Hanno telefonato i rapitori del bimbo a Napolii "Sta bene; pagate subito,, di Silvana Mazzocchi

Hanno telefonato i rapitori del bimbo a Napolii "Sta bene; pagate subito,,A trentacinque ore dallo spietato sequestro del neonato Hanno telefonato i rapitori del bimbo a Napolii "Sta bene; pagate subito,, I banditi aggiungono: "Vogliamo 600 milioni, non una lira di meno" - La famiglia smentisce (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 7 gennaio. «Vincemmo sta bene, ma niente scherzi», ha esordito la voce. E' la prima telefonata dei rapitori di Vincenzo Guida, il bimbo di un anno e quattro mesi sequestrato la notte dell'Epifania a San Sebastiano al Vesuvio, nei pressi di Napoli. Il telefono è squillato nella tarda mattinata di oggi, 35 ore dopo che il piccolo era stato strappato dalle braccia della madre in un agguato teso da quattro banditi armati alla famiglia che tornava a casa in auto. «Vincenzo è in ottima salute — ha continuato la voce — ma voi dovete preparare i soldi, tanti quanti ne abbiamo chiesti e non una lira di meno», ha concluso. Subito dopo la comunicazione b stata interrotta. L'ammontare del riscatto preteso per il rilascio del bimbo (600 milioni) era stato scritto su un biglietto che uno dei rapitori aveva consegnato, con il mitra puntato, al padre del bimbo durante il sequestro. «Nessuno ha telefonato, nessuno si è fatto vivo», smentiscono con decisione i parenti del piccolo Vincenzo. «Anche a noi non risulta che ci siano stati contatti», insistono i carabinieri. Ormai da due giorni Vincenzino è in mano ai banditi. Concetta Gallozza e Antonio Guida, i suoi genitori, si sono trasferiti da San Sebastiano a Barra, in casa del padre di Concetta, Salvatore Gallozza, che, per il dolore, è stato colto da collasso. Al piano terreno del vecchio palaz- zo, il bar-pasticceria dei Gallozza è chiuso per il riposo settimanale. «Ma non riaprirà finché questa triste storia non sarà finita», dice uno dei figli di don Salvatore. «Chiediamo il silenzio della stampa, ufficialmente — hanno dichiarato i legali della famiglia Guida, gli avvocati Esposito e Giordano —. In nome del bambino. E, per quanto ci risulta, contatti con i rapitori purtroppo non ce ne sono ancora stati — hanno continuato i legali smentendo anche loro la notizia della telefonata —. Abbiamo bisogno di calma — hanno detto —, qui ci muoviamo in condizioni difficili anche per l'omertà che regna nella zona». Barra è una frazione di Napoli. E' a Sud, dopo il porto; una zona vesuviana, di quelle in cui da un paio d'anni imperversa la nuova «mala» napoletana. «Dilettanti — dicono i carabinieri —, tutti giovanissimi, ma pericolosi». Già nei '74, proprio a Barra, era stata sgominata una banda che in pochi mesi aveva incassato centinaia di milioni di tangenti, rastrellati tra i ricchi commercianti della zona. Una storia di intimidazioni che ancora continua. Per chi non paga ci sono le lettere minatorie e qualche volta «bombe carta». Unu ora toccata anche a don Salvatore, qualche tempo fa, ma l'anziano pasticcere non s'era preoccupato. «Tutta invidia», aveva commentato, senza pagare neanche una lira. «Don Salvatore non è certo ricco», dice Antonio Ventimiglia, un nipote ragioniere che, in un certo senso, cura i rapporti-con la stampa. E continua: «Guardate, basta vedere com'è il "laboratorio"». In effetti la pasticceria, anche se chiusa, sembra malandata. All'insegna mancano almeno tre lettere, i muri sono in pessime condizioni. «Pensate — continua il giovane — che mio zio impasta ancora le zeppole e lo fa da quarant'anni». Insomma tutta questa ricchezza non ci sarebbe. Antonio Guida, il padre del bimbo rapito, è impiegato all'Italsider e guadagna 250 mila lire al mese. La villetta dove la giovane coppia abita, a San Sebastiano al Vesuvio, è modesta e comprata con il mutuo che la famiglia sta ancora pagando. «E' il popolino che sparla», continua il ragionier Ventimiglia, e non nasconde nella voce un certo risentimento verso quel quartiere dove poveri e benestanti sembrano divisi da un astio che qualche volta si traduce in aperto ricatto. Dopo il rapimento di Vincenzino, molti commercianti della zona hanno chiesto la protezione dei carabinieri e della polizia. Dicono di aver paura. Estorsioni e vendette sembrano dunque i due moventi di questo rapimento. «Chi ha sequestrato Vincenzino sapeva che il piccolo aveva un nonno con qualche soldo — fanno notare gli investigatori —, possono quindi essere malviventi locali». Ma altre ipotesi si accavallano. Si tratta di gente del «racket delle tangenti», esasperata dal ri fiuto a pagare opposto da don Salvatore, oppure i rapitori sono soltanto sprovveduti locali in cerca di facili guadagni? «Lasciateci trattare», pregano ora i parenti. E i legali della famiglia Guida aggiungono: «I familiari del bambino, nei limiti delle loro possibilità, sono disposti a fare ogni sacrificio necessario pur di riabbracciare al più presto il piccolo Vincenzo e uscire da quest'angoscia». Silvana Mazzocchi Napoli. Concetta GallozzaGuida, la madre del bimbo rapito (Tclefoto « Ansa »)

Luoghi citati: Napoli, San Sebastiano Al Vesuvio