Il pugilato azzurro ha un futuro

Il pugilato azzurro ha un futuro Come Io sport italiano si prepara per le Olimpiadi Il pugilato azzurro ha un futuro Ma Montreal è troppo vicina - La Federboxe ha impostato un lavoro di ricostruzione a lunga scadenza con traguardo Mosca '80 - In Canada anche una squadra con speranze ridotte L'oro alle Olimpiadi è ormai un cimelio del passato per il pugilato azzurro. Dall'eccezionale serie di successi del 1960 a Roma (tre medaglie d'oro, tre d'argento ed una di bronzo) si è passati ai due «ori» di Atzori e Pinto e ai bronzi di Bertlni, Valle e Ros a Tokyo 1964, per scendere ancora all'unico bronzo del peso massimo Bambini a Città del Messico e toccare il fondo, quattro anni fa, a Monaco di Baviera, con lo zero assoluto, cioè con tutti I pugili azzurri eliminati entro gli ottavi di finale. Sembra dunque, in base a queste sconcertanti cifre, che trovano conferma nel momento non brillante del nostro dilettantismo anche a livello esclusivamente nazionale, che per la boxe azzurra non ci sia un futuro. Ermanno Marchiaro, torinese, vicepresidente della Federazione pugilistica italiana, non è così pessimista, anche se chiede logicamente tempo: « Stiamo lavorando per ricostruire — dice — ma è chiaro che I Giochi di Montreal non potranno essere, per il pugilato azzurro, altro che un punto di partenza. Il nostro obiettivo vero è Mosca 1980, per il quale abbiamo varato un piano a lunga scadenza che dovrebbe consentirci un primo, deciso, passo verso le ricostruzione ». Secondo l'opinione dei tecnici federali, Il nostro materiale umano, per quanto numericamente scarso, vale — a parità di esperienza di ring — quanto quello di altri paesi attualmente monopolizzatori delle medaglie nella boxe. A noi è mancato, nel recente passato, il tempo di preparare una rappresentativa adeguata al nostro prestigio per molti motivi, i più importanti dei quali sono: a) l'ormai cronica difficoltà di reclutamento; b) la pratica impossibilità di preparare a livello olimpico, nello spazio di due-tre anni, un pugile che mediamente inizia l'attività agonistica a 17-18 anni e che a 21 anni ha elgalmente il diritto di chiedere il passaggio al professionismo; ci la scarsità dei contatti con pugili di altre nazioni più evolute attraverso una larga partecipazione a tornei internazionali. La nuova legge sulle discipline sportive, abbassando a 14 anni il limite minimo di età per l'inizio della boxe agonistica, ha rimosso il primo sostanziale ostacolo verso un nuovo sviluppo del pugilato. Per il resto la Federboxe si sta alutando parecchio da sola, muovendosi in molte direzioni: innanzitutto con i Giochi della Gioventù, fase di addestramento non agonistico al pugilato, che hanno visto l'anno scorso a Castelfranco Veneto la partecipazione di 2400 allievi e per i quali la Federboxe si propone un raddoppio degli iscritti nel giro di pochi anni in secondo luogo con l'Istituzione dei « colleges » sperimentali di Verona e di Cagliari dove giovani In età di studio hanno alternato, a spese della F.P.I., la frequenza alle scuole all'attività in palestra. A Cagliari si preparano alla boxe tre studenti medi, due dell'Istituto industriale, due aspiranti ragionieri, 2 geometri, 2 dell'Istituto Professionale; a Verona vi sono cinque studenti medi, 5 dell'Istituto Industriale, un geometra, 4 aspiranti ragionieri. La possibilità di non trascurare gli studi costituisce un Invito alla boxe e provoca un allargamento della base di reclutamento. L'iniziativa sarà ampliata In futuro, grazie alla collaborazione di Industriali, appassionati, enti pubblici con l'allestimento in tutta Italia di altri cinque o sei « colleges », magari allargandone la sfera d'influenza fino al primo avviamento al lavoro: come è già avvenuto, ad esempio, a Torino, dove Beniamino Accorsi ha accolto nella sua ditta un professionista e quattro pugili dilettanti, dichiarandosi disposto ad un ancor più ampio appoggio alle Iniziative federali. Grazie a questo più ampio reclutamento, all'intensificazione dei rapporti internazionali e a varie altre provvidenze in progressivo corso di attuazione (campionati novizi divisi per età, dai 14 ai 16 anni, dai 17 ai 19; progressiva eliminazione dell'assurda divisione per serie, aggiornamenti e perfezionamenti nel settore degli istruttori) la Federboxe conta di poter lavorare con una certa possibilità di raccolto per il traguardo più serio, quello del 1980. Questo non vuol dire tuttavia, tirando le somme di un lungo colloquio con Ermanno Marchiaro, che la Federboxe abbia già accantonato, con rassegnazione, ogni ambizione anche modesta in vista di Montreal. Anche per questo traguardo immediato si sta lavorando con II massimo impegno pur se — ripete Marchiaro — 'Il tempo disponibile non consente il varo di una squadra che giustiflchi molte speranze ». La Federboxe, affidandosi al lavoro della Commissione tecnica presieduta da Galli e dai tecnici federali Steve Klaus, Natalino Rea, Armando Poggi, ha messo insieme due gruppi di pugili in vista di Montreal. I « P.O. » che comprendono il minimosca Camputaro, il mosca Menclassi, il gallo Mugnai, il leggero Provenzano, Il welter Menchillo, il superwelter Carbone, il medio Salvemini ed il mediomassimo Paciucci; ed I pugili di « interesse olimpico » che sono: i mosca Castrovilli, Mareddu e Mulas, i gallo Bitetto e Guardati, i piuma CiaraiURlla, Di Muro e Gerardl, i leggeri Delplavlgnano e Siddu, I superleggeri Antino e Stocchino, i welters Indelicato, Oppo e Piras, il superwelter Giana, il mediomassimo Magno, i massimi Malgarbi e Pellizzarl. Questi due gruppi di pugili parteciperanno alla fase finale della preparazione verso i Giochi, che comprende le seguenti tappe: da oggi al 30 gennaio a Rimini un torneo internazionale con Italia, Germania Ovest, Spagna, Francia, Marocco e Belgio; In febbraio due incontri in Danimarca; in marzo confronto con la Cecoslovacchia in Italia; in aprile torneo in Francia; in maggio torneo a Madrid. Dopo questo ciclo di attività si tireranno le somme e verranno staccati i biglietti per Montreal. L'orientamento di massima è quello di mandare in Canada una squadra completa in tutte le categorie, anche se, obiettivamente, le speranze di affermazione sono poche. Soltanto il peso medio Salvemini, un pugliese residente a Milano, il welter Carbone ed il superwelter Menchillo si Impongono già sin d'ora all'attenzione e potrebbero dar luogo a qualche sorpresa. Ma, sul settore medaglie, la Federboxe, onestamente, per bocca del suo vicepresidente, non si sente di illudere nessuno. Gianni Pignata