Nella "valle dei baraccati,, sono regolari solo le tasse di Guido Guidi

Nella "valle dei baraccati,, sono regolari solo le tasse Sulle tracce dei tanti miliardi mal spesi nel Belice Nella "valle dei baraccati,, sono regolari solo le tasse (Dal nostro inviato speciale) Valle del Belice, 9 gennaio. Sono venuti da Roma per cercare le tracce dei miliardi spesi dallo Stato (350 da aggiungere ad altri 40 per le baracche «provvisorie») dopo il terremoto di otto anni or sono: i deputati della Commissione lavori pubblici, invece, hanno trovato soltanto qualche gruppo di abitazioni ancora vuote perché mancano gli allacciamenti per l'acqua e per la corrente elettrica; molte strade e superstrade assolutamente inutili o per lo meno superflue, moltissimi fischi e insulti. L'accoglienza per i diciannove parlamentari di tutti i partiti è stata identica dovun- que, o quasi a Menfi, a Santa Margherita, a Montevago, a Sambuca, a Poggioreale, a Salaparuta, a Santa Ninfa. Dovunque fischi, insulti («assassini», «ladri», «incompetenti», «chiacchieroni»), proteste: dopo una attesa che si prolunga ormai da otto anni, le popolazioni sono esasperate. «Se un giorno questa gente — commentava oggi il pù-Oco di Santa Ninfa, don Antonio Riboldi, un rosminiano, milanese, che vive nella Valle del Belice da diciotto anni — prendesse coscienza, io francamente avrei paura a rimanere. La loro sarebbe una collera giusta e giustificata: ma per fortuna sono uomini che hanno una grande dignità persino nella loro protesta». E' una storia, questa, terribile e emblematica. La notte del 14 gennaio 1968 il terremoto rade al suolo un'intera vallata. La gara per soccorrere le vittime è entusiasmante, r i l , o e ini n- vengono stanziati 350 miliardi. Dopo otto anni, il bilancio è miserando: 220-230 case costruite su 2300 circa da costruire, e se si vuole portare a termine il piano complessivo è necessario trovare subito altri 400 miliardi di lire. «Basta, siete dei buffoni», hanno urlato oggi nella baraccopoli di Santa Margherita a Belice. «Non vogliamo più parole, ma case», hanno detto. Un ragazzo di 19 anni. Salvatore Grafato, non trovava le parole per gridare la sua indignazione, ma soltanto lacrime sincere: «Vivo fra gli scarafaggi e i topi», sussurrava. Non sono avvenuti incidenti ed è davvero un miracolo. I deputati avevano previsto a I una accoglienza ostile, ma a , non si aspettavano tanto. L'u aos», : oe e. e Ooo, e — nala e à ». ie ea ee, nico a essere tranquillo era Sam Quilleri, bresciano, liberale, ingegnere: sono anni che si interessa alla Valle del Belice, ha proposto un'inchiesta parlamentare, ma non ha trovato mai consensi. «Qui — dice — si è proceduto alla ricostruzione con mentalità faraonica: le opere di urbanizzazione costano un milione per ogni abitante. Ma in compenso si è fatto tutto male: i muri di sostegno si frantumano con la pressione di un dito; le strade sono sen- za massicciate ed è stata asfaltata la polvere per cui in questi anni si è dovuto rifarle, in taluni punti, almeno sessanta volte. A Camporeale le opere di urbanizzazione sono costate 16 mila lire al metro quadrato, mentre a Cortina d'Ampezzo costano appena 3400 lire». «Tutto il programma è sta- Insulti e fischi ai parlamentari in visita - Dopo il terremoto costruite superstrade inutili e appena 230 case su 2300 - Massicciate rifatte 60 volte - La popolazione vive fra topi e scarafaggi, ma dal 1° gennaio lo Stato pretende i tributi fiscali - Investimenti per le chiese to realizzato — ha replicato i invece l'ingegner Fratelli, ca-1 po dell'ispettorato generale • per le zone terremotate, un romano trasferito a Palermo dal '71 —. / lavori di pertinenza dello Stato sono ultimati o