Quell' impianto chimico non è voluto, ma si farà di Natale Gilio

Quell' impianto chimico non è voluto, ma si farà Nella Valle del Sangro, in Abruzzo Quell' impianto chimico non è voluto, ma si farà Il Cipe ha dato parere favorevole - Erano contrari i ministri Donat-Cattin e Giolitti, i Comuni della zona e i sindacati - L'impianto minaccia lo sviluppo agricolo della regione, deciso dalla Cassa per il Mezzogiorno - Le varie tappe del progetto chimico Roma, 12 gennaio. Carlo Dohat-Cattin, ministro dell'Industria, aveva dichiarato che, con lui al governo, l'iniziativa della costruzione di un centro petrolchimico nella Valle del Sangro in Abruzzo non sarebbe mai avvenuta. Le sue minacce però non hanno sortito alcun effetto. Il 23 dicembre scorso, nel gran calderone dei provvedimenti di fine d'anno, il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha espresso parere favorevole alla realizzazione del grandioso complesso. Duecentosessanta miliardi di investimenti divisi tra quattro società (Industrie chimiche d'Abruzzo, Chimica Frentana, Etilcesia, Adrialene) con un'occupazione prevista di 1500 dipendenti. La decisione del Cipe è stato l'ultimo atto di una battaglia durata quattro anni. Oppositori e sostenitori si sono lanciati accuse roventi di corruzione e clientelismo. A volta a volta, sono scesi in campo uomini politici, partiti, sindacati, amministratori di enti locali. E' diventata, alla fine, quella della Sangro, una tipica vicenda all'italiana. Marcello Vittorini, urbanista, ex capo di gabinetto del ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, dice: «La prima proposta di costruire un impianto petrolchimico in Abruzzo fu presentata nel 1971. La società Sangro-Chimica, di proprietà del petroliere Giorgio Schanzer (uomo di fiducia in Italia di Paul GettyJ, chiese il parere di conformità per costruire l'impianto, compresa una raffineria. Si notò subito una cosa strana: la società, prima ancora di costituirsi, aveva avuto dal Comune di Fossacesia l'assenso alla realizzazione. L'investimento previsto in quel momento era di 385 miliardi con un onere a carico dello Stato di 185, comprese le infrastrutture». Il petrolio Contro la proposta, aggiunge Vittorini, ci fu una sollevazione generale: le confederazioni sindacali e le collettività locali espressero parere negativo soprattutto per la parte riguardante la raffineria, l'attracco a mare previsto per le navi, l'oleodotto che doveva trasportare i prodotti finiti alla periferia di Roma. L'impianto avrebbe interessato circa 250 ettari del territorio della Valle del Sangro, con una richiesta di acqua per 4000 metri cubi l'ora, distruggendo, sostiene Vittorini, quanto fatto dalla Cassa per il Mezzogiorno. La risposta dei Comuni della valle del Sangro, visto che 10 Stato poteva spendere 185 miliardi per un'industria chimica, fu unanime: impiegare le somme per ulteriori interventi a sostegno delle produzioni agricole, con piccole iniziative di trasformazione dei prodotti. In tal modo, sostenevano, non solo non sarebbe andata persa l'opera della Cassa, ma si sarebbe dato nuovo impulso alle attività locali, senza compromettere le speranze di uno sviluppo turistico. A far cadere la domanda per l'impianto chimico intervenne anche il ministero dei Lavori Pubblici, chiamato a esprimere un parere sulle infrastrutture da realizzare: la spesa fu ritenuta, fu fatto rilevare, era eccessiva, e sì chiese espressamente di fai cadere l'iniziativa. La proposta di Schanzer non ebbe seguito. Fu ripresentata, invece, nell'aprile del 1974. Dice Giolitti, mini-6i o del Bilancio dell'epoca: «Non c'era giorno che non ricevessi pressioni a favore della Sangro-Chimica. Il presidente del Consiglio, Rumor, mi telefonava continuamente per sollecitarne la presentazione