercato del cambi. Esaminando il provvedimento in modo piuttosto cauto e generico, l'ing. De Benedetti ha commentato: «Quando succedono gravi fatti di rilevanza economica, come quello della chiusura del mercato dei cambi, inizia la ricerca del "cattivo di turno". Qualcuno "deve" averne la colpa e cosi alcuni si affannano a spiegarci che l'Italia è vittima di una "congiura in ternazlonale" che avrebbe finalità diverse dagli effetti immediati riscontrati». «Più semplicemente, e più drammaticamente — ha prosegui to il presidente dell'Unione Industriale — Dorrei dire che siamo ad un momento in cui i fattori tecnici economico ■ finanziari hanno il sopravvento e presentano il loro "conto". Un Paese che ha appena quasi rtequilibrato la bilancia dei pagamenti e che si ritrova (dati di novembre) nuovamente alle prese con questo problema, in una fase di crisi politica, non è vittima di nessuno se non di se stesso. Quanto i responsabili monetari hanno deciso oggi è ineccepibile, ma a medio-lungo periodo, se non vogliamo correre i rischi di una nuova autarchia, le soluzioni esistono solo in termini di risanamento delle cause politiche ed economiche che generano le condizioni per l'instabilità monetaria ». Venendo in particolare alla preoccupazione delle aziende, l'ing. De Benedetti ha concluso: «Sulle aziende, avvenimenti come quello odierno — al di là dell'aspetto tecnico della riduzione ulteriore del valore della lira, con ripercussioni all'esportazione ma anche all'importazione — determinano effetti pesantissimi proprio perché fanno toccare con mano la gravità della crisi economica e le conseguenze del vuoto politico in cui ci muoviamo». Mentre le transazioni delle banche in valuta straniera si sono limitate logicamente al minimo indispensabile (senza quotazioni ufficiali gli operatori agivano inlatti a loro rischio e pericolo), la attività di Borsa ed il mercato parallelo dei cambi hanno subito l'influsso del provvedimento. Dice l'agente di cambio Franco Cellino, membro del Comitato di Borsa di Torino: « Sul mercato azionario c'è stato molto sbandamento, che si è poi tradotto secondo logica in un rialzo. Ribasso invece per il mercato delle obbligazioni, che rispecchiano il valore della lira. A mercato "nero" della valuta il dollaro statunitense si è attestato sulle 810-815 lire; franco svizzero e marco tedesco, che viaggiano allineati, sono sulle 300; il franco francese, piuttosto debole, è rimasto a 160 lire ». Quali i motivi del provvedimento e le prospettive di svalutazione? « Con la fluttuazione la svalutazione è automatica — ha aggiunto Franco Cellino — e quando riapriranno i cambi la lira si attesterà probabilmente sulle quotazioni attuali; abbiamo calcolato che si svaluterà di circa il cinque per cento. Sui motivi della chiusura sono piuttosto perplesso. Sarebbe stato meglio lasciare che il mercato dei cambi facesse il suo corso, a meno che non si tratti di un espediente per spaventare alcuni uomini politici e accelerare la soluzione della crisi ». Su una prospettiva di svalutazione del cinque per cento hanno concordato anche le agenzie di viaggio, decidendo da sabato prossimo, sulle quote per 1 viaggi organizzati all'estero, un aumento all'incirca di questa entità. « Sotto il profilo economico per noi è una batosta — sottolinea uno dei titolari della Franco Bosso International — perché tutti i viaggi in corso o ancora da saldare (che rappresentano tre 0 quattro mesi di lavoro) aumenteranno del 10-15 per cento. Era già successo nel maggio del '73 dopo una primavera densa di impegni, e fu una scopola ». Perciò le agenzie stanno decidendo, di comune accordo, aumenti immediati che si aggirano sul dieci per osnto per i « servizi esteri » (la parte di quota riguardante il solo trasferimento non viene infatti esportata). «Per 1 clienti l'aumento si tradurrà in pratica nel 5 per cento della quota del viaggio — prosegue di dott. Rosso — che rimborseremo in caso di mancata svalutazione alla riapertura del mercato dei cambi. Se la perdita della lira sarà Invece superiore, ci rimetteremo noi. Il problema riguarda piuttosto le possibilità per i viaggiatori di procurarsi valuta straniera e attestazioni da parie delle banche: in caso di lunga chiusura dei cambi potrebbe "saltare" il 30-iO per cento delle prenotazioni ». Con 1; disposizioni del Cambital in vigore da qualche anno, la decisione del governo è causa di grave disagio anche per i cittadini che devono recarsi all'estero per lavoro o motivi urgenti. Oltre alle 30 mila line concesse in valuta italiana difficilmente si riesce in questi giorni ad ottenere dalle banche un cambio sostanzioso. « Solo in casi particolari — dice un funzionario dell'ufficio esteri della Cassa di Risparmio, Saracco — e soltanto al vecchi correntisti, cambiamo in valuta straniera: non oltre le quaranta o cinquantamila lire. E' una regola seguita in genere da tutte le banche quando si virlflcano le condizioni attuali ». Roberto Reale

Persone citate: Carlo De Benedetti, De Benedetti, Franco Bosso, Franco Cellino, Saracco

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino