Splendido Gazzelloni nei Quartetti di Mozart

Splendido Gazzelloni nei Quartetti di Mozart Concerto per l'Unione Musicale Splendido Gazzelloni nei Quartetti di Mozart Trionfale ritorno di Gaz-1 zelloni per l'Unione Musicale, con un bel programma mozartiano, in unione con tre elementi del Quartetto Heutling. Il repertorio delle musiche di Mozart per quartetto col flauto in luogo del primo violino si è considerevolmente allargato rispetto ai due Quartetti in re maggiore (K. 285) e in la maggiore (K. 298) che una volta ne costituivano i pilastri. Sono saltati fuori due movimenti (« Andante » e «Tempo di minuetto » ) d'un Quartetto in sol maggiore (K. 285 a), che molto probabilmente fa parte (insieme col K. 285), della coppia di quartetti con flauto scritti nel 1777-78 per l'olandese Dejean, mentre al grande K. 298 è da riconoscere dignità di destinazione autonoma. Infine è saltato fuori pure un solitario « Allegro » in do maggiore (K. 285 b), che probabilmente col consenso di Mozart il flautista Hoffmeister associò a una trascrizione del grandioso Tema con variazioni appartenente alla Serenata per strumenti a fiato K. 361, di epoca assai posteriore. Tutte queste composizioni contengono gemme di purissima ispirazione e il quartetto in re maggiore è, tutto quanto, un capolavoro di vivacità, di freschezza e di brio, con un'oasi di patetica melodia all'italiana nel secondo tempo, sostenuta dal flauto ed accompagnata dal costante e ingegnoso pizzicato degli archi. Gazzelloni è in piena forma: la solita agilità, ma anche fiato lunghissimo, che gli permette di prendere tempi riposati e veramente mozartiani; perfezione assoluta nel fraseggio e nei cesellati abbellimenti. Poi ha anche il dono di scegliersi degli accompagnatori di tutto riguardo, sia che si tratti di pianisti d'orchestra o d'altro: i tre elementi del Quartetto Heutling hanno steso sotto le ammirevoli evoluzioni del suo flauto d'oro un tappeto sonoro di pregevolissima orditura, e quando tutti quattro gli archi si sono riuniti per eseguire il Quartetto in re maggiore K. 575, poderosa opera della maturità di Mozart, hanno dimostrato d'essere un Quartetto di primo ordine, affiatato ed omogeneo come pochi, e di notevole proprietà stilistica. Sala stracolma, applausi a non finire; ripetizione, a guisa di bis, dell'allegro Rondeau del Quartetto in re maggiore. ★ * In concomitanza con la «Mostra didattica itinerante sulla vita e le opere di Arnold Schoenberg», attualmente ospitata nelle sale d'ingressodei Piccolo Regio, l'Assieme a fiati di Torino ha eseguito il Quintetto op. 26, opera veramente emblematica — come oggi si suol dire — dell'eroica volontà di struttura che presiede al metodo dodecafonico, qui per la prima volta pienamente attuato dall'autore in una composizione di ampie dimensioni (e pienamente fedele, nei suoi 4 movimenti, alle forme classiche). E nella schematicità d'impiego del nuoto metodo — che più tardi Schoenberg stesso ebbe a riconoscere «relativamente primitiva» nel Rondò finale, con la sua esasperata insistenza sopra una formuletta ritmica elementare — è opera quasi tragicamente rappresentativa della condizione di crisi dell'uomo moderno, quale è illustrata con reale simpatia nelle belle incisioni delì'Omaggio a Schoenberg di Dedalo Montali, ora appunto esposte nella suddetta «Mostra didattica itinerante». La buona esecuzione offer- ta dal flautista Elio Sosso, dall'oboista Giorgio Agnetti, dal clarinettista Enrico ravanelli, dal cornista Manlio Palumbo e dal fagottista Giampiero Canali, è stata guidata da Roberto Cognazzo, il quale ha quasi avuto l'aria di scusarsene al termine dell'ottima introduzione esplicativa, con sussidio di utili proiezioni, del metodo di composizione con dodici suoni. Ma quando il terribile Quintetto fu eseguito per la prima volta a Vienna, anche li i cinque strumentisti erano guidati, se proprio non vogliamo dire diretti: nientemeno che da Anton Webern. m. m.

Luoghi citati: Torino, Vienna