Strage di Brescia sette gli arrestati di Giuliano Marchesini

Strage di Brescia sette gli arrestati "Sanbabilino,, incriminato Strage di Brescia sette gli arrestati Marco De Amici, già in carcere per traffico di esplosivo, avrebbe fatto da tramite tra i fascisti milanesi e quelli bresciani (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 12 gennaio. La pista del terrorismo nero corre da Brescia a Milano: la stanno battendo i magistrati che cercano di mettere insieme tutti i componenti il commando piombato in piazza della Loggia, il 28 maggio del '74, per compiere la strage. E i collegamenti tra fascisti del capoluogo e camerati della provincia lombarda sarebbero confermati dal mandato di cattura firmato a carico di Marco De Amici, studente di 22 anni, già in carcere per un traffico di esplosivi. Il giudice istruttore Domenico Vino e il sostituto procuratore della Repubblica Francesco Trovato hanno lavorato a lungo, infrangendo barriere di silenzio e raccogliendo infine una quantità di deposizioni. Ora sono convinti che anche questo giovane di Novate Milanese, compreso nel mazzo di squadristi «sanbabilini», abbia avuto una parte nella strategia del terrore che ha stravolto Brescia. Hanno quindi infilato senza indugio il suo nome nella lista degli accusati per l'eccidio di piazza della Loggia. Chi è> Marco De Amici? Forse un personaggio più importante di quanto poteva apparire in un primo momento: c'è il sospetto che sia stato lui a far da tramite fra il manipolo nero di Milano e quello che si preparava ad agire a Brescia. Comunque, diverse cose sul suo conto restano da chiarire, anche perché il riserbo degl'inquirenti impedisce di conoscere nei particolari gli ultimi sviluppi delle indagini che hanno condotto all'emissione del mandato di cattura, con la gravissima accusa. Quello di Marco De Amici non era certo un volto nuovo per gl'investigatori bresciani. Lo studente di Novate entrò, visibilmente impensierito, nell'ufficio del Nucleo investigativo dei carabinieri pochi giorni dopo la strage di piazza della Loggia: c'era una fila di fascisti da controllare, da interrogare. Ma da Marco De Amici non si riuscì a ricavare qualcosa di concreto, e la sua figura uscì indenne anche dalle scarne deposizioni di certi camerati. Eppure, insistevano gl'inquirenti, quel «sanbabilino» deve avere un posto nei «quadri» del terrorismo. Così, il giovane fascista milanese non è mai stato «perduto di vista» dai magistrati che cercavano di aprire la strada all'inchiesta sull'eccidio di Brescia. Marco De Amici finì tra le braccia degl'investigatori per una vicenda di candelotti: nel luglio scorso venne arrestato a Sanremo con l'accusa di aver trasportato esplosivi da Parma a Brescia, tra il 19 e il 28 maggio del '74. Il giovanotto, in spensierata vacanza in Riviera, stava per mettere piede su una lussuosa barca iscritta a una regata, quando lo bloccarono i carabinieri: dalla villeggiatura al carcere di Ferrara. Gl'indizi a carico di Marco De Amici erano a quel punto abbastanza pesanti, ma non ancora sufficienti per chiamarlo a rispondere della strage di piazza della Loggia. Intanto, dall'ufficio politico della questura veniva un abbondante rapporto sullo studente nero. Si segnalava, tra l'altro, che De Amici frequentava un istituto di Gardone Riviera: là doveva aver conosciuto Silvio Ferrari, l'esponente di «Ordine nero», dilaniato dallo scoppio dell'ordigno che trasportava sulla motoretta, nove giorni prima dell'eccidio di Brescia. E si aggiungeva che la mattina in cui venne compiuta la strage, il giovane milanese si era assentato da scuola. Marco De Amici, concludevano gl'investigatori, doveva avere stretti rapporti con i componenti il drappello terrorista di Brescia: forse c'era un collegamento fra il gruppo nazista «La Fenice», già tristemente noto, e quello bresciano di Ermanno Buzzi. E nell'agosto scorso Angiolino Papa, incriminato per la bomba di piazza della Loggia, indicò Marco De Amici come uno dei camerati che sinistramente «brindarono» in un bar del centro poco dopo che l'ordigno aveva seminato la morte. In questi giorni i magistrati hanno raccolto qualcos'altro sul conto di Marco De Amici. Per loro il quadro era completo. E hanno deciso per il mandato di cattura: De Amici ò il settimo dell'elenco degli accusati di concorso in strage. Ora si dice che questa lunga, faticosa inchiesta sia vicina alla conclusione. Chissà se la pista condurrà, finalmente, anche a qualcuno di coloro che hanno commissionato al commando nero la feroce incursione in piazza della Loggia. Giuliano Marchesini