Da domani all'Onu i temi più acuti per il Medio Oriente di Igor Man

Da domani all'Onu i temi più acuti per il Medio Oriente Israele, i palestinesi, il Libano Da domani all'Onu i temi più acuti per il Medio Oriente Alla vigilia del dibattito all'Onu (domani) sul Medio Oriente, la situazione provoca preoccupanti interrogativi. I falangisti (cristiani di destra) libanesi hanno proclamato la « guerra santa » contro i palestinesi. « La guerra di liberazione del Lioano è cominciata », ha scritto Al Amai, l'organo della Falange. Nonostante gli sforzi di Arafat, che ha scongiurato fino all'ultimo i fedayn del « Fronte del rifiuto » di non raccogliere le provocazioni, a Beirut si profila una vera e propria guerra civile. Si parla di un vertice tra il presidente siriano Assad e il presidente libanese Frangie per « evitare la tragedia », ma è chiaro che l'incontro, se si farà, potrà al massimo portare a una nuova, precaria tregua e, comunque, chissà quando. La ripresa dei combattimenti nel Libano non appare casuale. Coincide appunto con l'apertura del dibattito all'Onu dove si dovrà discutere la questione palestinese, alla presenza di rappresentanti dell'Olp. « La propaganda sionista — ha ammonito Arafat — sfrutterà questa manovra durante il dibattito: se i palestinesi, si dirà, replicano con il fuoco all'ospitalità generosa dei libanesi, come possono pretendere di essere creduti quando affermano di voler creare uno Stato laico e democratico in cui ebrei, cristiani e musulmani possano convivere in pace?». * * Indubbiamente il caos libanese non potrà non giovare a Israele che ha deciso di boicottare — nonostante le insistenze degli Stati Uniti — la seduta di domani. Certo l'ostinazione del governo di Gerusalemme rischia di turbare ulteriormente i già diffìcili rapporti con il suo prezioso alleato, rischia di accentuare l'isolamento di Israele. Ma è anche vero che a dispetto di tutte le apparenze — ed è questa la tesi di Rabin — Israele si trova in questo momento in una posizione di forza di fronte a un mondo arabo sempre più diviso dagli avvenimenti libanesi. L'Egitto ha nuovamente preso le distanze dalla Siria, chiedendo che la conferenza di Ginevra si riunisca entro giugno. Come a dire che non ammette che il Consiglio di sicurezza possa prendere decisioni determinanti in ordine a una soluzione della crisi mediorientale. C'è di più: Sadat ha rifiutato il vertice a tre (Egitto, Arabia Saudita, Siria) proposto dal saudiano re Khaled per comporre il dissidio siro-egiziano; proprio ieri la stampa del Cairo attribuisce al partito Baas siriano la principale responsabilità « dei massacri in Libano »; « lo scopo di questi massacri è di portare alla annessione di territorio libanese da parte della Siria ». Secondo Al Ahram, Damasco col suo atteggiamento « fornisce intenzionalmente a Israele la possibilità di perpetrare un nuovo crimine contro gli arabi con un intervento di rappresaglia nel Libano meridionale ». Il « Fronte del rifiuto » palestinese, infine, appoggiato da Libia e Iraq raccoglie la sfida falangista per mettere nell'imbarazzo l'Olp che domani affronta, sul piano politico, la prova del fuoco all'Onu. ★ * In questo contesto, boicottando la seduta al Palazzo di vetro, Israele potrebbe ignorare con più facilità qualsiasi risoluzione votata dal Consiglio di sicurezza, opponendosi a « soluzioni imposte ». D'altra parte è difficile pensare che gli Stati Uniti « mollino » Israele in un momento tanto delicato. Dalle dichiarazioni di Allon, subito dopo i suoi colloqui con Kissinger, sembra di capire come Israele conti su di un veto americano. Il ministro degli Esteri israeliano è andato oltre: il rifiuto del suo Paese di partecipare al dibattito di domani, ha detto, « servirà di avvertimento a tutti coloro che vogliono far partecipare l'Olp alla conferenza di Ginevra ». Allon ha aggiunto che cosi come Israele boicotta il Consiglio di sicurezza, potrebbe non recarsi a Ginevra; senza la partecipazione israeliana la conferenza ginevrina non potrebbe svolgersi. La seduta di domani all'Onu è estremamente importante. Può portare in teoria a progressi verso una soluzione diplomatica del conflitto mediorientale, ma può in pratica condurre a un irrigidimento delle parti che potrebbe accendere la miccia della quinta guerra del Medio Oriente. Non è possibile, sullo sfondo del sanguinoso imbroglio libanese, rischiar pronostici ma l'intransigenza israeliana da una parte e la situazione nel Levante (coi pericoli d'intervento che comporta), dall'altra, non incoraggiano certo all'ottimismo. Igor Man

Persone citate: Allon, Arafat, Assad, Frangie, Kissinger, Rabin ? Israele, Sadat