Il fuorigioco solito dilemma

Il fuorigioco solito dilemma l'arbitro sei tu a cura di G.Gandolfi Il fuorigioco solito dilemma Questa rubrica dedicala agli arbitri e alle vicende che li vedono come protagonisti comincici in una settimana particolarmente calda per le casacche nere (anche se qualcuno impropriamente continua a definirle giacche nere), al centro delle solite polemiche. Sarebbe molto opportuno — se si vuole che il calcio vada avanti — accettare con serenità le decisioni arbitrali ed evitare da parte dei calciatori (come Ita giustamente sottolineato Furino) le solile ' scene » che influenzano in modo negativo il pubblico. Tocca anche agli arbitri comunque lavorare maggiormente coi cartellini gialli ed evidenziare nei loro rapporti questa tendenza al vittimismo di giocatori che agiscono in tale modo per crearsi degli alibi o nascondere i loro errori. In due casi, domenica scorsa, gli arbitri sono risultali completamente innocenti. S: tratta del fiorentino Ciacci e dell'ex torinese Coltella (ora residente a Parma) coinvolti nelle polemiche di Sampdoria-lnter e Cesena-Fiorentina. Il primo, in particolare, nell'azione del gol (annullalo) di Rossinelli ha rilevato un fuorigioco di posizione da parte di Arnuzzo che alcuni erroneamente hanno indicalo come « offside » passivo. In realtà, il terzino sampdoriano era tutto solo sulla destra di Bordon quindi pur non partecipando all'azione disturbava il portiere nerazzurro. In questo caso, da passivo il fuorigioco divenia attivo. Nella tradizionale riunione informativa d'ini¬ zio stagionale a Viareggio, Campanali aveva fatto rilevare agli arbitri le difficoltà dell'individuazione di questo fuorigioco concordando che non doveva essere fischiato soltanto quando avveniva sullo slancio di un'azione. Se Arnuzzo, ad esempio, avesse seguito Rossinelli sulla stessa linea e poi, nella proiezione finale, dopo il tiro del collega, fosse finito oltre la difesa avversaria Ciacci non avrebbe dovuto fischiare. Arnuzzo in realtà era in fuori gioco attivo in quanto, ripetiamo, disturbava la difesa interista. A Cesena, l'incertezza di un guardalinee ha rischiato di mettere in difficoltà Gonella: su calcio d'angolo (dove non esiste fuorigioco), Roggi ha colpito il pallone di testa mentre Cera era appostalo sul secondo palo. In quel momento il « libero » si è portato in avanti lasciando Della Martini solo davanti a Borunga: il colpo di testa peraltro era già partito al momento in cui Cera si è sganciato per cui in questo caso non c'è fuorigioco. Il pubblico — che in genere ha occhi soltanto per il pallone — ad un cerio punto ha scorto Della Martini completamente solo ed ha gridato al fuorigioco. Chiudiamo con i « fattacci » di Roma. Agnolin ha diretto in modo impeccabile. Sui due presunti « mani » non esisteva la volontarietà da parte dei difensori bianconeri. Gli altri « falli » erano normali scontri di gioco, compreso quello di Causio che ha lascialo ben intendere di voler aggirare l'avversario e non di farlo cadere. Nel giudicare certi episodi, gli spettatori (e anche certi critici) dimenticano che la casistica, cioè il regolamento, ha una base fondamentale: un fallo non è tale se non esiste una precisa volontarietà.

Luoghi citati: Cesena, Parma, Roma, Viareggio