I CONTI DEL MERCOLEDÌ di Giovanni Arpino

I CONTI DEL MERCOLEDÌ I CONTI DEL MERCOLEDÌ Breve diario tra le nevi (dove si parla di Cotelli e Plank) A oltre duemila metri d'altitudine si dorme poco e male, pur rischiando il sonno eterno. Ora che tra Avoriaz e il sottoscritto sì è ristabilita la giusta e non più valicabile distanza, ragioniamo. Perché questo sci è difficile, un'impresa miliardaria che fa credere agli inesperti di uscire tutti da chissà quale « Carosello » o pagine patinate di riviste. Poi li vedi circolare orgogliosamente ingessati, e inghiottir pastiglie per riprender sonno. Più leggeri, però: In certe fantascientifiche stazioni invernali, un'insalata verde costa quanto il caviale. Viva lo smog casalingo. * ★ Cotelli a tavola. Sembra uno sceriffo e ogni parola è una pistolettata. Bravissimo nel 'ener pubbliche relazioni, stringe le pupille dietro le lenti, disputa alla morte con Giorgio Viglino. Sono amici per la pelle, ma a colpi di insolenze pesantissime. Magari studiano insieme la squadra azzurra per le Olimpiadi, ma dicendosene di cotte e di crude, mandandosi a fare qui e fare là. Finché Cotelli esplode: « Senti, Giorgio, parla male di me una volta. Ma fortemente male. Così avrò subito venti altri giornalisti che mi si schierano al fianco, e sto a posto ». Viglino insinua con voce sottile che lui, Cotelli, mira in alto, via via lo sci ma in futuro non è esclusa la presidenza del Coni. Lo sceriffo ruggisce. A me non resta che aggiungere: « Al vertice del Coni, no. Cotelli dovrebbe avere dieci anni, oggi. Perché Onesti rimane lassù almeno fino alla fine del secolo ». ★ ★ Ancora Cotelli. Sun mania: l'Inter. Suo inimico: Fraizzoli. Una volta disse di non sentirsi più interista proprio per l'operato del dottore a strisce nerazzurre. Il quale gli inviò una lettera di deplorazione assai patetica. Poi si torna allo sci (è la serata della « libera » che ha visto sfasciarsi la grinta di Plank) che lo angustia. Sembra provato dalle critiche e dalla malasorte, lo scerlffone. Ma s'allunga a profetizzare: « Non viene più su un ragazzo. Solita storia italiana delle scuole. Non produciamo gioventù istruita e adatta allo sport ». Bella conclusione: se Thoenì ci sta, correrà, almeno sulle piste casalinghe, fino ai settantanni. * ★ Pensatela come volete. Lo slalom è certo perfezione, senso stilìstico innato, potenza di spinta, addestramento straordinario, prontezza di riflessi. Ma lo vedo la « libera ». C'è la differenza che passa tra un Ribot galoppatoi e una Roquepine trottatrice, bofonchia soave Fulvio Astori, anche lui liberista (da seduti, naturalmente). Mi fa impazzire di gioia Klammer. Perché? Ma perché è matto, coraggioso come un tagliatore di teste, con la « soavldad » del grande torero. Chiedo scusa: lo so che dovrei difendere gli slalomisti, nostrani fino al midollo. * ★ Ancora il collega Fulvio Astori. Mi fa: « Questa Morzine-Avoriaz porta jella. Que- st'estate, proprio qui, e nello stesso albergo degli azzurri, arrivò Merckx con la mascella rotta, poi Thévenet alla partenza sbattè in una macchina e la squadra spagnola della "Kas" andò a pallino. Ora si spacca Plank ». Già, Plank. In una frazione dì secondo, molto più breve di qualsiasi respiro, sì è ' visto » in volo, un unico sci rimasto, ha « controllato » la propria caduta, scegliendo ' come » sbattere a terra. Gli hanno riscontrato un osso cranico più spesso del normale. Tutti I discesisti prima o poi debbono superare Il trauma d'una caduta. Un trauma sìa fisico sia psichico. La discesa di Kìtzbuhel, orrenda, non lo vedrà quasi di certo. E l'incubo deve essere smaltito durante le notti, prima delle Olimpiadi (dove, nella discesa, hanno « addolcito » due porte — mi dicono — per favorire il signor Klammer. Danke). ★ ★ Parliamo tanto di loro, cioè dei ' nostri ». Ma il signor Stenmark? E' un grande, è un vero. Sì e no ventenne, tutte le volte deve vedersela con un azzurro: o è Radici o è Bieler, se non sono Gros e Thoeni. Faccia da poker svedese, questo ragazzo. Chi gli tifa contro è un imbecille. ★ ★ Mi ricordano un azzurro d'appena ieri, Schmalzl. Diceva: « O correre o allenarsi, o allenarsi o correre. C'è da impazzire. Il mio gesto più meccanico: slacciare, attaccare gli scarponi; riattaccarli, di nuovo sganciarli. Un gesto che perseguita ». Gli sciatori, appena possono, si levano tutto. Gros (in francese Pierogró, un rotoHo di sillabe all'altoparlante, gira in sandali da mare). I dilettanti, loro, per levarsi gli scarponi marziani aspettano d'essere pregati in ginocchio dall'albergatore, che non vuol vedersi rovinare la moquette. ★ * Eccoci nella cara nebbia padana. Che respiro, inquinato ma di sollievo. E leggo di Bellugi, stopper bolognese e azzurro, che ce l'ha con Furino. Per vendetta, dice che gli farà « mangiare le scarpe » durante il ritorno (figuriamoci, terz'uliima di campionato, Pesaola starà già giocando alla « telesina » con due coppie di figure in panchina). Mi scusi, Bellugico: ma non era lei lo stopper che a Roma scalciò il centravanti finnico appena l'arbitro diede il fischio d'inizio e il pallone si trovava ben lontano? Mò se che era lei, dica ben su. Giovanni Arpino

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