"Dobbiamo rinunciare a stare meglio,, di Mario Salvatorelli
"Dobbiamo rinunciare a stare meglio,, "Dobbiamo rinunciare a stare meglio,, Parravicini, presidente del Mediocredito Centrale e del Comitato tecnico scientifico, risponde a Modigliani - Il risanamento della finanza pubblica è la prima condizione del nostro rilancio (Dal nostro inviato speciale) Roma, 15 gennaio. Il ((vagone Italia» sembra che abbia uno scartamento ridotto, per ragioni di struttura, rispetto ai binari su cui corre ormai il «treno della ripresa mondiale», e che quindi sia destinato a non uscire dal tunnel della recessione economica. Lo ha detto Franco Modigliani, l'economista di fama mondiale italo-americano (italiano per nascita, americano per residenza e cittadinanza), in una recente intervista al Corriere della sera, elencando i motivi del suo pessimismo: eccessivo costo del lavoro, evasione fiscale, cattiva amministrazione pubblica, irresponsabilità dei sindacati, soprattutto se misurata alla loro forza e all'impatto di questa loro forza, maggiore che in qualsiasi altro Paese del mondo occidentale (aggiungerei anche i Paesi socialisti, n.d.r.), sull'andamento dell'economia. Su quest'analisi di Modigliani si è pronunciato ieri il senatore comunista Napoleone Colajanni, per rifiutare in gran parte le «accuse» del primo fattore di crisi, cioè l'eccessivo costo del lavoro, per accettare, ovviamente, quelle sull'evasione fiscale e sulla cattiva gestione della pubblica amministrazione e per sorvolare, altrettanto ovviamente, sulla «irresponsabilità» dei sindacati. Modigliani non è mai stato né mai lo sarà, per i motivi di cui sopra, uno dei responsabili della politica economica italiana. Colajanni non lo è mai stato, almeno finora. Abbiamo voluto sentire, in prò; posito, il parere di Giannino Parravicini, presidente del Mediocredito Centrale e del Cts, il Comitato tecnico scien. tifico per la programmazione economica. Il succo dell'intervento di Modigliani ci sembra quello che gl'italiani, per stare meglio, devono incominciare con lo stare peggio. Parravicini è in sostanza d'accordo con Modigliani, apprezza la sua intervista, per il momento in cui è avvenuta e per l'autorità della persona. Ma rivendica certe priorità. «Ciò che Modigliani afferma — mi dice Parravicini — noi l'abbiamo detto come comitato tecnico scientifico, ripetutamente e da tempo, almeno dall'inizio del 1974. Se a un certo momento non l'abbiamo più ripetuto, è perché abbiamo constatato con mano l'abisso di disattenzione in cui i nostri pareri cadevano». Su un punto Parravicini non è d'accordo con Modigliani: ron si tratta, per gli italiani — sottinteso, gli occupati dipendenti — di stare peggio, ma di non continuare a voler stare meglio. E cita pareri, appunto, del 1974, nei quali il Cts poneva l'alternativa tra una politica monetaria e creditizia severa, quindi recessione e disoccupazione (come purtroppo è avvenuto, n.d.r.) e una politica salariale «consapevole della gravità del momento, e che sapesse, quindi, contenere il processo rivendicativo entro limiti tollerabili dagli aumenti della produttività». Parravicini — e non è il solo — è perfettamente d'accordo con Modigliani, quando l'economista italo - americano afferma che «il contìnuo disavanzo dell'amministrazione centrale e degli enti locali si mangia il risparmio nazionale, impedendogli di andare invece a investimenti capaci di migliorare la produttività». E, a questo proposito, Parravicini ricorda il parere del Cts del luglio 1974, in cui si diceva che «lo stato preoccupante della finanza pubblica e della pubblica amministrazione costituisce il problema di fondo, che coinvolge e condiziona l'intera situazione economica, crea profondi squilibri economici e sociali, potenzia il processo inflazionistico, contribuisce fortemente al disavanzo delle partite correnti e della bilancia pagamenti». Così come è d'accordo per la «battaglia nazionale» contro l'evasione fiscale, anche con l'indagine per «campione» che in teoria è ingiusta, come la decimazione, ma in pratica è efficacissima e, se non altro, rispetto alla decimazione, consente di sopravvivere e di rimediare. Parravicini non accoglie, invece, il suggerimento di Modigliani di una svalutazione della lira, sia perché riaccenderebbe, attraverso il rincaro delle importazioni, la spirale inflazionistica, sia perché è pura illusione pensare che i sindacati l'accetterebbero senza chiedere corrispondenti aumenti dei salari. Le attuali «piattaforme sindacali» sono in linea con questa necessità di sacrifici? Porse a livello di federazione delle confederazioni esiste la consapevolezza delle difficoltà di dare a chi già lavora aumenti salariali «reali», cioè superiori al rialzo dei prezzi, senza provocare disoccupazione né rendere ancor più difficile l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Ma i sindacati si trovano a fare i conti con una base che pare si esalti di fronte a prospettive oscure, quasi per voler dimostrare che non si è afflosciata, che non ha paura della disoccupazione, che vuole insistere su una linea di rivendicazioni indipendente dalla situazione. In queste condizioni, e qui riprende e si conclude il colloquio con Parravicini, una ripresa economica appare estremamente difficile. Sul limitato orizzonte congiunturale, c'è qualche bagliore più roseo, provocato dalla ripresa in altri Paesi, dalla necessità di ricostituire le scorte, da una certa espansione della domanda pubblica. Ma al di là dell'immediato, non si ve¬ dono prospettive di rilancio. Tutto, infine, è condizionato, anche sul piano economico, alla situazione politica. De Martino afferma che la crisi di governo non ha un costo economico, perché si può andare avanti con decreti legge, più veloci anche dei disegni di legge. Questo in teorìa. Ma all'atto pratico, dice Parravicini, nessuno tira fuori un quattrino, fino a che non è sicuro che il decreto venga convertito in legge. Anche l'imprenditore potrebbe prendere fiato per un mese o due, con un decreto legge che alleggerisse gli oneri sociali, ma non muterebbe certo i suoi piani, non darebbe respiro agl'investimenti, fino a che non fosse certo del futuro. Mario Salvatorelli
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