Gressoney, patria di alpinisti cerca un nuovo boom nello sci

Gressoney, patria di alpinisti cerca un nuovo boom nello sci Problemi del territorio a St-Jean e a La Trinité Gressoney, patria di alpinisti cerca un nuovo boom nello sci (Dal nostro inviato speciale) Gressoney, 15 gennaio. Le Alpi, soprattutto quelle italiane, abbondano di centri di villeggiatura estiva che, sull'onda del «boom» dello sci, si sono scoperte vocazioni invernali: per alcune, vedi Courmayeur, il successo è stato notevole, per altre, con quest'aria di crisi che non accenna a calare, è venuto il momento di una verifica. Alle due Gressoney, St-Jean e La Trinité, si arriva con una strada che sale malagevole per i primi chilometri dopo Pont S. Martin, poi si allarga nella piana: di qui nel 1778 un gruppo di cacciatori locali parti per la prima scalata ai 4600 metri del Monte Rosa e da allora la valle fu una delle maggiori culle dell'alpinismo; oggi cerca anche un suo volto sciistico. Due vecchie seggiovie al Weismatten e a Punta Jolanda, una cabinovia al lago Gabiet e alcuni modesti skilifts sono tutto il nucleo degli impianti a Gressoney. « Anche se temo che la bella macchina delle vacanze invernali stia per incepparsi — dice Romano Cugnetto, presidente di questa azienda di soggiorno e dell'associazione aziende valdostane — le vacanze di Natale hanno fatto registrare a Gressoney una affluenza mai vista. Abbiamo mille posti letto negli alberghi e circa 12 mila nei condomini a cui corrisponde una capacità di trasporto oraria sugli impianti di cinquemila persone: è uno dei rapporti più sfavorevoli delle Alpi con l'inevitabile conseguenza di code interminabili». Per fare uscire Gressoney da questa stasi che rischia di comprometterne il futuro sono già stati costruiti altri impianti, una seggiovia biposto che parte dall'estremità della vallata, e a cui segue un'altra che giunge fino al Colle di Bettaforca, in un «domaine skiable « non molto vasto ma fantastico per piste e innevamento. «Gli impianti sono pronti — dice Cugnetto — ma non li abbiamo aperti perché una strada d'accesso inadeguata e la mancanza di parcheggi avrebbe soltanto attirato giustamente le ire del pubblico: è comunque evidente che il futuro di Gressoney è qui, che lo sci, per poter continuare a vivere, deve inserirsi in programmazioni di comprensorio, come la Via Lattea. Sono convinto che queste seggiovie che si affacciano sulla Val d'Ayas invoglieranno anche Champoluc a costruire impianti per raggiungerle e creare un "carosello" comune». Ricca com'è di vecchie ville e «rascards» secolari, Gressoney mantiene un certo fascino di centro alpinistico all'antica, eppure lo sviluppo edilizio si è fatto sentire anche qui, non con grandi complessi immobiliari, ma con una miriade di casette che hanno occupato buona parte dello spazio disponibile: oltretutto, negli ultimi anni sette alberghi sono stati chiusi e trasformati in condomini. A parte lo spreco immenso di questi miliardi investiti in case che poi vengono usate due mesi all'anno, è anche il momento di fare il punto sulla situazione economica dei Comuni montani: tutti questi appartamenti non danno alcuna contribuzione, non pagano la tassa di soggiorno e i proprietari sono esentati dall'Ilor. Le amministrazioni comunali vedono accrescere a dismisura le proprie capacità ricettive, aumentano le spese per l'urbanizzazione e non ricavano nulla; con questa tragica situazione di mancanza di denaro fra qualche tempo sarà impossibile gestire il territorio. I programmi per il rilancio di Gressoney non mancano: la costruzione di una cabinovia e alcuni skilifts al Col d'Olen che consentirebbero il collegamento con le funivie di Alagna Valsesia, la gestione unica degli impianti di risalita ora assurdamente frazionata in quattro società, la ristrutturazione dei vecchi alberghi per cui sono indispensabili crediti a tassi agevolati e soprattutto l'intenzione di ottenere qualche soldo per sanare bilanci sull'orlo della paralisi. Vista la crisi dei Comuni, in Alto Adige non si è esitato: è stata subito varata una legge regionale secondo cui ogni proprietario di appartamento deve pagare una tassa di alcune decine di migliaia di lire l'anno; è il momento di imitarla, per salvare un territorio prima che diventi ingovernabile. Gigi Mattana ieri dalla squadra Mobile. Argirò, come sembra dalla documentazione raccolta dalla polizia, invitava a casa sue amiche e conoscenti, con pretesti apparentemente innocenti. Quindi faceva bere loro, mescolato all'aperitivo o a un liquore, una misteriosa «pozione» dagli effetti sconvolgenti: le vittime perdevano il controllo dei propri gesti, si sentivano disinibite e «libere» e soprattutto docili ai suoi ordini. Argirò si muniva di cine¬ presa e disponeva intorno alle sue ospiti un piccolo parcolampade. Quindi ordinava alla donna di turno di spogliarsi e infine la «riprendeva» nelle pose meno castigate. Dopo qualche giorno mandava a chiamare le vittime e mostrava il filmino: bisognava pagare per evitare guai con il marito, il fidanzato o i familiari. Con questo sistema, in un paio d'anni, Argirò ha messo insieme una discreta somma: non meno di dieciquindici milioni.

Persone citate: Argirò, Cugnetto, Gigi Mattana, Pont S. Martin, Romano Cugnetto

Luoghi citati: Alagna Valsesia, Ayas, Courmayeur