Piovra: biografia del misterioso

Piovra: biografia del misterioso Piovra: biografia del misterioso Le sole biografie veramente seducenti sono quelle che, pur essendo condotte su un personaggio veramente esistito, risultano in gran parte immaginarie. Il personaggio così trattato diventa, grazie alle sontuose testimonianze ed ai mendaci reperti, leggendario. Improbabili le gesta, ipotetici i timori o le prepotenze, chiassose quanto indimostrabili le abitudini e le manie, incerto il parentado. Succede che il personaggio — accerchiato da tanti « si dice », da quelli delle illustri annotazioni degli scrittori o delle compunte chiose degli storici fino al chiacchiericcio, spesso contraddittorio, della credenza popolare — perda i rapporti che lo legavano alla sua realtà. L'ultima botta, a questa sua già traballante realtà, la daranno la petulanza dell'iconografia e la prosopopea del proverbio. Personaggio di una di qup- ste rarissime, seducenti biografie, è la piovra: autore del libro che ne racconta vita, onori disonori e incantesimi, è Roger Caillois. Un libro pregevole, tessuto con una eleganza così aderente alla colta esposizione che si diletta di ariose rapsodie, da farci pensare con orrore alle tante pacchianerie che, di contro, abbiamo visto nelle vetrine dei librai preparate per le feste. Plutarco, San Basilio, Elieno come Sant'Ambrogio, quel caro Aldrovandi al quale dobbiamo gli adescanti libri con le figure dei liocorni e dei basilischi ritratti dal vero delle sue fantastiche verità, Denys-Montfort, sadico coltivatore di supposizioni malvage, l'appassionato Henry Lee, Victor Hugo e tanti sognatori giapponesi, fedeli di Budda o del folclore, hanno contribuito a illuminarci o a ingannarci (o meglio, a illuderci) sulla piovra. Ogni indicazione, ogni dato, in questo mobilissimo ritratto del polpo gigantesco, diventa labile e tortuoso, tanto che della piovra si mette in dubbio tutto e nel contempo tutto si accetta, rapiti e un po' sperduti nel coacervo di notizie. Si viene a sapere, così, che non ha un colore stabile ma tende a mimetizzarsi con facilità: ottima qualità, questa, per i suoi estimatori con pochi scrupoli e pessima pei chi non ama i sotterfugi; che, d'altro canto, s'attacca così saldamente allo scoglio, con le ventose dei suoi tentacoli, da diventare non solo un esempio di forza ma anche di « fortitudo ». Che l'accoppiamento annienta il maschio e l'espulsione dei grappoli di uova uccide le femmine, che in tempi di carestia può nutrirsi dei suoi tentacoli, che appunto coi tentacoli (secondo i giapponesi) può commettere atti discutibili su fanciulle pescatrici di conchiglie. Che è. inoltre, in grado di ipnotizzare con gli occhi grandissimi, freddi e capaci di « seguire » chi li guarda, di uscire dal mare, scorribandare tra i campi e derubare i contadini di fichi e olio, di mordere, di uccidere un'aquila che, vedendola su uno scoglio, la scambiasse per una molle e indifesa preda. Se un importante prelato nordico settecentesco, Eric Pontoppidan, crede che certe isole galleggianti non siano che « Kraken », cioè enormi polpi, e non balene o leviatani come credevano nel me dioevo, Jules Verne, in Venti ■ mìla , he sott . . i ,„ ,Q ■„„„„ ' . | ^ la ptovra ali attacco fero\ce dl "na nave: «Laspetto e \ spaventoso — dice Verne eie] mostro — ... repellente e terribile ». Ci viene in mente Scilla, mostro dell'Odissea, che suscita il ribrezzo degli dei: che sia una piovra? E che anche l'abissale Medusa dagli occhi terribili lo sia? E dire che, per una certa piatta letteratura fine Ottocento e primo Novecento, la piovra non era che il simbolo della città tentacolare che avrebbe corrotto l'onesta fanciulla magari orfana. Rossana Ombres Roger Caillois: « La piovra », Franco Maria Ricci Editore, pag. 244, L. 20.000.

Luoghi citati: San Basilio