I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono Perché domenica mancava il giornale Ieri mattina, 11 gennaio, non ho trovato il mio giornale. La Slampa, presso l'edicola. Le mie recriminazioni, eufemismo, si sono unite a quelle delle centinaia di migliaia di lettori, privati del sacrosanto dirillo all'informazione. Penso che, nei prossimi giorni, spiegherete ai lettori le motivazioni di questo abuso. Non mi dilungo sui motivi, che rendono impopolare un provvedimento del genere, nell'attuale momento, nel clima teso che viviamo, nell'ansia che spesso ci prende, volti ad un avvenire che voi per primi dovreste chiarirci. Cosi non si aiuta il cittadino né il comune sentimento. Osvaldo C. Benedetti, Torino Sono un abbonato in edicola e intendo, con la presente, protestare per la mancata distribuzione del giornale, domenica 11 gennaio, non seguita nel numero di oggi, martedì 13, da alcun cenno, non dico di scusa ai lettori, che pur ne avrebbero diritto, essendo quelli che costituiscono la ragione di vita del giornale, ma almeno dei motivi del gravissimo disservizio, tanto più deplorevole in quanto circola la voce che il giornale è stato regolarmente stampato, ma altrettanto irregolarmente non è pervenuto nelle edicole. 11 numero di oggi, poi, non reca neanche quella fredda segnalazione burocratica, circa la decurtazione nell'ammontare dell'abbonamento all'atto del rinnovo o lo spostamento in avanti nel tempo sul giorno della scadenza di esso. Ma ciò che insulta, non solo l'abbonato ma anche il semplice lettore, è la frase iniziale del « cappello » al secondo articolo di Luigi Firpo in terza pagina (L'aborto nella Bibbia): « Luigi Firpo ha pubblicato domenica un primo articolo di "riflessioni e ricerche" sul problema dell'aborto... ». E' chiaro che l'ha pubblicato su La Stampa, ma come abbiamo potuto leggerlo? Nel giornale che non e stato distribuito? La direzione del giornale ritiene che questo sia un modo propriamente corretto di « servire » il pubblico? Non crede la direzione de La Stampa che sia doveroso, prima di pubblicare gli altri 3 articoli promessi, ristampare il primo articolo, che le beghe interne del giornale non hanno permesso di far leggere a nessuno? Edoardo Agnello, corso Ferrucci 48 - Torino II giornale di domenica è stato stampato e distribuito soltanto in parte. La tiratura è cominciata in modo normale, ma, verso la metà della notte, per una vertenza che non è stato possibile comporre subito, il lavoro si è fermato. E' per questo motivo che molte edicole sono rimaste sprovviste de « La Stampa ». Di questo fatto ci scusiamo ancora con tutti i lettori e insieme siamo lieti di annunciare che la vertenza è stata risolta. Gallerìe d'arte L'articolo di Marziano Bernardi apparso ne La Stampa di giovedì 8 gennaio con il titolo «Pittore che fa da sé» ci obbliga a dichiarare tutta la nostra disapprovazione per l'attacco alle gallerie d'arte ed agli artisti che ad esse affidano i loro lavori: un articolo che, secondo noi, non è chiarificatore di una situazione culturale già abbastanza confusa e che crediamo ingiusto nei confronti di chi lavora con onestà verso se stesso, verso chi lo aiuta, verso il pubblico che da anni gli presta attenzione. Ingiusto e contraddittorio: come infatti rimpiangere le antiche botteghe d'arte se allora il committente imponeva al pittore non solo un determinato tema ma in esso anche il numero e l'aspetto delle figure e persino l'uso di colori particolarmente pregiali? Perché parlare di libertà soppressa, di fantasia vincolata sottoposta alle incentivazioni dei consumi al pari di qualsiasi altro prodotto in vendita salvando tra le parentesi « mercanti coraggiosi e lungimiranti che alla clientela impongono il loro gusto » senza fare nomi ed ingenerando così in chi legge disorientamento e sospetto? Sono forse stati dei disonesti, soppressori della libertà degli artisti, i vari: Keinweiler per Picasso, Braque, Juan Gris, Leger, Masson ecc.; i Guggenheim per Max Ernst, per Kandinsky, per Mondrian, per Moore, per Pollock ecc.; i Toninelli per Guttuso; i Bergamini per Morioni, per Cassinari; i Ghiringhelli per Morandi; i Gianferrari per Tabusso; e per la nostra città: i Bertasso per i pittori della Bussola (tra i quali Felice Casorati); i Rimoldi per gli artisti di Documenta; i Davico con i suoi artisti; i Curletti con gli artisti della Paiisina e così per molti altri? I loro artisti non hanno certo dovuto reinventarsi per l'imposizione del mercante, ma per una verifica quotidiana di se stessi, per una innata necessità di ricerca. II sentenziare di « artisti frustrati... ridotti al rango di produttori di elettrodomestici... di soppressa libertà... di prodotti non indispensabili al complesso sociale... » offende e squalifica con faciloneria e senza discriminazione tutti i pittori, scultori, grafici in rapporti con le gallerie d'arte. Piero Ruggeri, Giacomo Soffiammo, Francesco Tabusso, Giorgio Romelia, Ettore Fico, Giuseppe Tarantino, Mario Calandri Gioventù italiana Su « La Stampa » di sabato 10 gennaio, nella rubrica « I lettori discutono », è apparsa la lettera dei dipendenti dell'ufficio provinciale « Gioventù Italiana » di Pisa circa la ritardata pubblicazione della legge di soppressione dell'Ente e la conscguente inattività del personale. Desideriamo precisare che tale situazione non è quella degli uffici del Piemonte. Infatti, pur con le limitazioni che ci sono stale imposte in attesa del citato provvedimento di legge, abbiamo continuato a realizzare delle attività. Son tuttora in funzione un Cen'ro educativo assistenziale a Buttiglicra d'Asti, un centro di lezioni di lingua inglese e numerosi centri di addestramento sportivo a cui partecipano migliaia di ragazzi. E' tuttavia desiderio di tutti che sia definita al più presto la posizione del personale della Gioventù Italiana. Anna Aghemo, per i dipendenti di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli

Luoghi citati: Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Piemonte, Torino, Vercelli