al Cipe. Obiettivamente, però, non poteva essere approvata: contrastava con 11 piano chimico che prevedeva la concentrazione degli stabilimenti per la produzione dell'etilene nei poli tradizionali di Sicilia, Sardegna, Ferrara-Mantova-Porto Marghera E, poi, per la parte riguardante la raffineria, si opponeva al "piano del petrolio", tanto più che la capacità di raffinazione era esuberante rispetto al fabbisogno nazionale». Le insistenze, prosegue l'ex ministro del Bilancio, diven tarono fortissime: «Mi s'imputava la responsabilità morale dei sommovimenti che vi sarebbero stati nell'intera valle del Sangro, se l'iniziativa veniva bloccata». A dar manforte a Giolitti, intervennero i sindacati locali e nazionali, prendendo posizione contro e chiedendo la bocciatura definitiva dell'intero progetto. La caduta del governo Rumor a novembre del '74, mise fine, ancora una volta, ai contrasti. Il progetto passò nel dimenticatoio, ma a maggio del '75 quando venne riproposto conteneva sostanziali modifiche: risultava eliminata la rvuustmstdscsègsdsmmvt«smscdcnu raffineria, ridotto l'intero investimento a 260 miliardi, con un'occupazione di sole 1500 unità anziché di 3500. Aggiunge Giolitti: « Nello stesso periodo veniva costituito il comitato per la chimica. Caso strano, l'unica cosa di cui si è occupato, è stato il progetto della Sangro, dando parere favorevole alla sua realizzazione». Anche il commento di Vittorini è pesante: «Quella del comitato è una vicenda squallida, organizzata dal governo con lo scopo di dare una parvenza di legittimità a soluzioni e scelte già prefabbricate ». Come spiega, allora, domandiamo, che hanno votato a favore anche i sindacati? Vittorini fa fatica a rispondere: « Evidentemente si sono lasciati convincere ». Il resto è storia degli ultimi due mesi. Bloccati l'opposizione di Donat-Cattin (in cambio, sembra dell'impegno della Regione Abruzzo a far costruire due centrali elettronucleari sul suo territorio) e un tentativo di resistenza del ministro dei Lavori Pubblici, Bucalossi, il Cipe il 23 dicembre dà il definitivo parere favorevole. Le polemiche, probabilmente, non cesseranno. Al ministero dell'Industria sono sicuri che entro uno o due anni Schanzer tornerà alla carica per la raffineria, dimostrando che i suoi impianti non potrebbero altrimenti funzionare. Inquinamento Marcello Vittorini spera ancora in un riesame. Dice: «Il comune di Fossacesia è contrario ed ha dichiarato che non darà la licenza per i lavori. E, poi, si deve ancora chiarire da dove verrà presa la materia prima per lavorare. Servono due milioni di tonnellate di virgin nafta. Da dove vengono? Forse da Ravenna, dove Attilio Monti ha raddoppiato gli impianti di raffinazione, e allora il tutto si collega ad un gioco più ampio ». Domandiamo a Schanzer se i rilievi di Vittorini e di altri sono esatti. Risponde: « Quello dei Comuni contrari è una falsità. Su 45 amministrazioni locali ben 42 si sono dichiarate a favore. Per il resto importeremo il greggio dall'estero e lo faremo lavorare da altri, oppure compreremo la virgin nafta e quanto altro ci servirà sul mercato italiano ». Ma per trasportarlo? « E' prevista una piattaforma al largo della costa che agli effetti turistici non darà alcun fastidio ». Si, ma si avrà altro inquinamento. Schanzer smentisce categoricamente: «Abbiamo previsto oltre 26 miliardi di investimenti nel settore ecologico e la piattaforma è per navi di piccolo tonnellaggio. Cosa vuole che possa inquinare! Preoccuparsi per la piattaforma mi sembra un assurdo se si considera poi che l'intera costa è piena di tubi di scarico di altri impianti ». Quali, se l'agglomerato di Fossacesia non ne ha neanche uno? «Altri... altri ». Ma se non ci sono? « Ci sono... ci sono ». Natale Gilio