Uomini politici a giudizio per il casinò di St-Vincent di Giorgio Giannone

Uomini politici a giudizio per il casinò di St-Vincent L'ordinanza presentata ieri al tribunale di Aosta Uomini politici a giudizio per il casinò di St-Vincent Sono accusati di corruzione e atti contrari ai doveri d'ufficio - Fra i venti imputati, il presidente del Consiglio regionale Caveri, l'amministratore della Sitav Cotta, assessori e pubblici ufficiali - Gli esponenti politici, fra il 1965 e il 1969, avrebbero ricevuto somme di denaro per rinnovare alla Sitav la concessione della casa da gioco (Dal nostro corrispondente) Aosta, 9 gennaio. Ci sarà un altro processo per il Casino di Saint-Vincent. Venti persone, tra cui il presidente e l'amministratore delegato della Sitav (società che gestisce la Casa da gioco), uomini politici della Valle ed ex funzionari della pubblica amministrazione, sono stati rinviati a giudizio sotto l'accusa di corruzione, per atti contrari ai doveri d'ufficio. Secondo l'ordinanza depositata ieri presso la Cancelleria del Tribunale di Aosta, la Sitav avrebbe finanziato, dieci anni fa, nove consiglieri regionali, per ottenere il rinnovo della concessione della Casa da gioco (che è di proprietà dell'amministrazione regionale), otto mesi prima che scadesse la precedente convenzione, e a trattativa privata, cioè senza gara di appalto. Secondo la sentenza del giudice istruttore, dottor Cuzzola, gli esponenti politici avrebbero a tale scopo «in varie riprese ricevuto somme per sé o per il partito che ciascuno rappresentava o di cui faceva parte». Gli imputati sono l'ex presidente della Giunta regionale e capo dell'Union Valdòtaine, avvocato Severino Caveri, 67 anni, ora presidente del Consiglio regionale, il professor Francesco Balestri, 61 anni, ex assessore socialista, il consigliere comunista Claudio Manganoni, 62 anni, allora assessore, l'avvocato Mario Andrione, 43 anni, già assessore dell'Union Valdòtaine, ora presidente della Giunta regionale, il consigliere Giuseppe Albaney, 46 anni (democratico popolare), allora assessore del Mav, l'ex assessore socialista Mario Colombo, 64 anni, il consigliere liberale Ennio Pedrini, 54 anni, l'ex consigliere comunista Giuseppe Casetta, 45 anni, e l'ex consigliere comunista Pietro Germano, 55 anni, ora senatore della Repubblica, eletto in una circoscrizione piemontese (per il quale è già stata concessa dal Senato l'autorizzazione a procedere). Inoltre sono stati rinviati a giudizio il presidente della Sitav, conte Alberto Zorli di Bagnacavallo, 67 anni, l'amministratore delegato, conte Carlo Cotta, 57 anni, assieme con l'ex presidente del Collegio dei sindaci della società, commendator Alessandro Petetti, 68 anni, latitante. Secondo l'accusa le somme corrisposte, in periodi tra il 1965 e il 1969, sono ingenti: Pedrini avrebbe ricevuto 24 milioni, Germano 26 milioni, Caveri 12 milioni e mezzo, Andrione 12 milioni, Balestri 22 milioni; gli altri avrebbero ricevuto cifre superiori al milione. I dirigenti della Sitav, inoltre, sempre secondo l'accusa, attraverso un loro incaricato, Alfredo Ferrante, 54 anni (coimputato), versarono a pubblici ufficiali non identificati, affinché chiudessero un occhio su controversie riguardanti le evasioni fiscali (Ige) sui proventi della Casa da gioco, «una somma non inferiore a 47 milioni e mezzo di lire». Dagli atti giudiziari risulta anche che cinque milioni di lire furono versati per motivi analoghi all'allora intendente di Finanza di Aosta, Romolo Conversano, 62 anni, originario di Falconara, coimputato nel reato di corruzione. Lo stesso reato è stato contestato a Salvatore Guccione, 70 anni, di Roma, all'epoca capo divisione del ministero delle Finanze, che ricevette «unta somma sicuramente non inferiore ai due milioni». Gli altri imputati, Aldo Notano, 52 anni, da Roma, allora presidente del Centro sportivo italiano, Mario Imperia, 47 anni, di Roma, tesoriere del centro, e Renato Fortunati, 51 anni, funzionario doUa de romana, sono accusati di falsa testimonianza per le affermazioni fatte durante l'istruttoria in relazione ad altri finanziamenti della Sitav. II retroscena dello scandalo del Casino è intessuto di episodi da romanzo giallo. I fatti riportati nel voluminoso fascicolo della magistratura (65 cartelle dattiloscritte) vennero scoperti in seguito al tentativo di estorsione compiuto nel 1970 ai danni di un medico aostano, il dottor Francesco Gheis. Questi, cinque anni prima, era stato, assieme all'avvocato Giuseppe Torrione, pure di Aosta, imputato di tentata concussione di 600 milioni di lire ai danni del Casino. Ad accusarli era stato il conte Cotta, che affermò di essere stato ricattato per il rinnovo della convenzione della casa da gioco. I due professionisti avevano sempre sostenuto di non aver chiesto quei soldi per motivi personali, ma «soltanto per ottenere per conto della Regione (entrambi erano consiglieri democristiani) un risarcimento delle somme che la Sitav aveva sottratto come evasioni fiscali». Furono condannati a due anni, e la Cassazione confermò. Il 9 settembre del '70 entrò in scena una donna, Giuseppina Fumagalli, 55 anni, di Milano, la quale era entrata in possesso di uno scottante dossier sul «bilancio nero» della Sitav. L'importante fascicolo era stato «offerto», in cambio di una ingente somma di danaro, al conte Cotta (episodio per il quale la Fumagalli è ora imputata per estorsione) e poi per dieci milioni di lire al professionista aostano, il quale aveva evidentemente validi motivi per voler conoscere la contabilità segreta del Casino. Gheis finse di stare al gioco, e si recò, come concordato, all'appuntamento al bar dell'ultimo piano della Rinascente, a Milano. Il medico aveva però precedentemente avvertito i carabinieri, che riuscirono a cogliere in flagrante due donne, intermediarie dell'affare, nel momento in cui si accingevano a prendere il denaro. Il dottor Gheis inoltrò in seguito una istanza alle procure di Aosta, Torino e Milano, sostenendo che i documenti sequestrati nel capoluogo lombardo contenevano importanti elementi, «che provavano la sua innocenza divenendo invece atto di gravi responsabilità nei confronti dì altri esponenti politici e della stessa Sitav». Le indagini proseguirono lente, ma con costanza, fino a giungere all'odierna incriminazione. Il processo viene quasi a coincidere con la scadenza dell'attuale contratto tra Si¬ tav e Regione. La data non è ancora stata fissata; ma appare certo che la sede non potrà essere «per legittima suspicione» il capoluogo valdostano. Giorgio Giannone St -Vincent, Severino Caveri e Francesco Balestri