I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono / magistrati e la politica Ho letto su « La Stampa » la lettera di A. Galante Garrone, « I Magistrati e la Politica », nella quale si sostiene che il giudice nell'interpretare la legge e quindi nell'applicarla non può disgiungersi completamente dalle sue opinioni politiche; dal che si deduce che i giudici, nella applicazione della legge non sono tenuti a spersonalizzarsi completamente del proprio bagaglio politico-culturale in favore di quei principi basilari di diritto che gli studi di legge hanno via via suggerito loro; da qui quindi difformità di vedute e di interpretazione della legge. Sarebbe come dire che il sottoscritto, che appartiene alla classe medica, non tenesse sempre presente, nel curare gli ammalati, quel senso etico-professionale di contrastare, fino agli estremi, la morte, sia per un malato giovane o vecchio, sia ricco o povero. Il fatto è che questa diversità di vedute anche negli alti gradi della Magistratura sgomenta il cittadino che non sa più in che cosa sperare e mentre si disquisisce in tal senso la delinquenza aumenta, con i sequestri, le aggressioni, le morti di ogni giorno; l'autorità dello Stato va cosi sempre più frantumandosi, con le inevitabili conseguenze che ne deriveranno. Franco Balducci, Firenze Un caso di plagio anche alla tv? Ci riferiamo alle pagine di critica de « La Stampa » di cui siamo attenti lettori. Abbiamo notato le discussioni sorte sullo sceneggiato tv « La traccia verde » che ha sbalorditive somiglianze con il romanzo « Giungla domestica » di Gilda Musa pubblicato circa un anno fa, con un successo confermato anche da « La Stampa », da Dall'Oglio. A proposito di tali rassomiglianze, si è parlato di un « orecchiamento » operato dalla Rai ai danni di « Giungla domestica », e in particolare sullo spunto centrale riguardante le piante che diventano i testimoni di un atto di violenza. Vorremmo chiedere se è giusto che la Tv, come in altre occasioni, si impadronisca impunemente delle idee altrui, considerata la sua posizione di monopolio. Facciamo notare che l'idca-chiave del romanzo è assolutamente originale e precede lo sceneggiato tv di cui abbiamo visto l'ultima puntata. Franco Revello, Maria Sella, Giuseppe Faussino - Breia (Ve) C'è l'ex gioventù italiana del littorio Apprendiamo dalla stampa, in una corrispondenza da Roma in data 4 c.m., che il « partito radicale e la lega 13 maggio » hanno denunciato al 1° distretto di polizia il ministro Reale e quanti con lui responsabili per i ritardi con cui la nuova legge sulla droga, approvata dal Parlamento il 17 dicembre, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. In presenza di questa iniziativa i sottoscritti impiegati della sede gioventù italiana di Pisa, non possono esimersi dal richiamare l'attenzione della pubblica opinione sul fatto che la legge di soppressione dell'ex gioventù italiana del littorio — approvata in sede deliberante dalle competenti commissioni dei due rami del Parlamento fino dal 29 ottobre u.s. — non è stata ancora pubblicata — ad oltre due mesi di distanza — sulla Gazzetta Ufficiale. E così, centinaia e centinaia di impiegati continuano a non fare nulla sol perché qualche ministro omette di compiere gli atti del proprio ufficio. Salutini Lido, Nannipieri Piero, Virgili Mario, Di Baccio Valerio, Perini Flaviano, Senesi Giuseppina, Luchini Egislo, Pagni Severino - Pisa Atti degli Apostoli una interpretazione Il prof. Jemolo (« La Stampa » del 2 c.m.) è andato a scovare nel racconto piacevole degli « Atti degli apostoli » propriol'episodio più strano e conturbante, raccomandando ai vescovi di ricordarlo o di ricordarlo più spesso spiegando che nella comunità comunista della primitiva Chiesa cristiana tutti si spogliavano dei loro beni mettendo il ricavato in comune sì che ognuno avesse secondo il bisogno, aspirazione finale del socialismo moderno che prenderà il nome, quando sarà attuato, di comunismo. In questa comunità comunista Anania e sua moglie « caddero fulminati da subitanea morte » perché invece di versare tutto il ricavato della vendita di un loro possesso, se ne trattennero una parte affermando che ciò che versavano era «tutto» ciò che avevano ricavato. Il prof. Jemolo scrive che, mutati i tempi, « non si tratta più di vendere poderi e case, bensì di dare l'apporto del proprio lavoro »; ma i tempi si sono proprio evoluti verso quell'organizzazione attuata dalla primitiva comunità cristiana; poco importa che oggi i suoi componenti trovino più o meno difficoltà a vendere; l'importante è che i beni sotto qualunque forma non siano più proprietà personale. Credo che l'interpretazione dell'episodio da parte del prof. Jemolo è errata. Egli dimentica che allora vendere e donare il ricavato alla comunità era un atto libero e spontaneo e che la perfezione cristiana non era «nella parità ecc. », ma nel vendere tutto, donare ai poveri e poi seguire Gesù. (Matteo XIX, 16; Luca XVIII, 18). Quindi la perfezione cristiana era (ed è tutt'ora) nella « privazione » dei beni ad uso di elevazione personale, comunque poi i poveri o la comunità usasse o abusasse di questi beni di cui il cristiano perfetto si era disfatto per compiacere Dio. Anche Anania e sua moglie decisero in un primo momento di diventare cristiani perfetti; vendettero, ma quando si trattò" di versare il ricavato ne trattennero una parte; nulla di male se lo avessero detto; dove peccarono fu nel dire alla comunità che ciò che versavano era « tutto » ciò che avevano ricavato col proposito evidente di voler far credere con una menzogna di possedere una perfezione che non possedevano affatto o che non erano riusciti a raggiungere. Dio li punì con la morte in forma simbolica, anche se nel testo si parla di morte vera. La coiclusione è che l'episodio di Anania e di sua moglie non riguarda i comuni mortali, come intende il prof. Jemolo, ma gli eroi o coloro che cristianamente lottano per diventarlo, anche se posto in un contesto prettamente comunista che però era tale non per maturazione civile, ma per entusiasmo spontaneo tanto che durò pochissimo, come sappiamo dalla storia. dott. Franco De Carli (To)

Luoghi citati: Firenze, Roma