L'India di Sandokan ora influenza la moda

L'India di Sandokan ora influenza la moda Le sfilate estate-inverno a Roma L'India di Sandokan ora influenza la moda Roma, 21 gennaio, i Le ragazze romane, emule delle tremendissime «fans» di Rodolfo Valentino, invadono via Mazzini e la sede della Rai, riescono a bloccare il traffico tra grida, invocazioni e clacson alla riscossa, pur di vedere, acclamare Kabir Beai, l'indiano occhiazzurro formato kolossal, interprete del Sandokan televisivo. Le sfilate dell'alta moda non sono da meno: sandokaneggiano ad ogni pie sospinto e siamo appena agli inizi. Per la cronaca: bimbetti salgariani, trapiantati in una Malesia del burattinaio, da Zingone; gioielli Scavia, in corda marina e oro e grossi pendenti al collo degli uomini in camicia a righe, a fiori o in giacchette rosa shocking, da Alberto Wanver, gioielloni sfavillanti, che tanto per non sbagliarsi, si è pregati di chiamare i Sandokan; creature composite, un vero cocktail di berbere, circasse, malesi, indiane, cinesi, da Barocco, in un profluvio di tuniche sericee, pantaloni a sbuffo, a sigaretta in un ideale guardaroba dedicato a Carole André perché rimanga Marianna almeno per tutta l'estate 76. Fin qui l'ispirazione è addirittura letterale e dal momento che il fumettone tv è una triplice coproduzione, non saranno pochi di qua e di là dalle Alpi i sarti ad impadronirsi di quest'Oriente di maniera, dopo i tempi in cui la Cina era vicina. Che importa se Valentino ci ha già pensato con una stagione d'anticipo, dando vita alle sue donne-eunuco di suprema grazia? E se Kenzo da anni ormai scavezza le sue indiavolate, antichissime giapponesi o figlie del Tibet sotto il tendone del suo circo? Ma Sandokan serpeggia nella moda con tutto quel colore che i telespettatori italiani non vedono e allora, chissà, ne faran vendetta quest'estate i giovanotti con le giacche a righe materasso ruggine rosato su crudo, con le giacche cardigan senza maniche e senza collo, rosse e verdi sulle lustreggianti camicie per la sera, mentre non si contano i pantaloni candidi e le casacche polo in maglia spugnosa «da irresistibile coolie». L'atmosfera da set televisivo è contagiosa. Le donne di Barocco, su altissimi sandali ortopedici in argento, porta-1 no due tuniche, una intera, una a pannelli aperti e mobili su pantaloni guaina o invece gonfi, sempre mozzati alla caviglia. Le sete delle tunichecamicia sono bellissime e così le crèpe di lana trasparenti, in colori fortemente a contrasto, il rosso e il nero, le tinte della sabbia, madreperla e tartaruga o in rosa, albicocca o verde: ma la linea è monotona, come la trecciona penduta fino alle reni giù da turbanti. L'unica alternativa, il due pezzi in seta matelassé, giacchettino e gonna sti-ettissima, è xigualmente irreale, in clima di crociera o di film d'epoca. Con tutti i viaggi o?-- ganizzati nei mari del Sud, in tempi di vacanza esotica obbligatoria, le donne, il vestito divertente se lo comprano al mercato autentico e a poche lire. Non è che le sfilate romane siano tutte qui, naturalmente. Da Biki una magiostrina alla Chevalier ha punteggiato bene gli svelti piccoli tailleur, giacca e gilè gessato in marron o in blu su gonna della stessa tinta, unita; ed è ricomparso il tamburello per i bolerini con i bottoni d'oro posati sulla gonna a pieghe: una primavera pimpante con tanti ricordi degli Anni Sessanta, spolverini gessati e grandi colli volant sulle guaine nere. E nella moda maschile, ch'è stata la vedette del primo giorno di collezioni, la perizia artigianale di Brioni nelle giacche spinate in cachemire, in flanella mouliné, si è espressa puntualmente in nervature verticali, orizzontali, ad arco, a sottolineare uno stile classico rigorosamente naturale; Nativo ha piegato la linea asciutta delle sue giacche un po' accorciate, com'è regolamento generale, ad originali giochi di tasche e pinces per firmare, con le iniziali del proprio nome, i completi avana e nocciola, grigio charcoal e blu. Ma fra le tute norvegesi di Litrico, le sue gabbanelle reversibili, il bianco e nero di Palazzi, la palma della capacità di afferrare le idee nell'aria e di farle proprie, va ancora una volta data a Ugo Coccoli, al suo gusto nell'accessorio, si tratti delle camicie cardinal, belle in forte azzurro o in rosa acceso quando accompagnano gli abiti, esatte, sobrie a righe e fantasia, quando si portano senza giacca, delle cravatte David o delle sciarpe tricot sugli ampi mantelli in preziosa, leggera alpaga grigia o in cachemire cammello. Gli accordi di grigio e beige, di grigio perla e bianco, a volta a volta scambiati nelle giacche morbide sempre col gilè uguale, nei pantaloni con pinces, i completi in beige più chiaro, più scuro, in sottili lane dalla trama a stuoia, puntano per l'inverno su un digradare dinamico dall'effetto fuso; per l'estate il colore è assunto a piene mani nelle giacche di lino ruggine, verdi, beige, marrone, sabbia, azzurro, ma è spento e tempera negli spezzati i pantaloni bianchi con la stessa sobrietà espressa dai completi in shantung dì seta pura, bianca sottilmente rigata nei disegni camicia in blu, marrone, o beige, E' un alternarsi omogeneo di eleganza casuale e classica, che sceglie croccanti sete blunero gessate per l'abito più indovinato della piena estate ma propone in verde quieto il completo dalla linea marsina; e quand'è sera posa giacche blu appena marezzate dalla tramatura lucida opaca su pa?italoni bianchi, bianche su grigio o, fra stile sahariana, cardigan, seta e gabardine, arriva al tutto bianco senza mai allontanarsi dalla strada della virilità. E se le donne dovessero imparare dagli uomini a vestirsi? Lucia Sollazzo Modello di Biki

Luoghi citati: Biki, Cina, India, Malesia, Roma, Tibet