Ignorata dai magistrati la denuncia di parzialità

Ignorata dai magistrati la denuncia di parzialità A Trento continua il processo agli operai Ignorata dai magistrati la denuncia di parzialità La magistratura trentina accusata di ignorare gli episodi di delinquenza fascista e di accanirsi con pesanti condanne sui lavoratori - Un dossier su violenze e assalti degli estremisti neri (Dal nostro inviato speciale) Trento, 10 gennaio. La lunga fase preliminare del processo contro i 48 operai e sindacalisti dell'Ignis accusati di sequestro e violenza diventa di giorno in giorno la parte più qualificante del dibattimento perché sta mettendo a fuoco duo realtà finora poco note. Da un lato l'impressionante serie di violenze, aggressioni, bombe, pestaggi, incendi «firmati» dai gruppi nazifascisti del Trentino Alto Adige negli anni della «strategia della tensione» (dal 69 in poi). Dall'altro lo sconcertante atleggiamento della magistratura trentina zelante nel colpire con pesanti condanne esponenti del movimento operaio e antifascista ma «elusiva nei confronti delle forze eversive fasciste». Il giudizio è dei segretari generali Firn Trentin, Bentivogli e Benvenuto intervenuti in questi giorni con un docu¬ mento per far rimbalzare a livello nazionale le contraddizioni, le ambiguità e le manchevolezze emerse nel corso dell'istruttoria sui fatti del 30 luglio '70. In effetti il processo contro gli operai e i sindacalisti Ignis non può prescindere dalla valutazione del clima nel quale maturò il «sequestro» del consigliere regionale msi Mitolo e del segretario provinciale Cisnal Del Piccolo fatti sfilare per le vie di Trento con un cartello al collo. Prima dell'episodio quel giorno stesso, gli operai dovettero subire accoltellamenti, bombe carta, pestaggi, insulti e minacce da parte di un manipolo di fascisti venuti appositamente dal Veneto e dal Friuli oltre che dal Trentino Alto Adige. Gli imputati, il folto collegio della difesa (una sessantina di avvocati di tutta Italia) le forze democratiche continuano a chiedere: ma perché la magistratura non ha proceduto con uguale fermezza contro gli organizzatori della «spedizione punitiva) davanti alla fabbrica di Gardola? Perché la procura della Repubblica ha «lasciato nel cassetto» una denuncia presentata due mesi dopo i fatti del 30 luglio contro Mitolo, Del Piccolo ed altri per tentato omicidio, associazione per delinquere e ricostituzione del partito fascista? Perché non s'è voluto tener conto dei motivi che hanno suscitato la reazione degli operai alle provocazioni dei sindacalisti Cisnal e dei sedicenti loro sostenitori? Perché la maggior parte degli aggressori «neri» compaiono nel processo soltanto come parti lese e testi e non come imputati? Perché s'è fatto un processo a parte contro gli ufficiali dei carabinieri, della polizia e dei vigili urbani accusati di essere intervenuti in ritardo per disperdere il corteo dei lavoratori? Tutte domande senza risposta che, secondo il legale della difesa, sottendono una precisa volontà della magistratura trentina: spezzettare il più possibile il processo, giudicare gli imputati senza tener conto delle aggressioni subite, lasciare in disparte i veri responsabili della spedizione punitiva che suscitò l'indignata reazione dei lavoratori. Si spiegano in questo contesto le prese di posizione dei difensori: la denuncia per omissione di atti d'ufficio contro il procuratore della Repubblica di Trento, Agostini; la richiesta di nullità dell'intera istruttoria perché priva di atti fondamentali (la querela è rimasta lettera morta contro i fascisti) e l'altra istanza di sospensione del dibattimento in attesa dell'acquisizione di quegli atti. Il tribunale, presieduto dal dr. Zamagni, per esaminare le richieste della difesa è rimasto oggi oltre cinque ore in camera di consiglio. Al termine, l'ordinanza che respinge per l'ennesima volta le istanze dei difensori. Pei il collegio giudicante, il processo può dunque proseguire anche se monco, la denuncia contro il procuratore della Repubblica è un atto che esula dalla causa in discussione. «Il processo s'ha da fare, punto e basta». Una copia della denuncia trasmessa alla Corte di Cassazione e al tribunale di Trento, è stata inviata dalla Firn e da Cgil, Cisl e Uil anche al Consiglio della magistratura e alla Commissione Giustizia della Camera e del Senato accompagnata da un dossier di novanta pagine sulla violenza squadrista a Trento negli ultimi anni e sui relativi interventi della magistratura. La prima parte del volume ricostruisce in cinquantanove pagine ben sessantotto episodi di violenza nera: incendi alle sedi di partiti, i contatti con la cellula nazifascista di Franco Freda, l'assalto al liceo «Prati», la bomba alla Facoltà di Sociologia, l'attentato al monumento di De Gasperi, l'assalto alla Ignis, l'attentato del Mar alla linea ferroviaria Brennero-Verona. La successiva parte del dossier esamina il comportamento della magistratura trentina nei confronti degli eversori fascisti. Assolti la maggior parte degli squadristi, protagonisti di violenze, e mano pesante invece con gli esponenti delle forze democratiche. Guido J. Paglia

Persone citate: Agostini, Bentivogli, De Gasperi, Del Piccolo, Firn Trentin, Franco Freda, Mitolo, Zamagni