Ucciso l'esattore rapito in Sicilia I banditi chiedevano 20 miliardi

Ucciso l'esattore rapito in Sicilia I banditi chiedevano 20 miliardi Era stato sequestrato il 17 luglio alla periferia di Salemi Ucciso l'esattore rapito in Sicilia I banditi chiedevano 20 miliardi Arrestate tredici persone coinvolte nel sequestro; altre dieci ricercate - Fra gli indiziati anche un bandito in carcere per l'uccisione di Cristina Mazzotti - Gli inquirenti sono certi che il dott. Luigi Corteo, 72 anni, sia stato soppresso o sia morto di stenti durante la prigionia (Dal nostro corrispondente) Palermo, 12 gennaio. Il dottor Luigi Corleo, 72 anni, il miliardario di Salemi rapito da un « commando » nel primo pomeriggio de] 17 luglio scorso alla periferia della cittadina, sarebbe stato ucciso o sarebbe morto per gli stenti durante la prigionia. A questa convinzione sarebbero giunti gli inquirenti che oggi, nel corso di una colossale operazio- ne, hanno arrestato tredici persone coinvolte nel rapimento. Luigi Corleo, esattore comunale, venne sequestrato da un commando mentre tornava a casa sulla sua auto. I banditi si fecero vivi dopo alcuni giorni e chiesero per la sua liberazione venti miliardi, il più alto riscatto preteso in Italia. Iniziarono le trattative, e i rapitori scesero a quindici: i familiari rifiutarono di pagare e improvvisamente ai primi di settembre l'emissario della banda che teneva i contatti con la famiglia, non si fece più sentire. Ora dopo molti mesi di silenzio, duranti i quali però le indagini non sono mai cessate e scatta la grande operazione che ha portato all'arresto di tredici persone nel Trapanese e mentre altre dieci sono ricercate in Sicilia, Calabria e nell'Italia del Nord due di queste sarebbero implicate nei rapimenti del presidente della Voxson, Ortolani e del gioielliere Bulgari. A rendere più clamorosi gli sviluppi è la chiamata in causa d'un ventiquattresimo personaggio, Vittorio Carpino, 26 anni, un calabrese già arrestato ad Alessandria per il sequestro e l'uccisione di Cristina Mazzotti. Non si esclude che ci sia un collegamento tra la banda che rapì Cristina e quella che sequestrò Corleo, tant'è vero che Carpino nel pomeriggio è stato denunciato anche per il rapimento dell'esattore siciliano. Alcuni tra gli arrestati sarebbero anche implicati nel rapimento di Nicola Campisi, 44 anni, il professore di criminologia all'Università di Palermo, che venne liberato dopo due mesi con un riscatto di 400 milioni. Fra i 13 arrestati c'è un procuratore legale, Antonio Messina, 28 anni, di Campobello di Mazara, e un geometra, Andrea Terranova, 27 anni, impiegato-modello al Comune di Gibellina. Gli altri sono: Salvatore Ingoglia, 25 anni, pure di Campobello; Giuseppe Zummo, 27 anni, di Gibellina, impiegato; Paolo Saladino, 23 anni, un muratore di Mazara del Vallo; Baldassarre Nastasi, imbianchino ventisettenne di Partanna; Vito Gondola, 38 anni, allevatore di bestiame, e Antonio Genco di 26 panettiere, tutt'è due di Mazara; Gaspare Biondo, 41 anni, un pregiudicato di Marsala; Natale Lava, 26 anni, di Campobello: Mario Stella, 41 anni, di Marsala, commerciante di auto; Silvestro Leonardi, 38 anni, di Menfì; Leonardi Messina, dì 48, di Campobello e Mario Stella 41 anni, un commerciante di auto. Proprio quest'ultimo: a quanto pare avrebbe dato modo agli inquirenti di fare più d'un passo in avanti, nell'inchiesta. Sembra infatti che l'amante del negoziante (una donna della quale non è stato rivelato il nome) abbia dichiarato che, dopo un litigio, egli la minacciò. Le avreobe detto: « Attenta che ti faccio fare la stessa fine di Corleo». I criminali sarebbero stati traditi da « piccoli dettagli ». Polizia e carabinieri infatti sarebbero risaliti a chi rubò a Palermo due delle auto di grossa cilindrata usate dal « commando », che bloccò il Corleo al volante della sua auto. Gli investigatori sono sicuri di avere in mano parecchi elementi d'accusa; «fatti concreti e non parole » ha detto nel pomeriggio un funzionario della questura di Trapani. Alcuni banditi del «commando» sarebbero stati riconosciuti dai passeggeri d'una corriera di linea che assistettero terrorizzati alle fulminee e drammatiche fasi del rapimento. Gli investigatori per il momento escludono che la mafia trapanese abbia avallato il sequestro Corleo. Alcuni « boss » siciliani se ne sarebbero addirittura lamentati con esponenti della 'ndragheta calabrese i quali avrebbero assicurato la loro estraneità. Dopo i primi contatti con il « telefonista » della banda, tenuti dall'avv. Nino Salvo, genero dell'esattore e suo socio nel vastissimo giro d'affari procurato dai lauti proventi delle esattorie (fra la settantina da essi controllate vi è quella di Palermo), le trattative sarebbero state seguite da un noto penalista di Palermo che in passato ebbe analoghi incarichi per altri rapimenti. Nella villa di Salemi, oggi non è stato trovato nessuno, né la moglie né i tre figli di Luigi Corleo. Antonio Ravidà