"Faremo piazza pulita dei tromboni della tv" di Giuseppe Fedi

"Faremo piazza pulita dei tromboni della tv"L'intervista di Beniamino Finocchiaro "Faremo piazza pulita dei tromboni della tv" Il presidente nega di averlo detto e di aver fatto i nomi - Il giornalista dell'« Espresso » conferma - Proposto un dibattito Roma, 15 gennaio. Malumore diffuso e reazioni a catena: l'atmosfera in molti uffici della direzione generale della Rai e delle sedi di via Teulada e del Babuino è particolarmente tesa dopo un'intervista (pubblicata sull'ultimo numero dell'Espresso) concessa dal presidente Beniamino Finocchiaro al giornalista Sergio Saviane. Il primo ha contestato alcune affermazioni che sarebbero state deformate dal suo interlocutore. L'autore del servizio ha confermato tutto e ha indicato due testimoni, esortando Finocchiaro a non rimangiarsi le proprie opinioni. Il via alla battaglia è stato dato dal colloquio del presidente con il redattore del settimanale, di cui riportiamo alcuni stralci. «Direttori e vice, gerarchi e gerarchetti, li stenderemo tutti. Li sistemeremo col criterio della professionalità e li faremo trottare. De Luca è saltato dal Telegiornale, lavorerà nella segreteria del Consiglio come supporto, farà quello che gli consiglia la prudenza se non vorrà bruciarsi le ali subito (...). E poi deve fare i conti con me. E' finito, morto, sotterrato. E' finita la baldoria. Niente più regali, prebende e alti stipendi. Io guadagno un milione e mezzo lordo, novecentomila lire nette, una vergogna. Cosa volete ancora da me?», si legge tra l'altro nel primo capoverso. Nella stessa intervista sono riportati i nomi, fatti da Finocchiaro, dei dirigenti e dei collaboratori «eliminati»: «Abbiamo eliminato Pasquarelli, Telmon, Chesi, Martegani. Fabiani, Eeretta, Romano, Gennarini, Bonicelli. I Montanelli, i Biagi, i Della Giovanna, e tutti i tromboni che avevano contratti pingui, non avranno più niente. Fuori tutti. Molti sono già andati, gli altri li stiamo smaltendo in fretta». Con la lettera indirizzata a Saviane il presidente della Rai ha contestato l'interpretazione data alle sue parole. «Io ti riconosco — scrive Finocchiaro — pieno diritto di trasformare "quattro chiacchiere" volanti in una intervista che mi connota come un analfabeta, guascone e ammazzacattivi. Sgradevole, però, è l'aver coinvolto in apprezzamenti plebei dirigenti e intellettuali, a molti dei quali sono legato da rapporti di stima e dì grande affetto personale. Mi accorgo con rammarico di essere stato strumentalizzato per consentirti di esternare livori, che temo di antica data. Renderò pubblica questa lettera perché non ritengo meritevole di rettifica il tuo pezzo. Come eminenza, credo tu sia per il futuro un personaggio da evitare». La replica di Saviane non si è fatta attendere: «Hai ragione, Finocchiaro — scrive, tra l'altro, il giornalista — io non ho pensato, facendo il pezzo, che tu sei abituato a farti intervistare da giornalisti che non scrivono quasi mai quello che sentono (...). Io credo bene che tu non ritieni di rettificare nulla. Ho scritto tutto quello che hai detto, niente dì più niente di meno. Un mio collega e il tuo autista possono testimoniare». Dopo una lettera aperta dei democristiani della Rai, che hanno suggerito, tra l'altro, al presidente di «organizzare un dibattito radiotelevisivo nel quale si inquadrino nella giusta luce giudizi e considerazioni che, talora, sembrano essere stati fraintesi», v'è da registrare una dichiarazione del consigliere d'amministra¬ zione Walter Tulli (de). «La presunta intervista di Finocchiaro e la precisazione dello stesso presidente — ha detto — a prescindere da altre questioni che per ragioni di buon gusto non intendo trattare, aprono un problema sul quale le forze politiche sono tenute a prendere una posizione tempestiva». Giuseppe Fedi

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