Ancora aperto il capitolo buio della strategia del terrore di Fabrizio Carbone

Ancora aperto il capitolo buio della strategia del terrore Ancora aperto il capitolo buio della strategia del terrore Fino nella a che punto il Sid è catena di attentati coinvolto in Italia? La sorella del fascista Ventura avrebbe consegnato ai giudici la chiave del carcere di Monza dov'è rinchiuso il fratello - Da questa chiave si risale direttamente a Giannettini, ex agente informatore del Sid Roma, 20 gennaio. Una chiave, quella del carcere di Monza, potrà aprire la porta che nasconde il prologo e — si spera — l'epilogo della « strategia della tensione », dagli attentati del 12 dicembre '69 alla strage sul treno « Italicus » del 4 agosto 1974? Da Catanzaro, la città calabrese in cui sono finiti gli atti di un processo scomodo, si parla ora di una svolta, l'ennesima da quel venerdì pomeriggio, ore 16,37, alla Banca dell'Agricoltura di piazza Fontana. La copia di questa chiave (l'originale è in mano di un notaio) l'ha consegnata Mariangela Ventura, arrivata apposta da Londra, ai giudici. Mariangela è la sorella di Giovanni Ventura, un tempo libraio a Treviso, oggi imputato di strage e di 22 attentati, insieme a Franco Freda e altri. Dalla chiave, che doveva servire a far evadere il Ventura, si risale direttamente a Guido Giannettini, ex giornalista fascista, già informatore dei servizi di sicurezza che fanno capo al ministero della Difesa. Da Giannettini si arriva al Sid: a quel corpo separato — ma quanto? — dello Stato che si sospetta abbia deviato per anni dai suoi compiti istituzionali cosi come aveva « deviato » il Sifar del generale De Lorenzo. La storia di una pagina italiana tra le più buie del dopoguerra si sta ancora scrivendo. E' fatta di tasselli di mosaico che non sono stati tutti trovati: come se il fragore delle cinque bombe del 12 dicembre di sei anni fa (due a Milano e due a Roma; una quinta, trovata inesplosa, fu fatta brillare affrettatamente) li avessero lanciati lontano. Nei giorni successivi alla strage, il Sid (come vari indizi dimostrano) è al corrente che il gruppo eversivo sarebbe responsabile degli attentati. Il 15 dicembre 1969 viene arrestato Pietro Valpreda, anarchico, ballerino, aderente al gruppo romano « 22 marzo ». E' il « mostro » che viene gettato in pasto all'opinione pubblica: tra gli inquirenti prevale la tesi che siano da cercare « a sinistra » i responsabili del terrore. La tragica morte del ferroviere Pino Pinelli, anche lui anarchico, avvalorebbe la tesi di un « piano rosso » per gettare il paese nel caos. Ma in realtà la pista seguita dalle indagini è a senso unico. Guido Lorenzon rivela in quei giorni, al giudice istruttore di Treviso, Giancarlo Stiz i nomi di Freda, Ventura e Giannettini; ma la segnalazione non ha seguito. Padova-Treviso è la « linea nera » sotterranea che porta alla cellula Freda-Ventura. Lo capisce il commissario di polizia Pasquale Juliano, che indagava sugli attentati ai treni dell'8 agosto e sulla morte del portinaio padovano Alberto Muraro. Ma Juliano viene sospeso dall'incarico, processato e poi, una volta assolto, trasferito a Matera. I giudici romani hanno in mano l'inchiesta Valpreda. Tra il gruppo dei presunti attentatori c'è Mario Merlino, fascista, ordinovista divenuto « anarchico » dopo un viaggio premio nella Grecia dei colonnelli. Ben strana è la sua « conversione » all'anarchia. Ma nel circolo « 22 marzo » c'è anche un informatore della polizia. Tutto il 1970 trascorre con l'inchiesta su Valpreda che va avanti a stento. L'8 dicembre c'è il tentativo di « golpe » di Valerio Borghese, rientrato all'ultimo momento. Anche in quest'operazione c'è l'ombra del Sid, che è al corrente e non parla (il generale Vito Miceli, allora alla testa di quei servizi segreti, verrà rinviato a giudizio per favoreggiamento). L'anno successivo è dedicato in parte alla prima inchiesta romana sul « golpe ». Il 28 maggio '72, a Milano, il tribunale assolve gli anarchici accusati degli attentati precedenti a piazza Fontana. Il 2 luglio viene assolto il commissario Juliano. Il 24 luglio il procuratore generale Bianchi D"Espinosa riapre il fascicolo Pinelli e affida l'indagine al giudice D'Ambrosio. Durerà anni e dopo