Anche il psdi ha un suo "Piano"

Anche il psdi ha un suo "Piano"Consegnato ieri mattina a Moro Anche il psdi ha un suo "Piano" Per superare la crisi occorre: rilanciare la programmazione, difendere la moneta, aiutare le industrie e favorire l'export Roma, 15 gennaio. Anche il partito socialista democratico italiano ha preparato un suo documento economico. E' stato consegnato questa mattina al presidente incaricato Moro, che ha ricevuto la delegazione socialdemocratica nel quadro delle consultazioni per la formazione del nuovo governo. Il documento si compone di tre parti: nella prima, in 8 punti, sono sintetizzati i criteri generali di politica economica che il psdi ritiene indispensabili per affrontare la crisi; nella seconda viene esposta la politica del psdi per il Mezzogiorno, nella terza viene esposto in dettaglio il programma di politica economica del partito. T socialdemocratici propongono anzitutto di rilanciare la programmazione «come metodo e come strumento per risolvere i problemi strutturali». Si ritiene inoltre che la difesa della moneta debba essere un vincolo per le parti sociali, sottolineando come garantire il salario reale equivale di fatto ad una tregua salariale. Si chiede poi di concedere i fondi alle Regioni in modo che esse possano funzionare responsabilizzandosi nella attuazione dei programmi di interventi sociali. Il psdi sottolinea, ancora, che occorre: provvedere subito a rifinanziare i fondi per le esportazioni a pagamento differito; rivedere la materia degli incentivi finanziari ed il fondo di riconversione industriale. Altre proposte sono quelle di concedere al medio credito centrale i fondi per la piccola e media industria sia per quanto riguarda gli investimenti ordinari, sia per quanto riguarda la riconversione degli impianti, di dare agli altri istituti di credito speciale i fondi per la riconversione per la grande industria; di dare al Comitato interministeriale per la politica industriale (Cipi) compiti di indirizzo, di controllo e di ricorso; di stabilire una tregua sindacale dietro «precise e rispediate garanzie». Si chiede, infine, che si riduca l'assenteismo, raggiunga una intesa sulla mobilità del lavoro e si rafforzi il ministero del Bilancio e della Programmazione trasferendo dal Tesoro la Ragioneria generale. 1974 il totale era stato di 59 milioni 400.000 tonnellate (quindi 6.000.000 di tonnellate di merci in meno). C'è, tuttavia, da fare alcuno considerazioni positive: in primo luogo il fatto che la diminuzione dei traffici è risultata a Genova meno sensibile della media dei grandi scali europei. Ciò è dovuto al fatto che tutto sommato gli operatori portuali genovesi hanno saputo inserirsi abbastanza bene nel clima del dopo-Suez. Difatti, la riapertura del Canale ha nuovamente portato a Genova una decina di linee di navigazione che con la chiusura del canale egiziano avevano « saltato » il Mediterraneo. In più lo scalo genovese si è fatto « caposcalo » di cinque nuove linee, con navi traghetto, tra Mediterraneo e Golfo. Persico per i traffici (questi In costante aumento) con i paesi arabi. Esistono però — secondo gli osservatori locali — le possibilità perché il porto di Genova riacquisti n«l 1976 il suo corso In ascesa.

Persone citate: Moro

Luoghi citati: Genova, Roma