quasi: non era possibile prevedere una lievitazione così massiccia dei prezzi». «Ma noi continuiamo a vive re nelle baracche — protesta I no le vittime del terremoto — I dove d'inverno si muore per | il freddo e l'umidità mentre ; d'estate si soffoca per il cai- i do». I ll problema per quelli che I abitavano otto anni or sono in una casa d'affitto può an- che essere risolto a breve ! (per modo di dire, s'intende) !scadenza: avranno dove abita-1 re. Ma sono una minoranza. Per gli altri, per gli ex proprietari di un'abitazione distrutta nel terremoto, la situazione invece è diversa e terribile: la legge non prevede per loro una casa costruita, ma una zona di terra e un contributo per costruire. «Sennonché — mi spiega a Menfi Paolo Zito — le assegnazioni non sono state ancora fatte e il contributo di dieci milioni al massimo non serve più neanche a preparare le fonda- !menta- E intanto viviamo nel- le baracche: ma lo Stato dal primo gennaio 1975 pretende il pagamento delle tasse». «Siamo costretti a vivere — aggiunge — in dieci persone dentro 36 metri quadrati e chi ha, per sua fortuna, la possibilità di costruire in proprio o di restaurare le abitazioni viene condannato per abusivismo perché, mancando un piano regolatore, non sono concesse le licenze edilizie». I deputati, dunque, sono arrivati: hanno viaggiato per l'intera giornata in lungo e in largo per la Valle del Belice, oggi splendidamente inondata di sole; hanno osservato; hanno chiesto; hanno concluso il loro viaggio soltanto a tarda sera e erano sinceramente preoccupati. «Posso dire con tutta obbiettività — ha commentato il parroco di Santa Ninfa, don Riboldi, il quale intende ripetere domani questo suo discorso ai parlamentari riuniti con i sindaci nel municipio di Partanna — che questa gente ha ormai perduto ogni speranza. Hanno il sospetto fondato che si tratti di un viaggio inutile e senza risultati. In otto anni non è stato fatto nulla e non si vede come si possa fare ora qualcosa. Ovvero: sono state fatte le autostrade. Nessuno le aveva chieste. Sono stati costruiti quattro chilometri di una autostrada che dovrebbe tagliare la Valle. Questa autostrada finisce in aperta campagna e non serve a nulla mentre i bambini si ammalano e muoiono nelle baracche. Queste visite per il dramma di cui tutti noi siamo vittime sono soltanto un insulto». I bambini di Santa Ninfa si sono limitati a consegnare og gi nel pomeriggio ai diciannove deputati della Commissione lavori pubblici una loro foto con dedica: perché a Roma qualcuno si ricordi di loro. «Il giro faraonico dei miliardi — aggiunge don Riboldi — è uno scandalo». Alcune indicazioni sono eloquenti: a Menfi per la chiesa è stata prevista una spesa di 900 milioni (.«Io — è il com mento di don Riboldi — non ho voluto vedere neanche il progetto per quella di Santa Ninfa perché quando mancano le case una chiesa può anche aspettare»); a Montevago per «una seconda chiesa e relative attrezzature» la spesa è di 600 milioni; a Partanna, sempre per una chiesa, si ar riva addirittura ad un miliar do e mezzo. «Alcuni anni or sono — è la conclusione amara di don Ri boldi — sono venuti qui i de Putati di una Commissione dei lavori pubblici e hanno detto: "Ma QUl sl ruoa a ciel° aperto". Oggi sono tornati al- tri. dpPutati di un'altra Corti- ™"f°™ ^J^n^n^f le stesse cose. Ma perche, ai-co io, quelli hanno taciuto per tanto tempo? E' un silenzio colpevole: se qualcuno ha rubato, con questo suo silenzio il Parlamento ha fatto da palo ai ladri». L'accusa è cocente, ma il parroco di Santa Ninfa non ha alcuna preoccupazione a contestarla. Guido Guidi

Persone citate: Antonio Riboldi, Camporeale, Paolo Zito, Riboldi, Salvatore Grafato