gli avvisi di reato al commissario Calabresi e del funzionario di polizia Allegra, verrà archiviata. Valpreda più altri quattro vengono rinviati a giudizio. Il 23 febbraio '72 inizia a Roma il primo processo. Dopo dieci udienze viene sospeso. La cassazione decide il trasferimento a Catanzaro. Il 28 agosto '72 i giudici di Milano, a cui era passata l'inchiesta di Treviso sulla « pista nera », emettono mandato di cattura contro Freda e Ventura per gli stessi reati di cui sono accusati Valpreda e compagni. Il 29 dicembre dello stesso anno Pietro Valpreda torna in libertà, usufruendo di una legge approvata dal Parlamento. La morte dell'editore Fel- trinelli (15 marzo '72) e del commissario Calabresi ( 17 maggio '72) sono episodi diversi, che servono però a spiegare il clima in cui si è vissuta la fase calda della « strategia della tensione ». Gli appunti di cronistoria non possono trascurarli: Calabresi è legato al caso Pinelli e quindi alla prima fase della inchiesta Valpreda; Feltrinelli è legato a Calabresi per le indagini che il commissario svolgeva su attività eversive dell'editore. Sono diramazioni di una. ragnatela che confonde le idee. Il '73 è l'anno in cui appare nell'inchiesta Guido Giannettini. Il giudice D'Ambrosio trova il suo nome in un'agenda di Ventura. Il 15 maggio va a perquisire la sua casa romana e scopre originali di documenti che Ventura ave ira a Treviso. Ma Guido Giannettini è già scappato a Parigi. Il Sid lo rifornisce di soldi, conosce il suo indirizzo e riceve da lui informazioni. La magistratura ha puntato la pista che porta al Sid. Ma ecco un nuovo attentato. Sono passati due giorni da quando D'Ambrosio si è recato a Roma: il 17 maggio c'è la strage davanti alla questura di Milano. Bertoli (che si scoprirà poi essere stato informatore del Sid) lancia una bomba a mano nell'anniversario della morte di Calabresi. Si definisce « anarchico individualista ». Il 1974 è l'anno del Sid. Si apre xm il mandato di cattura per Giannettini per concorso in strage e associazione sovversiva (9 gennaio). Altri giudici, che nel frattempo indagano su altre <c trame ner_ » hanno scoperto la « rosa dei venti » e collegamenti con ufficiali delle Forze armate. Si apre a Catanzaro il secondo processo Valpreda. Lo stesso giorno a Milano Freda e Ventura sono rinviati a giudizio (18 marzo). La Cassazione deciderà poi che, a Catanzaro, spetta la compe¬ tenza per un procedimento unificato. Il 12 giugno in un'intervista Andreotti riconosce che Giannettini è stato informatore del Sid. Lo stesso ministro della Difesa dirà poi di esser stato imbrogliato: gli avevano assicurato che i rapporti con l'informatore latitante erano stati troncati e invece continuavano. Giannettini è stato fatto giungere in Italia la vigilia di ferragosto e 10 arrestano. Alla fine di maggio c'era stata la strage di piazza della Loggia a Brescia; 11 4 agosto una bomba aveva sventrato il treno « Italicus » a Sanbenedetto Val di Sambro. E' la fase culminante della « strategia del terrore ». Ora gli uomini del Sid devono parlare: è stato tolto loro il segreto politico-militare. Per il golpe Borghese e altri tentativi Andreotti rende noti fascicoli segreti sulle « trame nere ». C'è l'arresto di Miceli, del generale Ugo Ricci. Ci sono gli interrogatori di alti ufficiali, capi ed ex capi del Sid. Il '75 ancora un episodio di terrore: Mario Tuti e la sua organizzazione fascista in Toscana. Appare però un sussulto isolato. Dalla matassa delle trame eversive si ripesca il filo che porta a piazza Fontana. A Catanzaro i giudici non hanno finito l'istruttoria degli stralci, che si sono accavallati al primo processo. Valpreda è ancora uno degli imputati di strage. Poi ci sono Freda e Ventura. Si indaga ancora su Giannettini e altri. Le rilevazioni che arrivano — e la promessa di nuove sconcertanti verità — sono il tentativo degli imputati di far slittare in avanti il processo oppure il segno di una svolta conclusiva? I pessimisti dicono che non si vedrà mai la parola fine. Gli ottimisti dicono che il Sid, nella sua parte deviante, nel suo « braccio segreto », è stato sconfitto. La storia continua. Fabrizio Carbone Catanzaro. Vito Miceli, Guido Giannettini e Gian Adelio Maletti (Telefoto Ansa)